Cittadinanza: Tajani rilancia lo "Ius Italiae", ma mistifica la verità sulla nuova Legge 74/2025

lentepubblica.it
Mentre afferma di rafforzare il diritto di cittadinanza per ius sanguinis, il governo lo affossa, penalizzando così gli italiani nati all’estero e i naturalizzandi: così Tajani rilancia lo “Ius Italiae”, ma allo stesso tempo mistifica la verità sulla nuova Legge 74/2025.
“Diventare cittadini italiani è una cosa seria.” Un mantra che non trova riscontro nella realtà
Con questa frase, il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha voluto ribadire oggi – 3 luglio 2025 – la sua linea sulla riforma della cittadinanza, presentando come svolta lo “Ius Italiae”, un concetto di cittadinanza meritocratico che vorrebbe raccogliere lo spirito ius scholae condizionandolo a rigide soglie di tempo e di merito scolastico. Peccato che le sue parole mistifichino completamente la realtà legislativa.
La Legge 74/2025 recentemente approvata, che Tajani esalta come un significativo passo avanti, è in realtà un attacco senza precedenti al diritto di cittadinanza per discendenza, e al tempo stesso un tradimento dello spirito dello ius scholae, svuotato nella sua funzione inclusiva.
La menzogna sul rafforzamento dello ius sanguinis
Contrariamente a quanto dichiarato dal Ministro, la Legge 74/2025 non rafforza affatto il diritto di cittadinanza per gli italiani nati all’estero. Al contrario, lo restringe arbitrariamente alla seconda generazione, cancellando di fatto un principio fondamentale della legge 91/1992: il diritto originario per discendenza (ius sanguinis) che non era mai stato limitato generazionalmente.
La nuova norma introduce sbarramenti, costi aggiuntivi, oneri documentali e paletti punitivi che rendono l’accesso alla cittadinanza un percorso a ostacoli, trasformando un diritto in una concessione discrezionale.
Viene violato il principio di irretroattività, compromesso il legittimo affidamento e ignorata ogni nozione di proporzionalità.
La cittadinanza per i discendenti di italiani – eredità storica e giuridica riconosciuta a livello internazionale – viene così declassata ad un premio che si consegue per merito ed effettività, mescolando principi diversi (sanguinis e soli) , secondo criteri di “merito” arbitrari decisi da un legislatore miope che non riesce a leggere neanche il presente.
Lo “Ius Italiae” richiamato non esiste, almeno nella forma promessa
Tajani parla dello Ius Italiae come di una proposta che introduce nello ius sanguinis e nello ius scholae criteri di serietà. Ma nessuno dei due principi è stato realmente rispettato:
- Lo ius sanguinis è stato mutilato, svuotato del suo significato storico e giuridico.
- Lo ius scholae è stato snaturato: non più accesso alla cittadinanza per chi abbia completato un ciclo scolastico in Italia, ma concessione riservata solo a chi abbia frequentato dieci anni di scuola “con profitto” – un criterio vago, arbitrario, potenzialmente discriminatorio.
Tajani omette volutamente che, nella versione originaria dello “ius Italiae”, l’eventuale limite allo ius sanguinis si sarebbe applicato solo dalla terza generazione. La Legge 74/2025, invece, lo impone già alla seconda.
È dunque intellettualmente disonesto presentare questa legge come un’evoluzione equilibrata: si tratta di una regressione autoritaria, che introduce una tagliola sui diritti di milioni di italiani nati all’estero.
La cittadinanza non è un premio, né una concessione. È un diritto.
Dietro lo slogan “la cittadinanza non si regala” si nasconde una visione distorta, escludente e punitiva della cittadinanza:
- Non più un diritto soggettivo, fondato sulla discendenza o sull’integrazione culturale e sociale;
- Ma una concessione condizionata, costosa, lenta, soggetta a giudizi arbitrari e ideologici, profondamente iniqua anche dal punto di vista economico (si veda il contributo di 600 euro per i ricorsi, ad personam).
Le dichiarazioni di Tajani alimentano una retorica che colpisce entrambi le categorie :
- Gli italiani nati all’estero, ostacolati nel riconoscimento del loro legittimo diritto all’identità e all’appartenenza;
- Gli stranieri naturalizzandi, sottoposti a un vero e proprio percorso a ostacoli, condizionato da requisiti come dieci anni continuativi di scuola in Italia “con profitto”.
In entrambi i casi, la cittadinanza viene trattata non come strumento di appartenenza e inclusione, ma come privilegio elargito con il contagocce.
Un’occasione sprecata per l’Italia
Quella del governo non è una riforma. È una chiusura ideologica, dettata dalla paura e dal calcolo elettorale.
Non risponde ai bisogni reali del Paese. Non guarda al futuro.
- Non affronta l’inverno demografico, sempre più grave.
- Non valorizza la diaspora italiana come risorsa culturale, economica e simbolica.
- Non investe nel miglioramento delle strutture pubbliche – Comuni, Consolati, Tribunali – che oggi rendono la gestione della cittadinanza un incubo burocratico.
Mentre centinaia di migliaia di giovani italiani lasciano ogni anno il Paese in cerca di futuro, altrettanti discendenti di italiani nel mondo chiedono legittimamente il riconoscimento del diritto che spetta loro dalla nascita.
Eppure, questo governo ha scelto di voltare loro le spalle.
NATITALIANI: “Basta bugie sulla cittadinanza. Si sta trasformando un diritto in una lotteria a premi”
Natitaliani denuncia con forza la narrazione distorta promossa dal Ministro Tajani, che tenta di vendere come “rafforzamento dello ius sanguinis” quella che è, in realtà, una demolizione senza precedenti di un diritto secolare.
Lo diciamo con chiarezza: la cittadinanza è una cosa seria, ma proprio per questo non può essere ridotta a propaganda o prestarsi a letture distorte.
Continueremo a vigilare, informare e denunciare ogni tentativo di manipolare l’opinione pubblica contro gli italiani nati all’estero, da oltre un anno ingiustamente etichettati come “opportunisti del passaporto”.
Siamo italiani per discendenza. Siamo una risorsa per il Paese. E continueremo a lottare per un’Italia giusta, consapevole della sua storia, aperta al futuro.
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