Serpillo (Uci): servono investimenti strutturali per la pesca

Roma, 16 giu. (askanews) – “In appena due secoli l’azione dell’uomo ha inciso sulla struttura genetica di una specie rimasta invariata per millenni. Una perdita di biodiversità che rende il tonno più vulnerabile ai cambiamenti climatici, alle malattie, alle alterazioni ambientali. Eppure, la gestione responsabile avviata a partire dagli anni Duemila ha permesso un’inversione di rotta. L’Italia, ad esempio, è passata da una quota di 4.300 tonnellate nel 2019 a oltre 5.200 nel 2023, grazie a piani di gestione rigorosi, lotta alla pesca illegale e protezione degli esemplari giovani”. Così in una nota Mario Serpillo, presidente dell’Uci, l’Unione Coltivatori Italiani, commentando gli ultimi risultati della ricerca condotta dall’Università di Bologna e pubblicata sulla rivista Pnas, che documenta per la prima volta gli effetti genetici dello sfruttamento intensivo del tonno rosso.
Secondo Serpillo, il caso del tonno rosso dovrebbe spingere a una riflessione più ampia sulle condizioni strutturali del settore pesca. “Il nostro Paese conta oggi oltre 14.000 imprese attive nel settore della pesca e acquacoltura, con circa 73.000 addetti. Eppure, le infrastrutture portuali versano in condizioni critiche in molte regioni, specialmente nel Mezzogiorno. Mancano impianti per la refrigerazione, spazi adeguati alla vendita diretta, servizi igienico-sanitari e doganali, oltre a strutture logistiche in grado di valorizzare il pescato”.
L’adozione del Decreto Ministeriale n. 175254 del 16 aprile 2025, che approva il nuovo Programma nazionale triennale della pesca e dell’acquacoltura per il periodo 2025-2027, “è un passo fondamentale che introduce strumenti operativi per la modernizzazione della filiera, promuove l’innovazione tecnologica, la formazione e la digitalizzazione. Ma perché queste misure abbiano un impatto reale, devono essere accompagnate da risorse certe e da una regia nazionale forte”.
Altro segnale positivo arriva dal Decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, che estende le coperture assicurative obbligatorie anche al comparto pesca per fronteggiare calamità naturali e eventi climatici estremi. Tuttavia, secondo l’Uci, resta molto da fare sul fronte della pianificazione infrastrutturale. “Serve una mappatura dei porti italiani destinati alla pesca, con un piano di interventi coordinati per il loro adeguamento, affinché non si disperdano i fondi europei e nazionali. E serve un forte sostegno al ricambio generazionale: l’età media dei pescatori italiani supera ormai i 50 anni, e senza formazione, innovazione e dignità del lavoro, i giovani non prenderanno mai il largo”. Oltre a una governance multilivello, che coinvolga Ministeri, Regioni, Enti locali, Università e organizzazioni di categoria.
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