Mediobanca, piano al 2028: ricavi +20 per cento, cresce di 4,9 miliardi la politica di remunerazione degli azionisti

Giugno 28, 2025 - 15:00
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Mediobanca, piano al 2028: ricavi +20 per cento, cresce di 4,9 miliardi la politica di remunerazione degli azionisti

In tre anni, Mediobanca stima una crescita dei ricavi del 20 per cento, arrivando a oltre 4,4 miliardi; un utile netto incrementato del 45,1 per cento a 1,9 miliardi ed eps a 2,4 miliardi. È quanto rileva l’aggiornamento al 2028 del piano “One brand – One culture”, presentato questa mattina dall’Amministratore delegato Alberto Nagel in call con gli analisti. Positiva anche la crescita della politica di remunerazione degli azionisti che in tre anni raggiungerà 4,9 miliardi, di cui 4,5 miliardi in dividendi e il resto con un buyback. Il pay-out è al cento per cento degli utili ordinari, interamente cash. Il piano aggiornato al 2028 conferma le linee di sviluppo strategico del gruppo, con un modello di private & investment banking “olistico e sinergico” tra i segmenti di attività e “ancorato ai valori di responsible banking”. Piazzetta Cuccia vuole consolidarsi come “banca di riferimento per imprese e imprenditori, partner per i propri dipendenti e clienti, investimento di valore per i propri azionisti”. Il segmento prevalente di sviluppo è il wealth management che nel prossimo triennio sarà in grado di generare circa 10-11 miliardi di raccolta netta media annua anche tramite cospicui investimenti in distribuzione (330 ingressi di forza vendita, prevalentemente nel segmento consulenti gìfinanziari), tecnologia e prodotti. Questo settore beneficerà dei “forti investimenti effettuati nel decennio precedente e dell’ampliamento di scala (cost/income in riduzione al 56 per cento, -10pp)” ha riferito Mediobanca, così da produrre una crescita nel triennio di utili (a circa 370 milioni, +17 per cento) e redditività (Rorwa dal 4 al 5,2 per cento). Di pari passo, cresce anche il corporate & investment banking, in maniera sinergica “in una “logica unica in Italia” di private & investment banking e il credito al consumo come segmento di diversificazione del rischio macro/controparte a elevata e sostenibile redditività, ha spiegato Mediobanca.

Per Nagel si tratta di un “entusiasmante percorso di crescita stand-alone, compiuto rimanendo ancorati alla ‘scuola di banca responsabile’ radicata nel dna della Banca” e verrà “ulteriormente potenziato dalla combinazione con Banca Generali, in grado di creare un leader Europeo nel wealth management per dimensioni, capacità di crescita e remunerazione degli azionisti, il cui closing è previsto per il prossimo mese di ottobre”. “L’estensione al 2028” di questo piano – ha evidenziato l’ad – dimostra come Mediobanca sia in grado di realizzare, pur in un contesto macroeconomico complesso, un’ulteriore solida crescita di ricavi, utili e redditività, puntando a conseguire i migliori rendimenti di settore, associati a un basso profilo di rischio e di execution nonché a un significativo aumento della remunerazione degli azionisti”. Durante la call, Nagel è tornato su Banca Generali definendola “una combinazione molto potente e un progetto di grande trasformazione per la banca” in quanto “si tratta di una massiccia riallocazione di capitale”. In caso di fusione con Banca Generali Mediobanca “potrebbe centrare ricavi pari cinque miliardi di euro nel 2028, rispetto ai 4,4 miliardi stimati nello scenario stand-alone”.

L’ad ha poi affermato di esser “focalizzati su Banca Generali” e “la quota di Generali è dedicata a questo progetto. Non vediamo alternative a questo progetto che si dovrebbe realizzare fra settembre e ottobre. Abbiamo in programma di disporre della quota in Generali a ottobre”, ha concluso, in merito all’Ops sulla controllata della compagnia triestina. D’altro canto, per Mediobanca l’Ops lanciata da Monte dei Paschi di Siena “per gli azionisti Mediobanca è priva di razionale industriale e finanziario ed è caratterizzata da evidenti elevati rischi di esecuzione”. I fattori di rischio sarebbero il profilo di “banca commerciale di medie dimensioni indifferenziata, a elevato assorbimento di capitale, altamente sensibile al contesto macroeconomico, senza rafforzamento in alcuno dei segmenti di attività di Mediobanca e rimanendo viceversa immutati i rischi insiti nel bilancio di Mps”. Inoltre, ci sarebbe la riduzione a doppia cifra dell’eps, per le limitate sinergie da funding, la presenza di cospicue dissinergie di ricavo e la sostanziale assenza di reali sinergie di costo” mentre è “prevedibile l’emergere di un cospicuo costo di retention legato ai promotori finanziari e ai private & investment bankers”. “Non c’è paragone tra la logica stand-alone e Mps, non c’è combinazione tra le due storie dal punto di vista industriale” ha chiosato Nagel davanti agli azionisti, evidenziando che dall’aggregazione con l’istituto di Siena ci sarà “un’importante perdita di fatturato”.

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