Sempre meno donne nelle ‘stanze dei bottoni’ della moda: calano dell’1,2% nei cda
Sebbene negli ultimi cinque anni abbia conosciuto un avanzamento, la presenza femminile nelle ‘stanze dei bottoni’ della moda ha rallentato la sua corsa nell’ultimo anno. A fornirne una fotografia è, come di consueto, l’Osservatorio ‘Donne e Moda: il barometro 2024’, promosso dall’Ufficio Studi di PwC Italia in collaborazione con Il Foglio della Moda, secondo cui nell’anno appena trascorso meno di un ruolo apicale su tre negli organi societari del fashion italiano è stato occupato da una donna.
La ricerca, giunta alla sua quinta edizione, fotografa la presenza femminile e le mansioni ricoperte dalle donne lungo tutta la filiera del sistema moda, sia in termini quantitativi che qualitativi su un campione di 106 aziende associate alla Camera Nazionale della Moda Italiana (Cnmi) da cui emerge una partecipazione femminile del 30,6% negli organi societari dei grandi marchi nel 2024. Un dato che evidenzia, appunto, un lieve calo rispetto al 2023, che arrivava a quota 30,9% (-0,3 punti percentuali), ma una crescita – anch’essa piuttosto contenuta – di 2,4 punti percentuali rispetto al 2020.
Guardando, invece, ai soli consigli d’amministrazione, la presenza femminile si è qui attestato al 25,8% nel 2024, più bassa di 1,2 punti percentuali rispetto al 2023), nonostante l’incremento di 4,5 punti sul 2020. Nei collegi sindacali, inoltre, le donne hanno rappresentato il 27,4% lo scorso anno (in questo caso in aumento di 2,3 punti percentuali rispetto al 2023) e il 35,6% dei procuratori (con un punto in meno sul 2023).
“Risulta evidente – ha osservato Erika Andreetta, partner PwC Italia Emea luxury community leader – l’urgenza di agire centralmente con misure concrete e incentivi che accelerino la competitività delle imprese e ne tutelino, di conseguenza, il capitale umano. Farlo significherebbe mettere il lavoro femminile al centro dell’agenda politica ed economica del Paese, generando un effetto domino positivo: preservazione delle filiere, risorse per welfare e formazione, occupazione qualificata e valorizzazione delle competenze femminili, anche in ambito tecnico e Stem”.
Scendendo lungo la piramide del settore e arrivando alla manodopera, la rappresentazione femminile è ancora una volta molto più marcata, con una percentuale del 59,3% nel 2023 di occupazione femminile che abbraccia complessivamente tessile e abbigliamento (presi singolarmente, hanno registrato rispettivamente il 48,7% e il 66,1 per cento). Si tratta, in generale, di un dato di oltre trenta punti percentuali superiore rispetto alla media dell’occupazione femminile nell’industria manifatturiera, pari al 28,9% nel 2023.
A livello di qualifica, l’incidenza femminile più alta si registra nelle posizioni impiegatizie, dove le donne rappresentano il 59,1% del totale degli impiegati, nel segmento dell’abbigliamento persino il 73,8 percento. Seguono le operaie, che rappresentano il 45,7% del totale della categoria nel tessile e il 64,3% nell’abbigliamento. La presenza femminile diminuisce significativamente nei quadri e nei ruoli dirigenziali. Nel tessile le donne occupano solo il 27,5% delle posizioni quadro (contro il 72,5% occupate dagli uomini) e il 17,8% delle posizioni dirigenziali (rispetto all’82,2% occupate dagli uomini). Nel segmento dell’abbigliamento la percentuale di donne quadro sale al 45,4% del totale (contro il 54,6% di uomini) e raggiunge il 31,6% nelle posizioni dirigenziali (contro il 68,4% di uomini).
Nel settore conciario e degli accessori – inclusi i segmenti calzaturiero, pelletteria, pellicceria e concia – le donne rappresentano il 49,6% degli occupati, pari a una manodopera di 74.353 addette di cui circa il 10% con un inquadramento contrattuale a tempo determinato. A livello di mansioni, il 70,5% ricopre ruoli operativi, il 27,5% ruoli amministrativi mentre solo il 2% lavora in posizioni dirigenziali. Complessivamente l’11,3% delle lavoratrici ha meno di 29 anni, il 17% ha tra i 30-39 anni, il 29% ha tra i 40-49 anni, il 35% ha tra i 50-59 anni e il 7,5% ha oltre 60 anni.
Segnali di incoraggiamento arrivano, però, dal mondo delle Pmi, in cui quasi tre CEO su quattro sono donne, complice verosimilmente la matrice a conduzione familiare delle piccole e medie imprese tricolori. Ad ogni modo, il barometro di PwC ha incluso nell’indagine anche un’osservazione condotta su 195 Pmi dell’artigianato italiano associate a Cna Federmoda, da cui è emerso che il 91% del cluster intervistato ha una una percentuale di lavoratrici donne pari o sopra il 50% del totale dell’organico nel 2025 (contro il 77% delle Pmi nel 2024 e il 74% nel 2023).
Quasi la metà del campione (49%) segnala di avere un cda a netta prevalenza femminile (sopra il 33% delle Pmi nel 2024, il 39% nel 2023), con oltre il 60% dei membri donne. Nonostante un maggior peso nei board, tuttavia, nel 64% dei casi le lavoratrici che partecipano – appunto – al processo decisionale ricoprono più di un incarico amministrativo, “riflettendo modelli di governance prevalentemente familiari tipici delle “Pmi”.
Le donne che ricoprono un ruolo dirigenziale lavorano principalmente nei dipartimenti di produzione (19%), amministrazione e contabilità (16%), design (12%) e vendite (10 per cento).
Riguardo alla composizione anagrafica, il 69% delle donne in posizioni manageriali nelle Pmi della moda ha più di 45 anni, mentre solo il 2% ha meno di 30 anni, dato sette volte inferiore rispetto alla percentuale di manager under 30 uomini, pari al 14 per cento.
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