Riforma sanità, caos in consiglio regionale: i lavoratori chiedono un incontro ma la legge viene approvata

Genova. Caos totale in consiglio regionale, dove si votava la riforma della sanità varata dalla giunta Bucci. Una delegazione dei sindacati, dopo il presidio contro il provvedimento lanciato da Cgil, Cisl e Uil, è entrata in aula e ha chiesto a gran voce di sospendere la seduta per un’audizione coi capigruppo. Il presidente Stefano Balleari ha detto no più volte e ha deciso di andare avanti coi lavori. Così è scoppiata la bagarre. “Vergogna, vergogna”, i cori partiti dagli spalti, dove si sono viste bandiere della Cgil ma anche qualche simbolo della Uil. Alle 12.30, con larghissimo anticipo rispetto alle previsioni, la legge è stata approvata.
I consiglieri dell’opposizione, fallito il tentativo di ottenere lo stop della seduta (che era già stato messo ai voti e bocciato a maggioranza), sono scesi dai banchi per protesta e hanno raggiunto i lavoratori. Non sono mancati momenti di tensione tra il vicepresidente del Consiglio Roberto Arboscello e alcuni componenti della giunta con accuse incrociate di fascismo e violenza. Poi, nonostante le urla di protesta e i banchi della minoranza rimasti quasi vuoti, è andata avanti la votazione degli emendamenti e dei singoli articoli. “Siamo gli eroi del Covid, quelli che vi salvano la vita”, “Vedrete come vi voteranno la prossima volta”, “Siete indecenti”, alcuni interventi dei lavoratori.
“Non vediamo alcuna ragione per proseguire la nostra presenza in quest’aula“, ha annunciato infine Andrea Orlando (Pd) prima che tutta la minoranza uscisse definitivamente. In questo modo le votazioni sono giunte a termine in pochi minuti, permettendo a Bucci di portare a casa il provvedimento con meno fatica del previsto.
Eppure poco prima si era registrato un momento che sembrava potesse essere distensivo: tra bandiere e fumogeni, un po’ a sorpresa, era comparso anche il governatore Bucci che ha improvvisato un incontro coi segretari generali liguri Maurizio Calà, Luca Maestripieri e Riccardo Serri.
“Siamo stati scavalcati“, è l’accusa comune sollevata dai sindacati, che oggi chiedevano di sospendere l’iter consiliare della riforma. “Il confronto doveva avvenire ai tavoli, prima dell’approvazione della riforma e non successivamente“, sottolineano. Per la verità le riunioni in Regione ci sono state, ma sul testo di legge l’amministrazione regionale non ha lasciato margini di manovra.
“Quella che facciamo adesso è la riforma amministrativa che ci consente di unificare – ha risposto Bucci dopo aver parlato coi sindacalisti in presidio -. Avremo tutto il tempo per definire il contratto integrativo e il piano sociosanitario, dove si va a vedere chi fa cosa, come e quando in qualunque punto del territorio. Questo verrà fatto tra marzo e inizio aprile, quindi abbiamo quattro mesi per lavorare su tutte queste cose, su tutti i dettagli che dite voi”.
Sulla compressione dei tempi il governatore si è giustificato: “L’entrata in vigore il 1° gennaio è dovuta al fatto che, se noi avessimo scelto una data successiva nel 2026, saremmo stati obbligati a fare nove bilanci più due definitivi. In questo caso ne facciamo soltanto due, che è un vantaggio enorme dal punto di vista dei costi e dal punto di vista amministrativo, perché partendo con l’anno intero possiamo fare soltanto due bilanci“.
Le critiche dei sindacati
“Una riforma che poteva essere veramente un cambio di passo rischia di restare solamente un cambio di titolo – spiega Luca Maestripieri, segretario generale della Cisl Liguria .- Non si può affrontare forzando norme, procedure, tempi. Bisognava partire proprio dal confronto con chi la sanità la fa vivere giorno dopo giorno, affrontando problemi enormi. Purtroppo è stata un’occasione persa, non c’è stato alcun confronto se non su qualche titolo generale generico. Penso davvero che occorra riavvolgere il nastro, ricominciare dall’inizio, fermare le macchine e ascoltare le persone che lavorano. Se l’idea è che accorpando tutto, aziende, ospedali, si possa spostare il personale da Ponente a Levante, viceversa per coprire i buchi, quest’idea non sta né in cielo né in terra perché non farebbe altro che aggravare ancora di più le condizioni dei dipendenti”.
“Riforma è una parola grossa, questa è una controriforma – prosegue Maurizio Calà, segretario generale della Cgil Liguria – Le riforme intervengono per sanare problemi che hanno le persone che usufruiscono di quel servizio. Qui parliamo di pazienti e operatori. Questa cosiddetta riforma non entra nel meccanismo della sanità, nel senso che non migliora la condizione di sanità sul territorio, anzi accorpa tutto su un’unica centrale a Genova e dall’altra parte non migliora la condizione degli operatori. Gli operatori hanno bisogno di nuovo personale, hanno bisogno di strutture diagnostiche, hanno bisogno di avere stipendi normali. Sono stati firmati contratti della sanità terribili, abbiamo il 6% d’aumento piuttosto che il 18% che gli toccava”.
“Noi non diciamo no a una riforma, anche perché la precedente norma è veramente datata, ma c’è una questione di metodo – prosegue Riccardo Serri, segretario generale della Uil Liguria -. Se tu mi chiami una volta sola, mi dai delle slide che hai già pubblicato sul giornale e poi porti tutto alla discussione in consiglio e la chiudi lì, non sta né in cielo né in terra. Cosa succede il 1° gennaio? C’è molta paura, non lo capiamo, ma ci sono anche delle normative di legge che obbligheranno a dire come si trasferiscono i dipendenti. Ieri l’abbiamo fatto presente. Per quanto riguarda pensionati e cittadini, non capiamo quali benefici possa portare la legge. Noi vorremmo almeno un anno di discussione, con un anno crediamo che si potrebbe tirare fuori qualcosa di buono”.
Bucci: “Bastava rispettare il regolamento. Gli incontri coi sindacati? Sono stati tantissimi”
“Mi ero preparato un bel discorso, mi dispiace perché poteva essere un’opportunità per ringraziare tutti – commenta a caldo il presidente Marco Bucci -. Il presidente Balleari mi ha detto chiaro e tondo che non si interrompe il Consiglio per incontrare qualunque tipo di rappresentanza, ma si fa alla fine. Non hanno accettato la proposta di fare l’incontro alla fine ed è cominciata questa cosa che non saprei nemmeno come definire. Bastava rispettare il regolamento, come lo rispetto io. Mi dispiace che la minoranza non abbia contribuito a sistemare la situazione e comunque, per le prossime volte, mi auguro che non succeda più. Certamente mi sono stupito di me stesso, di quanto sono rimasto calmo e seduto. D’altra parte gli incontri con le componenti sindacali sono stati tantissimi, anche nei capoluoghi di provincia, quindi nessuno può dire che non li abbiamo incontrati”.
Incassata l’approvazione del Consiglio regionale, il lavoro sulla riforma non è finito. Manca anzitutto la convenzione con l’ospedale Galliera che dovrà rientrare nella nuova Azienda ospedaliera metropolitana. “Poi ci sono altri punti importanti, lavoreremo coi sindacati per fare il contratto integrativo unico per tutta la regione – conferma Bucci – Questo sarà un enorme passo avanti perché prevede anche aumenti contrattuali. In un mese, un mese e mezzo dovremmo riuscire a farlo. Dopodiché dovremo fare tutte le nomine, queste verranno fatte nei prossimi giorni. E tutta la parte economico-finanziaria per fare in modo che ogni area abbia la consistenza per iniziare a spendere dal 1° gennaio. Le cose vanno avanti, io sono molto contento e fiducioso”.
Le reazioni dell’opposizione
“La volontà di non ascoltare dei lavoratori e i loro rappresentanti che semplicemente chiedevano un ulteriore momento di riflessione è esattamente la spia dello spirito di questa riforma, una riforma fatta esclusivamente per le burocrazie, per il ministero dell’Economia e delle Finanze, per la sanità privata – accusa Andrea Orlando, consigliere Pd ed ex candidato presidente che parla a nome di tutta la minoranza -. Questa riforma non darà nessun beneficio ai cittadini, sacrificherà i territori più marginali, umilierà il ruolo dei sindaci, non costruirà una sanità territoriali, non darà un euro in più per investire sulla ricerca, sul lavoro, sulla produttività dei servizi. Oggi, con un atto che può sembrare marginale, ma non lo è, si è detto con una forza enorme, molto più grande di tutti i discorsi che potevano fare, che cosa vogliono fare: una riforma sopra la testa, a prescindere dall’interesse di cittadini e lavoratori. Noi non vogliamo confonderci minimamente con questo atto. Abbiamo cercato di dare il nostro contributo per limitare i danni, ma dobbiamo prendere atto che i danni non possono essere limitati. Nelle prossime settimane spiegheremo le nostre proposte, la strada che avremmo dovuto percorrere e che percorreremo in futuro, perché questa riforma non andrà lontano, perché una riforma fatta contro i lavoratori e contro i malati è una riforma destinata al fallimento”.
“Oggi abbiamo assistito a una delle pagine più brutte del consiglio regionale. Bastava sospendere il consiglio per un quarto d’ora e audire i sindacati con i capigruppo per dare un segno di apertura e ascolto. Invece questa destra con un gesto arbitrario e antidemocratico ha deciso di continuare la seduta del consiglio rifiutando ogni richiesta di dialogo arrivata dai sindacati. Siamo profondamente indignati da questo atteggiamento che ha confermato quello he era chiaro fin dall’inizio: questa destra voleva approvare questa riforma in fretta e furia senza contraddittorio e senza alcuna modifica. L’obiettivo era svolgere il compitino chiesto da Ministero e così hanno fatto, votando da soli in aula la riforma e bocciando gli emendamenti presentati dalle opposizioni. Oggi si sono votati al loro riforma sanitaria senza le opposizioni, perché noi siamo con i lavoratori e i cittadini liguri per una sanità pubblica accessibile a tutti” sottolinea il capogruppo Pd Armando Sanna.
“Il percorso dello sfascia-sanità è iniziato male ed è finito peggio. Prima si è scritta una legge fondamentale senza ascoltare i territori, i lavoratori, gli utenti e i comitati, poi si è votato senza accettare il minimo confronto con gli operatori della sanità che hanno manifestato durante il consiglio regionale. Bucci è andato avanti come uno schiacciasassi: era giusto e doveroso che ascoltasse le preoccupazioni e i suggerimenti dei sindacati. Questa legge avrà una portata enorme su tutta la sanità ligure, sui pazienti e sui lavoratori. Per migliorare davvero la qualità del servizio, bisognava tenere conto delle esigenze dei cittadini, dei loro bisogni e della loro necessità di cura. Tutti aspetti ignorati da Bucci e dalla sua maggioranza, che si sono mostrati sordi davanti al grido di dolore dei liguri davanti al disastro sanitario”, dichiarano Selena Candia, capogruppo regionale di Avs, e Jan Casella, consigliere regionale.
“La situazione questa mattina era diventata insostenibile. In queste settimane – aggiunge il capogruppo della Lista Orlando Presidente Gianni Pastorino – abbiamo provato in tutti i modi a portare contributi seri, ma di fronte a un atteggiamento della maggioranza che oggi ha scelto di non ascoltare nemmeno la presenza dei lavoratori, siamo arrivati al punto di rottura. Per questo, come opposizione, abbiamo abbandonato l’aula. Avevamo detto fin dall’inizio che questa riforma non nasceva da un vero confronto. E oggi ne abbiamo avuto la prova definitiva. Ora come sostenuto da Andrea Orlando torneremo nei posti di lavoro, torneremo nei territori, faremo assemblee per spiegare cosa c’è davvero dentro questa legge, le sue contraddizioni e i danni che può produrre. Perché così com’è, questa riforma rappresenta un regalo alla sanità privata e una penalizzazione pesantissima per la sanità pubblica. In 65 giorni si pretende di cancellare cinque ASL e costruirne una sola, senza il coinvolgimento delle parti sociali, degli ordini professionali, dei sindaci. In un Paese normale prima si fanno i tavoli tecnici e poi, nel tempo, si mettono a regime le riforme. Qui invece si parte il 2 gennaio senza nemmeno l’uniformità dei sistemi informatici”.
“Denunciamo la miopia del centrodestra e del presidente del Consiglio regionale – dichiara il capogruppo del Movimento 5 Stelle Stefano Giordano – che ha rifiutato di ascoltare in audizione le lavoratrici e i lavoratori della sanità, i primi a essere pesantemente colpiti dalla riforma Bucci. Siamo davanti a una pagina tra le più buie di questa legislatura – forse di tutte le legislature liguri. È inaccettabile che il centrodestra si permetta di bollare come “fascista” chi, in modo pienamente democratico, ha cercato di dare voce a chi ogni giorno manda avanti la sanità pubblica. Ascoltare, aprire un confronto, raccogliere le testimonianze di operatori, ordini professionali, parti sociali e cittadini non è un atto eversivo: è alta democrazia. E invece oggi abbiamo visto l’esatto contrario. Il presidente del Consiglio regionale avrebbe dovuto garantire un percorso trasparente e partecipato. Non lo ha fatto. Si è comportato da sottoposto di Bucci e ha trasformato il confronto in un muro contro muro, mettendo in moto una brutta pagina politica, sostituendo il dialogo con l’arroganza. E tutto questo mentre fuori da quest’aula ci sono le vere voci che andavano ascoltate: i cittadini che restano per 8-10 giorni nelle aree di emergenza prima di essere ricoverati; i pazienti e gli operatori sanitari che ogni giorno rischiano la vita perché mancano condizioni minime di sicurezza nei Pronto soccorso; le persone che prenotano una visita dermatologica e trovano come primo appuntamento disponibile nell’estate del 2027. Questa è la realtà della sanità ligure, questa è la sofferenza sulla quale si dovrebbe intervenire”.
Le reazioni della maggioranza
“Accolte tutte le proposte della Lega e approvata dal consiglio regionale la nuova riforma della sanità, che ha come scopo la presa in carico delle necessità sanitarie e sociali dei liguri, snellendo la burocrazia e rafforzando il presidio territoriale – commentano i consiglieri Sara Foscolo, Alessio Piana e Armando Biasi -.Un impiego ancora più corretto delle risorse umane ed economiche, che punta a risolvere i problemi strutturali del settore come la carenza di operatori sanitari, le liste d’attesa e la disomogeneità degli strumenti informatici. Siamo quindi soddisfatti per questo fondamentale risultato, ormai non rinviabile, che porta nella direzione di garantire concretamente la migliore risposta possibile alle esigenze sanitarie e sociali dei cittadini. La riforma non può prescindere da un efficientamento strutturale, che serve per dare valide risposte alle necessità comuni e ai bisogni dei nostri territori. Inoltre, questa riforma garantisce una tempestiva e costante presa in carico degli anziani e/o affetti da malattie croniche, mira a bloccare l’emorragia della mobilità passiva e a invertire la tendenza con una possibile crescita economica. Infatti, la strategia maggiormente performante anche sulle patologie di minore complessità impedirà le fughe sanitarie e attirerà, inoltre, pazienti da fuori regione. In più, i convenzionamenti, strettamente correlati al ruolo dei privati, si adatteranno meglio alle sopraggiunte esigenze dei territori. La riforma, poi, riserva una particolare attenzione ai medici di base, che riceveranno ogni genere di supporto, a partire dallo sgravio della burocrazia superflua, e al Terzo settore, visto come un valido alleato che possa fungere da sentinella delle necessità da intercettare sui territori. Infine, grazie al contributo della Lega, è stato rafforzato il sostegno al territorio per garantire servizi più efficaci e di qualità a tutti i pazienti liguri, prevedendo anche la realizzazione di foresterie per gli operatori sanitari e l’equiparazione delle quote capitarie”.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




