Robot umanoidi, una sfida etica e produttiva: la visione di Oversonic
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Robot umanoidi, una sfida etica e produttiva: la visione di Oversonic
L’evoluzione dei robot umanoidi segna un passaggio fondamentale nell’integrazione tra intelligenza artificiale e attività umane. Dalle linee di produzione alla sanità, queste macchine collaborative ridefiniscono il ruolo dell’uomo, spostando l’accento dalla sostituzione alla cooperazione, tra efficienza operativa, sicurezza e nuovi interrogativi etici

La robotica cognitiva rappresenta oggi uno dei punti più avanzati dell’interazione tra intelligenza artificiale e manifattura. L’obiettivo non è più imitare l’uomo, ma creare macchine capaci di condividere gli spazi operativi con lui, interagendo attraverso linguaggi naturali e gestendo attività complesse in modo autonomo ma controllato. È la direzione tracciata da Paolo Denti, CEO e fondatore di Oversonic, nel suo intervento all’AI Operations Forum 2025 di Milano, dove ha illustrato come la robotica collaborativa stia trasformando processi industriali e modelli di assistenza sanitaria.
Dal laboratorio al prodotto: la nascita della robotica cognitiva
Oversonic nasce nel 2019 con una sfida precisa: portare i robot fuori dai centri di ricerca e dentro la produzione reale. Denti, insieme al cofondatore Fabio Puglia, si chiese se le tecnologie già disponibili – dalla guida autonoma alla computer vision – fossero mature per trasformare la sperimentazione in un prodotto concreto. La risposta arrivò poco dopo, nel pieno della pandemia, quando l’azienda iniziò a progettare macchine capaci di svolgere triage ospedalieri o supportare operatori in ambienti a rischio.
«Il nostro obiettivo non era creare robot che servono il caffè o puliscono casa», ha spiegato Denti. «Volevamo ridurre il rischio fisico e mentale delle persone nei contesti di lavoro più esposti». Da qui la scelta di sviluppare una piattaforma cognitiva che integra movimento, visione, gestione dei comandi vocali e controllo delle missioni operative.
Secondo Denti, l’intelligenza artificiale non sostituisce l’automazione tradizionale ma la estende: «L’AI permette a queste macchine di acquisire cognitività, di contestualizzarsi e dialogare con ciò che le circonda». La differenza sostanziale è la capacità dei robot di reagire a stimoli variabili, senza dipendere da un set di istruzioni statiche, mantenendo però un approccio deterministico nelle azioni operative.
Collaborazione, non imitazione
La forma antropomorfa dei robot umanoidi di Oversonic non risponde a un intento estetico, ma funzionale. Come sottolinea Denti, «tutto ciò che abbiamo costruito attorno a noi è a misura d’uomo», e quindi anche le macchine devono poter condividere spazi e movimenti senza essere invasive. L’aspetto umanoide facilita la relazione visiva e l’immediatezza dell’interazione: il volto, pur meccanico, favorisce l’empatia in contesti sanitari e professionali.
Il sistema visivo serve anche a riconoscere l’operatore attraverso la profilazione dell’utente, elemento che aumenta i livelli di sicurezza nelle operazioni industriali. Solo chi è autorizzato può impartire comandi o avviare missioni. L’AI vocale, invece, consente di gestire la macchina anche senza interfacce fisiche, semplificando la comunicazione uomo-macchina e rendendo la tecnologia accessibile anche a personale non tecnico.
Sicurezza e certificazioni: la base dell’affidabilità
Uno dei punti centrali dell’intervento riguarda l’assenza di norme specifiche per i robot bipedi. Oversonic ha affrontato la questione partendo dalle certificazioni di sicurezza già esistenti per i veicoli mobili autonomi, adattandole al proprio modello. «Non esistono certificazioni per i bipedi», ha ricordato Denti, «per questo abbiamo scelto ruote e sistemi di frenata che garantissero otto ore di autonomia e piena sicurezza operativa».
Il tema della certificazione come Dispositivo Medicale, già ottenuta in Classe 1 e in fase di avanzamento alla Classe 2A, segna un passaggio decisivo verso l’integrazione della robotica cognitiva anche nei contesti ospedalieri. La sicurezza non è solo fisica: «Queste macchine raccolgono dati, video, audio. Serve una regolamentazione chiara sulla sicurezza dei dati, perché non è sostenibile che ogni cinque minuti inviino informazioni a una casa madre», ha osservato Denti, riferendosi alla necessità di norme europee che definiscano l’etica del trattamento dati nella robotica.
Robotica sanitaria: un alleato per operatori e pazienti
Il settore sanitario è quello che più risente della carenza di personale. Denti cita un dato emblematico: oggi in Italia gli utenti delle RSA sono circa 4,2 milioni, e diventeranno 8,5 milioni nei prossimi 25 anni, mentre gli operatori diminuiscono del 10% ogni anno. In questo scenario, le macchine di Oversonic vengono impiegate per affiancare infermieri e fisioterapisti in attività ripetitive o fisicamente gravose, lasciando agli operatori la possibilità di concentrarsi sulla relazione e la cura.
Le sperimentazioni in corso riguardano pazienti con ictus, Parkinson e Alzheimer. Denti ha evidenziato un effetto collaterale positivo e inatteso: «L’accoglienza è molto buona perché la macchina elimina la componente della vergogna. Con il robot non c’è giudizio, e il paziente si sente più libero». Questo elemento apre a nuove prospettive sul valore relazionale della robotica, non solo come supporto tecnico ma come strumento di inclusione e dignità per il paziente fragile.
Europa e il modello etico della robotica
Nel confronto internazionale, Oversonic rappresenta una realtà europea che compete con colossi americani e asiatici. Denti racconta di essere stato invitato a Seul e a Londra per discutere del ruolo dell’Europa nella robotica umanoide: «Stati Uniti e Cina corrono veloci, ma l’Europa può distinguersi creando un vero ecosistema etico».
Il punto è proprio qui: costruire un modello europeo che non rincorra le logiche di potenza, ma investa in macchine consapevoli e regolamentate, capaci di operare in ambienti sensibili senza compromettere la privacy o la sicurezza dei dati.
Denti ha ricordato anche la necessità di visibilità per l’Italia, spesso assente dai tavoli internazionali: «A Londra ho dovuto sventolare la bandiera italiana perché in tutto il dibattito sulla sovranità tecnologica europea il nostro Paese non era stato nominato neanche una volta».
Il ruolo del controllo umano
Una delle distinzioni più nette rispetto ad altri modelli di intelligenza artificiale riguarda il principio del Human in the Loop. «La macchina serve all’uomo, e lo chiama nel momento in cui si presenta un imprevisto», ha precisato Denti.
L’autonomia decisionale è dunque circoscritta: la macchina può reagire a imprevisti solo se questi sono stati mappati in precedenza. Si tratta di una visione fortemente orientata al controllo e alla sicurezza, che allontana lo scenario fantascientifico dei robot indipendenti e incontrollabili.
In ambito industriale, la collaborazione resta la chiave: i robot operano insieme agli operatori, non in loro sostituzione, e sono progettati per rispettare i limiti di velocità, temperatura e ambiente imposti dalle normative. Il modello di Oversonic dimostra che la coabitazione produttiva tra uomo e macchina è possibile, purché sia regolata e verificabile.
Verso una robotica sostenibile e consapevole
Il contributo di Paolo Denti evidenzia come la sfida dei robot umanoidi non sia solo tecnica, ma anche culturale. Richiede la definizione di regole condivise, di standard di sicurezza e di modelli etici che tengano conto dell’impatto sull’uomo e sull’organizzazione del lavoro.
La robotica cognitiva, nella visione di Oversonic, diventa così uno strumento per migliorare la qualità della vita lavorativa, ridurre i rischi e garantire continuità produttiva in un mondo che cambia.
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