“Politico” è una lettura poetica di un mondo alla deriva

Un coperchio rosso di un cestino, pezzi di metallo trasportati sulla costa dalle onde, ma anche scivoli dimenticati e retine in plastica: tutto ciò che è dimenticato dall’uomo viene raccolto dal mare, e poi torna a riva. Politico è il titolo della mostra di Giuseppe Ripa che affronta il tema della sostenibilità e ribadisce il forte legame tra finanza, arte e mecenatismo. L’esposizione è realizzata con il supporto di Valori Asset Management e Loconte & Partners ed è esposta presso gli spazi dell’Associazione Italiana Private Banking di Milano (Aipb), in via Nicolao 10. Il titolo dell’esposizione richiama etimologicamente la polis, la dimensione condivisa del vivere, ed è proprio attraverso la fotografia che l’autore propone una riflessione su temi legati alla sostenibilità, alla responsabilità collettiva e al rispetto dell’ambiente. Giuseppe Rip invita a leggere nelle ferite del territorio la possibilità di un riscatto, dando una nuova vita a oggetti apparentemente dimenticati.
Il progetto comincia nel 2011, in un lungo attraversamento delle linee costiere italiane, percorse chilometro dopo chilometro lungo tratti marginali, lontani dai circuiti turistici. Le fotografie restituiscono a spettatrici e spettatori un paesaggio essenziale, in cui l’orizzonte naturale diventa un ampio spazio di riflessione. La costa è infatti il luogo in cui affiora ciò che è stato rimosso dalla memoria: resti, tracce, oggetti quotidiani e segni di un immaginario collettivo segnato da fallimenti, illusioni e attese tradite. Il lavoro di Ripa non è documentaristico: le immagini costruiscono un racconto visivo sospeso, che si muove su un piano quasi metafisico. Il paesaggio è attraversato da una tensione costante tra perdita, memoria di una funzionalità passata, e possibilità: tra ciò che è stato compromesso e ciò che può ancora essere immaginato, pur in una veste diversa. In questo equilibrio si inserisce l’idea di una relazione riconciliata tra uomo e natura, dove ogni oggetto restituito alla terraferma è un sintomo di un ecosistema fragile, il risultato di una crisi ambientale e culturale.

Politico è una ricerca fotografica che interroga il presente. «Tutto quello che il mare ha trasformato in qualcosa di installativo, che è stato vissuto come rifugio ma anche come anomalia di quello che la natura in sé può far accadere, quindi come le coste poi si sono trasformate nel mare, nei loro passaggi, nei loro viaggi – racconta Gianluca Marziani, curatore della mostra –. Non soltanto le migrazioni dei corpi e degli uomini, ma in questo caso la migrazione degli oggetti, di ciò che apparentemente è inanimato, ma che ha capacità contaminanti». Marziani spiega come lo sguardo fotografico di Ripa abbia una funzione quasi rigenerativa. «Che cosa fare delle materie del mondo, in un momento di cambiamento del nostro rapporto con la tecnologia e con il progresso? Quello che vedete è il frutto di una casuale ma ordinata struttura delle cose del mondo che Giuseppe riesce a cogliere con un occhio che ha una sapienza estetica, una capacità di inquadrare tutto questo , trasformando gli scarti trovati sulle coste degli oggetti esteticamente apprezzabili».
Per Ripa, Politico racconta dei rischi di deriva delle nostre società verso un futuro distopico, «dove l’ambiente è in pericolo, le libertà democratiche sono sotto pressione, dove la tecnologia può essere utilizzata in modo distorsivo e dove le diseguaglianze sono estreme. Per esprimere questi rischi di deriva ho utilizzato l’oggetto risemantizzandolo in chiave politica, sociale e ambientale». Spiega di aver ambientato questo lavoro sulle spiagge proprio per la loro marginalità geografica e per la capacità di questi ambienti di evocare situazioni di caos, conflitto, e cambiamento, intersecandosi a fenomeni legati alla crisi climatica e alle rotte migratorie. «La spiaggia serve a evocare questa escalation di drammaticità della nostra storia contemporanea, e in particolare nell’area del Mediterraneo».

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