Sburlati (Confindustria Moda): “La moda è sotto attacco, serve stroncare illegalità”
Il 2025 si profila come un anno in salita per il comparto tessile-moda. Il sentiment, già anticipato un mese fa in occasione della nomina di Luca Sburlati come nuovo presidente di Confindustria Moda, trova ora riscontro nei primi dati dell’anno. Secondo l’analisi congiunturale elaborata dall’ufficio studi di Confindustria Moda, infatti, a gennaio e febbraio le vendite oltreconfine del comparto si sono attestate a 6,2 miliardi di euro, in flessione del 5,5% rispetto all’anno scorso, con un calo più sostenuto verso mercati extra-Ue (-9,3% a 3,05 miliardi) rispetto a quelli intra-Ue (-1,4% a 3,16 miliardi). Cresce poi il ricorso alla cassa integrazione guadagni (Cig): nel primo trimestre 2025 sono state autorizzate 13,1 milioni di ore, il 20,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Di queste, 8,3 milioni hanno interessato il tessile (+4,9%) e 4,8 milioni l’abbigliamento (+61,4 per cento).
In un incontro con la stampa che si è tenuto ieri, Sburlati ha anticipato che primi dati della trimestrale in chiusura in questi giorni “vedono un altro declino” sul fronte del fatturato e soprattuto dell’export. Prendendo in considerazione tessile, moda, accessori e pelletteria si stima una flessione intorno al 10 per cento. Dati che, quindi, mettono nero su bianco una situazione difficile per il settore, ma da cui occorre ripartire. “Le aziende italiane si sono dimostrate resilienti in questi anni. Ora dobbiamo fare in modo di anticipare e pianificare azioni che tutelino il made in Italy”, ha sottolineato Sburlati ai giornalisti.
Il nodo principale è quello della dimensione: il 94% delle aziende della filiera moda in Italia sono di piccole dimensioni. Occorre incentivare l’aggregazione e la capacità di attirare capitali, in modo da poter investire nella transizione digitale e nella sostenibilità che può diventare l’elemento di peculiarità di tutto il made in Italy rispetto alla concorrenza straniera. “Per esempio – spiega – si potrebbero incentivare i fondi di investimento, in fondi pensionistici a investire nelle aziende italiane, sulla scia di quanto già avviene in Francia”.
Altra leva sulla quale puntare è valorizzare gli asset strategici della nostra produzione, come il tessile tecnico, una delle pochissime voci in positivo e che ha molteplici applicazioni che oltrepassano il segmento della moda. “Serve poi uniformare il protocollo di auditing creandone uno comune, in modo da agevolare le imprese che lavorano per il lusso e che si trovano a dover gestire i molteplici controlli da parte dei gruppi”, aggiunge, ricordando poi un altro traguardo già ottenuto dalla rappresentanza confindustriale: “l’unificazione dei centri tecnologici in un un unico centro nazionale per il tessile”.
Secondo Sburlati, il momento attuale è critico anche perché “il made in Italy è sotto attacco. L’informazione che sta passando attraverso TikTok è che in Italia si fa un fake made in Italy e dunque non è accettabile. Occorre quindi stroncare la cattiva comunicazione e per farlo si deve stroncare l’illegalità. È devastante se all’estero percepiscono quell’immagine falsa”. A questo proposito, a fine maggio è stato firmato il Protocollo sul caporalato nella moda. “All’interno del Piano della moda ci deve essere un capitolo sulla legalità e mi auguro quindi che si estenda il Protocollo sul caporalato a livello nazionale. È una cosa su cui stiamo lavorando e sono fiducioso”, ha aggiunto il neo presidente di Confindustria Moda.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




