La Commissione europea apre a un maggiore uso di pesticidi in agricoltura
Bruxelles – Passato in sordina nel calderone di provvedimenti annunciati ieri (16 dicembre) dalla Commissione europea – la marcia indietro sullo stop ai motori termici nel 2035 e il piano per la crisi abitativa su tutti -, il nono pacchetto ‘Omnibus’ di semplificazione normativa infligge un duro colpo alla legislazione europea in materia di pesticidi e di salute pubblica. Esperti e associazioni ambientaliste suonano l’allarme per la “pericolosa deregolamentazione” sull’utilizzo di sostanze nocive in agricoltura proposta da Bruxelles.
La Commissione europea l’ha definito un “pacchetto di misure volte a razionalizzare e semplificare la legislazione dell’UE in materia di sicurezza alimentare e dei mangimi”. E ha posto l’accento sul taglio dei costi: oltre un miliardo di euro in costi di conformità, oltre 428 milioni di euro all’anno di risparmi per le imprese dell’UE e 661 milioni all’anno per le amministrazioni nazionali. Per Valdis Dombrovskis, commissario UE per l’Economia, le proposte “eliminano le sovrapposizioni nei requisiti e nella rendicontazione, affrontano le incertezze giuridiche ed eliminano le procedure che avevano scarso valore aggiunto”.
Tra le misure chiave, figura l’accelerazione delle procedure di accesso al mercato dei biopesticidi: gli agricoltori “avranno a disposizione strumenti più numerosi e migliori per proteggere efficacemente le loro culture e i loro prodotti”, ha sottolineato il commissario per la Salute, Olivér Várhelyi. I punti più controversi riguardano però l’estensione a tempo indeterminato delle autorizzazioni di diversi prodotti fitosanitari e additivi per mangimi, e l’estensione dei periodi di tolleranza ad un massimo di tre anni per i pesticidi vietati.
Attualmente, quando l’EFSA – e poi la Commissione europea – danno il via libera a nuovi pesticidi, la prima autorizzazione scade dopo 10 anni e il suo rinnovo (dopo una nuova valutazione dei rischi) dopo 15 anni. Un funzionario dell’esecutivo UE ha ammesso che “in questo momento non è possibile dare un numero preciso” di quante sostanze beneficeranno delle estensioni, sottolineando però che “non è vero che la maggioranza sarà rinnovata a tempo indeterminato”.

Secondo quanto ricostruito da Pesticide Action Network Europe, la Commissione inizialmente stava pensando di estendere l’autorizzazione illimitata a circa il 90 per cento delle sostanze attive approvate, includendo anche sostanze tossiche sintetiche, come il glifosato cancerogeno e l’acetamiprid neurotossico. Salvo poi fare marcia indietro di fronte alle reazioni della comunità scientifica e delle organizzazioni della società civile. Nella proposta finale, la Commissione ha previsto una rivalutazione mirata per tutte le sostanze per le quali sono emerse incertezze o lacune nei dati dalla loro valutazione dei rischi, oltre alle sostanze approvate come “candidate alla sostituzione”.
“Pur accogliendo con favore questa decisione, è chiaro che non è sufficiente per garantire la protezione dai pesticidi nocivi. La proposta rimane fortemente influenzata dalle richieste dell’industria dei pesticidi”, ha commentato Martin Dermine, direttore esecutivo di PAN Europe.
Per quanto riguarda il periodo di tolleranza durante il quale i prodotti possono rimanere sul mercato anche se la loro autorizzazione viene revocata, la Commissione europea propone di raddoppiarlo. Sarebbe esteso a due anni per la distribuzione e la vendita dei prodotti pericolosi vietati, più un anno supplementare per l’utilizzo delle scorte esistenti. La ragione – spiega un funzionario – starebbe nel fatto che spesso, quando le sostanze e i prodotti vengono vietati e le autorizzazioni non rinnovate, “in alcuni Stati membri gli agricoltori non hanno alternative” immediate. E dunque, estendere il periodo di tolleranza consentirebbe agli Stati di individuare nuovi prodotti, senza dover concedere autorizzazioni di emergenza alla filiera.
C’è un altro punto controverso – e ambiguo – nella proposta. Il regolamento limiterebbe la possibilità degli Stati membri di utilizzare le più recenti prove scientifiche nella valutazione dei prodotti pesticidi. In sostanza, la Commissione sostiene che “gli Stati membri dovranno basarsi sull’ultima valutazione condotta a livello dell’UE”, escludendo gli studi non ancora avallati dalle agenzie comunitarie specializzate, l’EFSA e l’ECHA.
“La Commissione chiede alla società di accettare prima il danno e poi le prove; un approccio che contraddice sia la scienza che il principio di precauzione”, ha attaccato Angeliki Lysimachou, responsabile della sezione Scienza e Politica di PAN Europe. Per l’esecutivo UE invece, la semplificazione proposta “risponde alle ripetute richieste degli Stati membri e delle parti interessate di procedure più rapide e chiare in questi settori”.
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