Termovalorizzatore in Liguria, salgono le quote dell’Alta Valle Scrivia: logistica, vicinanza a Genova e il ruolo di Amiu


Genova. E’ stato uno dei principali temi della recente campagna elettorale e nelle prossime settimane diventerà un tema rovente per la politica genovese. Parliamo del termovalorizzatore, vale a dire l’impianto pensato per chiudere il ciclo dei rifiuti della Liguria, oggi ancora legato al conferimento in discarica.
Entro il mese di giugno Regione Liguria avrebbe dovuto pubblicare un bando per la progettazione di un impianto, secondo le logiche e i meccanismi del project financing: un partenariato pubblico-privato con il possibile costruttore dell’impianto che dovrà indicare il luogo di costruzione del nuovo impianto, previa la nota di adesione del comune interessato. Ad oggi però da piazza De Ferrari non sono arrivate novità, e il problema di fondo resta sempre lo stesso: dove costruire un impianto del genere, chiamato a gestire non meno di 320mila tonnellate di rifiuti all’anno.
Per portare avanti palla, la stessa regione nei mesi scorsi aveva commissionato a Rina uno studio per individuare le possibili aree all’interno del territorio regionale idonee ad ospitare un eventuale impianto. I siti individuati sono compresi in cinque micro aree: Scarpino-Valpolcevera, Valle Scrivia, Vado-Quiliano, Cairo Montenotte e Cengio. E se Scarpino sembra essere esclusa per le note criticità tecniche, in questi giorni anche i comuni della Val Bormida hanno fatto quadrato annunciato opposizione ferma al progetto. Per quanto riguarda Vado Ligure, di fatto uno dei siti maggiormente “sacrificati” in questi anni per le “servitù” della provincia e della regione (dall’allargamento portuale, alla costruzione delle nuova discariche del Boscaccio, al mantenimento della fabbrica dei cassoni per la diga di Genova), nei giorni scorsi è stato dato il via libera da parte dell’Autorità di sistema portuale alla concessione per la costruzione un deposito di Gnl proprio a Vado: un impianto classificato ampiamente secondo la normativa Seveso che norma la presenza degli impianti a rischio di incidente rilevante. Di fatto una novità che potrebbe chiudere la strada ad altri impianti.
Ne consegue che tra i possibili “finalisti” al momento ci siano i siti di Cengio, in provincia di Savona, e la macro area dell‘Alta Valle Scrivia, vale a dire nei territorio di Busalla, Casella, Ronco Scrivia, Savignone.
I criteri dello studio di Rina
L’analisi preliminare per l’individuazione delle macroaree ha imposto l’esclusione di zone densamente abitate, aree naturali protette per la biodiversità, comuni a elevato rischio sismico (Classe 2) e territori con condizioni morfologiche sfavorevoli. Altri fattori preclusivi includono la presenza di aree sottoposte a bonifica, zone a elevata pericolosità idraulica e geomorfologica, la vicinanza a importanti derivazioni idriche o a stabilimenti a rischio, nonché la presenza di grotte e sorgenti di rilevanza ecologica. Vincoli di tipo urbanistico, come le “Aree non insediate in regime di mantenimento”, e la fitta presenza di elettrodotti e oleodotti, hanno ulteriormente ristretto il campo.
Parallelamente, la ricerca si è orientata verso siti che presentassero caratteristiche preferenziali. Tra queste, la connotazione per “distretti circolari verdi” con possibilità di interconnessione con aree industriali o portuali, l’opportunità di riutilizzare infrastrutture preesistenti o aree dismesse e la disponibilità di terreni già destinati a impianti rappresentano ulteriori caratteristiche funzionali. Inoltre, guardando al medio periodo, la possibilità di sviluppare una logistica tale da mettersi a sistema con altre regioni.
Il processo di selezione, infine, ha dovuto considerare anche elementi “penalizzanti”, capaci di influenzare negativamente la valutazione di un sito. Si è valutata attentamente la distanza da aree escludenti, le interferenze visive con beni paesaggistici, la presenza di particolari classi acustiche o aree sismogenetiche. Criticità sono emerse anche per la vicinanza a zone di produzione DOP e agricoltura biologica.
Cengio vs Valle Scrivia
Secondo l’analisi di Rina, tra le macroaree analizzate due in particolare hanno restituito un situazione d’insieme maggiormente e ipoteticamente compatibile: l’Alta Valle Scrivia in provincia di Genova e Cengio, a Savona.

L’Alta Valle Scrivia ha diversi punti a favore. La sua posizione al confine con il Piemonte potrebbe facilitare la creazione di sinergie interregionali nella gestione dei rifiuti. La zona ricade in una classe sismica meno rischiosa (Zona 3) e non ci sono interferenze con zone agricole tutelate. La configurazione territoriale offrirebbe, stando al documento di Rina, un potenziale per l’utilizzo sinergico dell’energia prodotta dall’impianto.
Il sito di Cengio, in provincia di Savona, si distingue per la sua collocazione in una zona a più bassa pericolosità sismica (Zona 4) e per l’assenza di discariche attive o impianti di trattamento rifiuti significativi. Anche qui, la vicinanza al Piemonte aprirebbe a collaborazioni interregionali, e non si registrano interferenze con le produzioni agricole di pregio. Cengio offrirebbe inoltre l’opportunità di recuperare aree dismesse e di sfruttare zone già in fase di bonifica o certificate come risanate. La presenza del Sito di Interesse Nazionale dell’ACNA di Cengio, però potrebbe rappresentare la sfida maggiore, con bonifiche ancora in corso e una forte pressione ambientale preesistente. L’area è inoltre caratterizzata da elevati rischi idraulici e geomorfologici, con la presenza di aree protette e da numerosi vincoli ambientali puntuali.
Le quotazioni che salgono per l’Alta Valle Scrivia
In questi giorni, secondo alcuni rumors che arrivano dagli uffici tecnici di Regione Liguria, ci sarebbero segnali che la soluzione genovese dell’Alta Valle Scrivia potrebbe essere in qualche modo preferibile. Tra le prime caratteristiche che la “premierebbero” sarebbe la vicinanza al nucleo metropolitano genovese, di fatto il maggior produttore di rifiuti della regione, con a disposizione uno snodo autostradale in fase di rinnovamento come il casello di Busalla. Cengio, seppure molto vicino alla A6 di fatto è molto distante dal Genova, e avrebbe quindi una logistica più onerosa e “lenta”.
In secondo luogo la presenza della raffineria della Iplom, impianto a rischio di incidente rilevante, potrebbe giocare un ruolo paradossalmente corroborante: l’energia prodotto dal termovalorizzatore potrebbe essere messa a sistema con altri impianti industriali. Nel febbraio del 2023, a seguito della crisi del gas dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina, la stessa Iplom ha fatto richiesta di poter utilizzare generatori a gasolio (gasolio prodotto proprio in loco) per alimentare gli impianti. Una scelta dichiarata necessaria per ottimizzazione dei costi, ma che porta con se un peso ambientale non indifferente. L’energia del termovalorizzatore, potrebbe quindi portare a ridurre il ricorso ai generatori che oggi bruciano migliaia di litri di combustibile al giorno.
All’interno della macroarea della Alta Valle Scrivia, in provincia di Genova, il documento del Rina ha anche trovato una serie di siti potenziali che potrebbero rappresentare alternative da mettere sul tavolo del dibattito: a Busalla l’area individuato potrebbero essere quella dello “sversamento casa cantoniera”, oppure il Deposito Revecchio. In alternativa viene citata l’area dello sversamento oleodotto di Via Boccarda. A Ronco Scrivia ci sono aree industriali dismesse che sono state oggetto di procedimenti di bonifica o di analisi di rischio.

E poi ci sarebbe la ex discarica di località Birra, di Amiu, dismessa da almeno dieci anni, e per la quale la stessa Amiu nel 2022 ha avviato la chiusura definitiva. Questo sito non compare nel documento del Rina poichè ad oggi la chiusura non è stata ancora completata, ma di fatto la sua posizione a poche decine di metri dall’uscita del casello di Busalla e la sua relativa lontananza da case e impianti industriali potrebbero renderla appetibile.
Insomma, se vale la regola dei tre indizi che fanno una prova, ad oggi per considera l’Alta Valle Scrivia come possibile area per il prossimo termovalorizzatore, di indizi ce ne sono solo due. Sul tema la nuova giunta di Genova guidata da Silvia Salis, che è anche sindaca metropolitana, non si è ancora espressa direttamente. Durante la campagna elettorale e nei corridoio si è parlato e si parla di un rilancio di Amiu. E per rilanciare l’azienda chiudere il ciclo “in house” potrebbe essere una delle strade da percorrere.
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