Polonia. La vittoria di Nawrocki: un’ombra lunga su Tusk, Bruxelles e Zelensky

Giugno 2, 2025 - 22:30
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Polonia. La vittoria di Nawrocki: un’ombra lunga su Tusk, Bruxelles e Zelensky

di Giuseppe Gagliano

In una corsa presidenziale che ha tenuto la Polonia con il fiato sospeso, Karol Nawrocki, storico e nazionalista sostenuto dal partito Diritto e Giustizia (PiS), ha conquistato la presidenza con un margine risicato: 50,89% contro il 49,11% del rivale centrista Rafał Trzaskowski, sindaco di Varsavia e uomo di punta della Coalizione Civica di Donald Tusk. Un risultato che non è solo un terremoto politico interno, ma un segnale che riecheggia ben oltre i confini polacchi, toccando Bruxelles, Kiev e persino Washington. La vittoria di Nawrocki, benedetta dall’appoggio dell’amministrazione Trump, segna un ritorno in forza del populismo di destra in Europa orientale e mette in discussione l’agenda europeista di Tusk, mentre getta un’ombra sulle già complesse relazioni con l’Ucraina di Volodymyr Zelensky.
Per Donald Tusk, premier di una coalizione fragile che dal 2023 cerca di smantellare l’eredità autoritaria di otto anni di governo PiS, la vittoria di Nawrocki è una pugnalata. Il ruolo del presidente polacco, pur prevalentemente cerimoniale, ha un’arma potente: il veto legislativo, superabile solo con una maggioranza del 60% in parlamento, che Tusk non ha. Già con il predecessore Andrzej Duda, alleato di PiS, il governo ha faticato a portare avanti riforme su temi come l’indipendenza giudiziaria, l’accesso all’aborto e i diritti delle persone gay e transessuali. Con Nawrocki, figura fresca e determinata, il rischio è che questa paralisi si intensifichi. “Non permetteremo che il potere di Tusk sia completo,” ha dichiarato Nawrocki durante la campagna, dipingendo l’elezione come un referendum contro il governo. E i numeri gli hanno dato ragione, mostrando una Polonia spaccata tra città progressiste e province conservatrici, tra europeismo e sovranismo.
Il risultato è anche una boccata d’ossigeno per PiS, che dopo la sconfitta parlamentare del 2023 ritrova slancio. La vittoria di Nawrocki potrebbe galvanizzare l’opposizione, con figure di spicco come Przemysław Czarnek che già parlano di smantellare la coalizione di Tusk, magari attirando parlamentari centristi delusi. Se il governo non troverà un modo per convivere con un presidente ostile, il rischio di elezioni anticipate prima del 2027 non è da escludere. Per Tusk, che si è imposto come leader di peso nell’Ue, il colpo è doppio: non solo la sua agenda interna è a rischio, ma la sua capacità di presentarsi come guida di una Polonia europeista si indebolisce.
Il successo di Nawrocki ha un impatto diretto anche sui rapporti con Kiev, in un momento in cui la Polonia resta un pilastro del sostegno europeo all’Ucraina contro l’invasione russa. A differenza di altri leader euroscettici come Viktor Orban o Robert Fico, Nawrocki non mette in discussione gli aiuti militari a Kiev, ma il suo approccio è condizionato da un passato che continua a pesare. Come storico e direttore dell’Istituto della Memoria Nazionale, Nawrocki ha più volte insistito sulla necessità che l’Ucraina affronti il capitolo doloroso dei massacri di Volinia (1943-1945), quando l’Esercito Insurrezionale Ucraino (Upa) fu responsabile della morte di circa 100mila polacchi. Per Nawrocki, senza un chiarimento su questo “genocidio”, termine che Kiev rifiuta, preferendo parlare di un conflitto bilaterale, l’adesione dell’Ucraina a Ue e Nato resta fuori discussione.
Questo approccio ha già generato attriti con Zelensky. Durante una visita in Polonia a gennaio 2025 il presidente ucraino ha risposto duramente a Nawrocki, sottolineando che negare a Kiev l’ingresso nella Nato equivale a lasciare l’Ucraina sola contro la Russia, con rischi anche per la sicurezza polacca. “Se l’Ucraina non è parte dell’equazione, la Russia potrebbe trovarsi al confine con la Polonia”, ha avvertito Zelensky, in un monito che suonava come un’accusa di miopia strategica. Nawrocki dal canto suo ha criticato Zelensky per una presunta “mancanza di gratitudine” verso il sostegno polacco, un tema che ha colpito una corda sensibile tra gli elettori, soprattutto nelle aree rurali dove l’accoglienza di quasi un milione di rifugiati ucraini ha generato tensioni sociali.
La vittoria di Nawrocki non è solo una questione polacca: è un tassello nel mosaico di un’Europa sempre più polarizzata. La sua campagna, segnata da toni anti-Ue e da un viaggio a Washington per ricevere l’endorsement di Donald Trump, segnala un’affinità con il populismo transatlantico. Nawrocki si oppone alle politiche climatiche dell’Ue, critica l’immigrazione e difende valori cattolici tradizionali, posizionandosi come alleato naturale di leader come Orban e Fico. Per Bruxelles, che sotto Tusk aveva ritrovato in Varsavia un partner affidabile dopo anni di scontri, questo è un passo indietro. La Polonia rischia di tornare a essere una spina nel fianco dell’Ue, con un presidente che potrebbe usare il suo veto per ostacolare non solo le riforme interne, ma anche l’agenda europea su temi come clima e migrazioni.
Nel frattempo il sostegno di Trump a Nawrocki, culminato in un incontro lampo alla Casa Bianca, sottolinea un altro aspetto: la Polonia di Nawrocki guarda più a Washington che a Bruxelles per il suo futuro geopolitico. Questo potrebbe rafforzare l’asse con gli Stati Uniti in un momento in cui l’Europa cerca di definire una propria autonomia strategica, ma rischia anche di complicare i rapporti con partner come Germania e Francia, che Tusk aveva cercato di riavvicinare.
La vittoria di Nawrocki, per quanto risicata, rivela una nazione profondamente divisa, dove il richiamo al sovranismo e ai valori tradizionali ha ancora un peso significativo. Per Tusk, è una sveglia: la sua coalizione deve trovare un modo per riconquistare la fiducia degli elettori, soprattutto tra i giovani, che in parte hanno voltato le spalle ai due grandi blocchi (PiS e Coalizione Civica) per sostenere forze più radicali, come la Confederazione di estrema destra. Per Zelensky, la sfida è mantenere la Polonia come alleato chiave senza cedere sul terreno della memoria storica, un equilibrio delicatissimo. E per l’Europa, Nawrocki rappresenta un promemoria: il populismo non è morto, e la battaglia per il cuore del continente è lungi dall’essere vinta.

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