Sudan. RSF e alleati annunciano creazione di governo parallelo

Lug 6, 2025 - 04:00
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Sudan. RSF e alleati annunciano creazione di governo parallelo

di Giuseppe Gagliano

In un Sudan martoriato da due anni di guerra civile, la nascita di un governo parallelo guidato dalle Forze di Supporto Rapido (RSF) e dai loro alleati segna una svolta che rischia di trasformare la crisi sudanese in un conflitto aperto tra due entità statali concorrenti. Dietro l’annuncio dato a Nyala, capitale del Darfur meridionale, si intravede una strategia precisa: conferire legittimità politica a un blocco armato che, finora, era stato descritto come una forza paramilitare ai margini del potere istituzionale.
Mohammad Hamdan Dagalo, noto come Hemedti, leader delle RSF e ora presidente del nuovo consiglio di governance formato dall’alleanza Tasis, non è più solo un signore della guerra. Con l’appoggio di movimenti armati storici come l’SPLM-N di Abdel Aziz al-Hilu e di una galassia di partiti e organizzazioni civili, Hemedti si propone come alternativa credibile al generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle forze armate regolari e dell’esecutivo a Port Sudan.
Non è un caso che l’alleanza Tasis ponga al centro del suo progetto la creazione di uno Stato laico, democratico e decentralizzato. È una visione che ambisce a rovesciare l’eredità del “vecchio Sudan”, caratterizzato da una governance centralizzata, autoritaria e dominata da élite arabe musulmane. Tuttavia, la realtà del conflitto e le accuse di crimini di guerra contro entrambe le parti rendono questa promessa un’arma a doppio taglio: strumento di mobilitazione politica, ma anche fonte di sospetti per chi teme un’ulteriore frammentazione dello Stato.
L’Egitto, insieme a potenze del Golfo come Arabia Saudita e Qatar, ha respinto con decisione la legittimità dell’iniziativa Tasis, avvertendo che un governo parallelo rischia di frantumare definitivamente l’unità nazionale sudanese. Il triangolo di confine tra Sudan, Libia ed Egitto è già un focolaio di tensioni, con le RSF che hanno recentemente conquistato posizioni strategiche per interrompere le vie di rifornimento dell’esercito.
Al-Burhan, dal canto suo, ha cercato di mantenere una parvenza di controllo, approvando un cessate il fuoco umanitario a El-Fasher. Ma la tregua sembra più un tentativo disperato di guadagnare tempo in un conflitto che vede le forze armate regolari sempre più assediate, soprattutto nel Darfur e nel Kordofan occidentale.
Oltre 24mila morti, 13 milioni di sfollati, carestia e colera che avanzano senza freni: questi sono i numeri di un conflitto che sta distruggendo il tessuto sociale sudanese. L’ascesa di un governo parallelo rischia di aggravare ulteriormente la crisi umanitaria, rendendo impossibile qualsiasi mediazione internazionale e consolidando la logica dei due Stati rivali.

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Redazione Redazione Eventi e News