Puglia, Campania e Veneto votano ancora, ma l’affluenza bassa è l’unico segnale politico

Le urne sono ancora aperte in Puglia, Campania e Veneto – si vota fino alle 15 di oggi – ma il primo dato politico di queste elezioni regionali è già scritto: l’affluenza resta bassa, ben al di sotto delle precedenti consultazioni. Alle 23 di ieri aveva votato poco più del trentuno per cento degli aventi diritto, con differenze minime tra le tre regioni. Intorno al 33,8 per cento in Veneto, circa il trentadue per cento in Campania e poco meno del trenta per cento in Puglia. Un segnale evidente di stanchezza e distacco, in parte legato anche a una competizione percepita come prevedibile.
In totale sono più di tredici milioni gli elettori chiamati a scegliere il nuovo presidente e rinnovare il consiglio regionale. Ma queste non sono semplici elezioni locali. Il voto di ieri e di oggi chiude una stagione politica nelle tre regioni. Con il voto di queste ore si conclude la lunga stagione di Luca Zaia in Veneto, di Vincenzo De Luca in Campania e di Michele Emiliano in Puglia: tre governatori che hanno dominato la scena regionale per oltre un decennio, ciascuno a modo proprio, e che, pur uscendo dai palazzi, sembrano tutt’altro che pronti a scomparire dalla politica.
In Veneto, il centrodestra è largamente favorito con Alberto Stefani, deputato e vicesegretario della Lega, scelto dopo una trattativa complessa tra alleati per raccogliere il testimone da Zaia, non più candidabile. Il presidente uscente, però, resta una figura ingombrante: è capolista in tutte le circoscrizioni e la sua performance in termini di preferenze sarà letta come un messaggio interno alla Lega e, più in generale, al governo nazionale. Il centrosinistra risponde con Giovanni Manildo, ex sindaco di Treviso, sostenuto da una coalizione ampia, ma indietro nei pronostici.
In Campania si gioca la partita più osservata anche a livello nazionale. Il Partito democratico e il Movimento 5 stelle hanno scelto Roberto Fico come candidato alla presidenza, mentre il centrodestra punta su Edmondo Cirielli, sottosegretario agli Esteri ed esponente di Fratelli d’Italia. La candidatura di Fico è stata il frutto di un compromesso complesso con Vincenzo De Luca, che avrebbe voluto continuare o quantomeno indicare un suo successore diretto. I rapporti restano freddi e la sfida campana è diventata, di fatto, un test sulla tenuta dell’alleanza del campo largo: una vittoria larga rafforzerebbe l’intesa, un risultato risicato ne mostrerebbe tutte le crepe.
In Puglia, infine, il favorito è Antonio Decaro, europarlamentare del Pd ed ex sindaco di Bari, chiamato a raccogliere la pesante eredità politica di Michele Emiliano, che ha dovuto rinunciare alla candidatura su esplicita richiesta del suo stesso successore. Il centrodestra schiera Luigi Lobuono, mentre completano il quadro Sabino Mangano e Ada Donno. La popolarità personale di Decaro rende l’esito meno incerto, ma anche qui l’affluenza rischia di ridimensionare il peso politico del risultato.
In attesa dei risultati, il dato più evidente resta dunque quello di una partecipazione ridotta, che accompagna anche questo ultimo turno di regionali prima delle grandi sfide nazionali, esattamente come aveva pesato in Toscana, nelle Marche, in Calabria e in Valle d’Aosta. Un segnale che pesa quanto, se non più, delle percentuali che arriveranno dalle urne.
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