MET: “Segui il vento, la tempesta” | Intervista

Lug 6, 2025 - 05:00
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MET: “Segui il vento, la tempesta” | Intervista

“La tempesta”, nuovo brano di MET più che un viaggio ha il suono di una sfida che nasce dalla necessità di andare oltre l’apparenza, riuscendo non solo ad accettare, ma anche a comprendere mostrandosi in movimento, alla ricerca del giusto equilibrio tra se stessi e il mondo.

E così che nell’esplorare e nell’avventura diventa anche più semplice scoprire un qualcosa di nuovo, pensieri che prendono dal passato, trasformando attivamente il futuro in un tempo nuovo e allo stesso modo, vivo.

L’attesa spesso viene usata come strategia dove il ricordare e il dimenticare sono sullo stesso piano, probabilmente però l’atto dell’oggi è il big bang emozionale pronto a cambiare tutto, riversando l’emozioni dentro altri orizzonti.

Entrare dentro “La tempesta” è un gesto di coraggio che però da la sensazione di rinascita, quando il peggio sarà passato si riuscirà a riconoscere il vero valore di quello che è stato e della forza che ha prima combattuto e poi vinto.

INTERVISTANDO MET

Questa tua tempesta invece che disordine e caos porta un senso di pace e un nuovo equilibrio?

La tempesta, per sua natura, è caos e disordine. Ma proprio quel caos serve a smuoverci dall’immobilità. Quando tutto sembra confuso e fuori posto, spesso è il segnale che qualcosa deve cambiare. E il cambiamento è vita. La tempesta invita a entrarci dentro, a cercare un equilibrio nuovo… pronto a essere di nuovo stravolto, perché è così che ci sentiamo vivi.

Il sound elettronico scelto in questo brano simboleggia un percorso da seguire, quando non si trova più la strada?

Il sound racconta quello che è il cuore del mio progetto: un equilibrio tra il cantautorato e l’elettronica. “La Tempesta” è un brano che puoi ballare a un festival o ascoltare in cuffia da solo. Ha una cassa dritta che ti entra nel petto, synth che ricordano il mare, e una chitarra che ti spinge avanti. È movimento fisico ma anche emotivo, e l’elettronica, in questo caso, non allontana l’intimità ma la accende.

PH: Ufficio Stampa

C’è stato un momento lontano da casa in cui hai dovuto raccogliere tutta la tua forza mentale per superare le difficoltà?

Guarda, già sopravvivere al caldo di Milano richiede forza mentale, scherzo ovviamente. La verità è che nella vita ci troviamo spesso davanti a momenti in cui dobbiamo tirar fuori tutto quello che abbiamo dentro, sia per superare le difficoltà che per raggiungere i nostri sogni.

“La Tempesta” l’ho scritta a Jericoacoara, nel nord del Brasile, mentre facevo kitesurf: lì ho capito cosa significa governare il vento e decidere la tua direzione, anche in mezzo alla tempesta. È questa la forza che serve nei momenti difficili: non perdere la rotta, anzi, trovarla proprio lì dentro.

Resilienza è una parola che ti piace?

Non particolarmente. Preferisco “forza”. Sentirsi forti, sentirsi forte. Affrontare la vita con positività, calma e coraggio. Penso che davanti a una tempesta hai due opzioni: restare fermo, nascosto, aspettando che passi, oppure attraversarla e vedere cosa c’è oltre. La vita sta tutta in quella seconda scelta.

Fare musica provoca sensazioni simili a quelle che si provano viaggiando?

Assolutamente sì. Scrivere, cantare, salire su un palco è come viaggiare. Ti muovi tra ricordi, emozioni, suoni. Ho pensato tutto il mio live show proprio come un viaggio, e vorrei che chi mi ascolta potesse viaggiare insieme a me.

PH: Ufficio Stampa

 

A quali elementi della natura ti senti più legato e perché?

Sicuramente all’acqua. Il mare è parte delle mie radici pugliesi, ma anche un orizzonte da raggiungere e superare, sempre in movimento, mai uguale a sé stesso. E poi l’aria: leggera, vibrante, sognante ma presente. Sono dell’Acquario, un segno d’aria, e mi piace sentirmi così. Libero.

Pensi spesso alle scelte del passato?

Sì, mi capita di pensarci spesso. Mi piace immaginare come sarebbe andata la mia vita se avessi scelto strade diverse. Alla fine siamo qui, ma quante vite ci siamo lasciati alle spalle? Infinite, forse. E in mezzo a tutte quelle possibilità c’è la nostra unica vita, quella che stiamo vivendo ora. Il passato resta lì, e ogni tanto ci parla.

La ricerca di te stesso e di un posto nel mondo sono argomenti che ritornano nelle tue canzoni. “Dove sei tu” è una domanda che piano piano sta trovando la sua risposta?

Credo di avere abbastanza chiaro chi sono oggi. Più che cercare me stesso, cerco il prossimo me, la direzione verso cui evolvere. Sono in un momento della vita in cui sento il bisogno di cambiare, di trovare stimoli nuovi. Viaggio, conosco persone, vivo esperienze, e immagino quello che verrà. Forse sto trovando delle risposte, ma la verità è che ci saranno sempre nuove domande. E va bene così.

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