Roma ignora l’Sos, i libici sparano per ore su 140 naufraghi

Un quindicenne egiziano in fin di vita, una persona con una ferita fresca di arma da fuoco alla gamba, un’altra con mascella disintegrata forse da un razzo sparato ad altezza uomo. Erano in 140 inermi su un motopesca e sono stati attaccati l’altroieri in mare aperto da miliziani libici a 100 miglia a sud est di Malta. Le autorità italiane e maltesi sono state avvisate da Alarmphone, la piattaforma che raccoglie gli Sos dalle imbarcazioni di naufraghi.
Alarmphome ha avvisato Roma e Malta che contro i naufraghi disarmati i miliziani libici stavano sparando e per 12 ore l’allarme è stato ignorato. È gravissimo che un allarme del genere venga ignorato, eppure il Centro di comando delle capitanerie di porto lo fa, l’ha fatto anche recentemente quando ad essere oggetto di venti minuti di spari da parte dei libici che miravano ad uccidere è stata la nave di soccorso Ocean Viking della Sos Mediterranée che aveva appena portato a bordo dei naufraghi. Anche l’altroieri, in quelle lunghe ore in cui a Roma il Centro di comando delle capitanerie di porto è rimasto colpevolmente immobile senza ordinare un soccorso – disattendendo il suo dovere di coordinare i salvataggi di naufraghi in pericolo per di più oggetto di un attacco armato – il tiro al bersaglio è continuato.
Lasciati liberi di agire i miliziani libici hanno sparato contro i migranti quanto hanno voluto e poi hanno più volte speronato la loro imbarcazione tentando di farla capovolgere. In zona c’era l’aereo Eagle 3 di Frontex, rivela la preziosa opera di monitoraggio di quanto accade nel Mediterraneo che ha fatto anche stavolta, come ogni giorno, Sergio Scandura di Radio Radicale che ha chiesto a Frontex delle immagini riprese dall’aereo: gli sono state negate. Alla fine, con un ritardo di molte ore, sono intervenute una motovedetta dalla Guardia di Finanza e una della Guardia costiera: sono arrivate quando il barcone era a 40 miglia da Pozzallo. È sempre Scandura a confermare che tra gli sbarcati ci sono 33 minori non accompagnati e altri 5 minorenni.
Qualcuno vuol chiedere conto alle autorità italiane della loro inerzia? Perché il Centro di comando delle capitanerie di porto di Roma non si è mosso subito dopo che Alarmphone gli ha segnalato l’emergenza? Perché accade ormai quasi sempre che la (un tempo gloriosa) Guardia costiera, pur di non dispiacere al Viminale e a Palazzo Chigi, aspetta che i naufraghi arrivino nelle acque di competenza italiana, se non addirittura dentro le acque territoriali italiane, per intervenire? È anche per questa ragione che ci sono sempre più spesso morti nelle imbarcazioni soccorse. I salvataggi in mare per essere efficace devono essere tempestivi, immediati. Attendere che i naufraghi arrivino in qualche modo da soli nelle acque italiane vuol dire condannare molte persone a morire o a essere di nuovo sequestrate e portate nei lager libici. È una politica criminale quella dell’attesa. Che qualcuno chieda conto al Centro di comando delle capitanerie di porto dei ritardi nei soccorsi delle 140 persone sbarcate ieri a Pozzallo.
Qual è la tua reazione?






