Una giornata con Diego Dominguez e i giovani detenuti di Nisida

Lug 5, 2025 - 05:30
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Una giornata con Diego Dominguez e i giovani detenuti di Nisida

È proprio bello fare queste attività al mattino, stai più rilassato“, “Si, è vero. Sei talmente stanco che ti passa anche la voglia di litigare“. Questo il ‘botta e risposta’ tra CheccoPeppe (nomi di fantasia per tutelarne la privacy), seduti all’ombra, sopra gli ‘scudi’ di gommapiuma utili per gli allenamenti di rugby. I due ragazzi erano esausti, avevano il volto e la maglietta pregni di sudore. Erano le 10.30, faceva molto caldo, ad aiutarli una leggera brezza che veniva dal mare. Avevano appena finito di giocare a calcio. Erano usciti per lasciare il posto ai compagni. Quella di ieri, per loro e per tutti gli altri ragazzi presenti sul campo (circa 30), è stata la quarta giornata di quella che è diventata la “settimana più bella dell’anno“. Perché CheccoPeppe e gli altri 70 giovani che vivono insieme a loro, non hanno la possibilità di svolgere liberamente attività sportiva, quotidianamente, due volte al giorno e seguiti da professionisti dello sport.

Una giornata con Diego Dominguez e i giovani detenuti di Nisida

Il motivo? Questi ragazzi sono detenuti nell’istituto di pena minorile di NisidaNapoli. Ma da lunedì 30 giugno a venerdì 4 luglio grazie alla collaborazione tra MediobancaDiego Dominguez, campione di rugby e storico numero 10 della Nazionale italiana, i giovani reclusi nel carcere, posto sulla sommità del piccolo isolotto che si trova tra Posillipo e Bagnoli, hanno avuto modo di divertirsi e fare gruppo, cimentandosi con tre sport: touch rugby (una versione senza contatto dello sport ‘ovale’), calcetto e basket. Il tutto è avvenuto con la totale e fondamentale disponibilità della direzione e dell’amministrazione del penitenziario. “Per noi è una cosa buona – ci ha detto Peppe – loro vengono qui per noi e siamo contenti di fare queste attività. Anche se durante l’anno partecipiamo anche ad altri lavori, con la ceramica e la ristorazione“.

Attività sportive di mattina e di pomeriggio

È meraviglioso guardare l’entusiasmo con il quale questi ragazzi ci accolgono e la voglia che mettono nelle cose che fanno – ha raccontato Dominguez l’Unità – Non è facile per loro. Non sono abituati. I muscoli, dopo due sessioni di sport, mattina e pomeriggio, fanno male. Ma loro hanno già impresso bene nella loro testa i valori che cerco di trasmettergli: costanza, determinazione, disciplina e rispetto. Devono imparare a dare ogni giorno qualcosa di più per superare i loro limiti. Devono farlo con decisione, imparando stare insieme e a rispettarsi. Soprattutto se giocano in squadre diverse. Il mio staff ed io siamo qui per loro e questo deve essere chiaro. E loro l’hanno capito, per questo non si risparmiano“.

Il progetto per i ragazzi: lo sport come opportunità e riscatto sociale

Forse è per questo che Pablo, con oltre 30 gradi che hanno infiammato il sintetico e nonostante gli altri indossino scarpette con tacchetti, ha continuato a giocare a piedi nudi senza fermarsi un solo istante. “Lui l’ho già conosciuto al Beccaria di Milano – ci ha detto DiegoQui a Nisida ci sono circa 20-30 ragazzi che ho già incontrato lo scorso anno. Questo mi è dispiaciuto, sarei stato più felice nel sapere che fossero usciti per poter vivere liberi. Ecco cosa facciamo qui: cerchiamo di far capire che nello sport come nella vita, ci possono essere delle opportunità che vanno colte“. Infatti, se c’è un giovane particolarmente talentuoso o comunque ‘disciplinato’, Dominguez e il suo staff, costituito da nove persone (quattro esperte di calcio, tre di rugby e due di basket), immediatamente lo segnalano alla direzione.

La possibilità della semilibertà e la messa in prova

E se il ragazzo in questione soddisfa anche i requisiti giuridici, è a sua volta segnalato alla magistratura di sorveglianza che ne può disporre la semilibertàmessa in prova. “Ognuno di questi ragazzi – ha spiegato Dominguez – ha la possibilità di uscire tre volte la settimana, mattina e pomeriggio, per andare ad allenarsi con uno dei club che si trovano sul territorio. Dopo le sedute di allenamento fa ritorno in carcere. È stimolante assistere a questo cambiamento che avviene in loro. Ed è altrettanto drammatico vedere che per un solo piccolo errore, buttano via tutto quello che sono riusciti a conquistare“.  Per Diego è fondamentale, “entrare nella testa di questi ragazzi, conoscerne il linguaggio, anticiparne il pensiero e l’azione. Solo così riesci a entrarci in contatto, facendogli capire che sei un amico e non una persona che vuole giudicarli“.

Il mare e il riposo prima della festa

La giornata si è sviluppata in questo modo: attività sportiva, divisa tra touch rugbycalcetto, dalle 9 alle 12. Bagno a mare, passando per un sentiero che dall’istituto porta alle splendide acque di Nisida, poi riposo. Durante gli altri giorni, anche il pomeriggio era riservato allo sport. Ma ieri è stata fatta un’eccezione, perché venerdì – quindi oggi – dalle 9 a mezzogiorno, è stata organizzata una festa di chiusura, con tanto di musica e ‘spaccio’ di gelati. Un modo divertente e danzante per salutare Diego e i suoi collaboratori. Loro hanno condiviso tempo e spazi con i giovani detenuti. Sono entrati in carcere al mattino presto, hanno mangiato e dormito con loro dopo le attività svolte insieme, prima di uscire dal penitenziario e di fare ritorno all’hotel dove hanno alloggiato. “Tengo a sottolineare che noi veniamo una settimana prima per pulire e preparare le strutture che utilizzeremo“, ha precisato Dominguez.

L’iniziativa ‘sposata’ dalla direzione e dall’amministrazione penitenziaria che ha coinvolto l’intera comunità di Nisida

Uno spirito di aggregazione che ha coinvolto tutta la comunità di Nisida e quindi le persone che quotidianamente, con dedizione e passione, lavorano con e per questi ragazzi. I dirigenti, gli agenti e gli educatori. Personalmente siamo stati accolti a braccia aperte, sia dal personale amministrativo che penitenziario. La comandante Eleonora Ascione è stata molto disponibile così come il vice direttore Ignazio Gasperini e la funzionaria alle professioni pedagogiche Francesca Siano. “Con il nostro lavoro – ha affermato Gasperinicerchiamo di raggiungere uno scopo difficile: quello di cercare di far capire ai ragazzi che il nostro mondo, la nostra realtà – opposta a quella nella quale loro hanno vissuto – è quella vincente. Certo dobbiamo combattere contro un problema strutturale che andrebbe risolto: il sovraffollamento“.

La disponibilità e l’impegno nel superare l’abbandono

Ho un ricordo indelebile – ha dichiarato Sianodurante uno dei nostri laboratori, dedicati all’abbandono – una delle piaghe sociali più forti che colpiscono questi giovani, bisognosi di essere stimolati e messi alla prova –  uno dei ragazzi, dopo che avevo raccontato un’esperienza personale, mi ha chiesto: ‘Dottoressa, posso abbracciarla?’. Ho ancora la pelle d’oca solo nel raccontare questo episodio. Con questi giovani bisogna fare un lavoro lungo e certosino per andare a fondo e superare la corazza che loro hanno costruito per nascondere le proprie emozioni“. Sono ormai dieci gli anni che sono passati dalla prima edizione del Diego Dominguez Rugby Camp, il secondo consecutivo che si è svolto a Napoli. “Ho iniziato occupandomi di alcune zone disagiate di Milano, dove oggi sorgono strutture e campi da rugby“, ha ricordato Diego.

La storia del Diego Dominguez Rugby Camp e la partnership con Mediobanca

E il duro lavoro ha premiato, infatti, sono state assolutamente positive le precedenti edizioni con le esperienze fatte proprio a Nisida e soprattutto al Beccaria di Milano. Ecco perché il Gruppo Mediobanca ha continuato su questa strada, con l’idea dello sport come opportunità e riscatto sociale. “Ogni edizione del Camp ci ricorda quanto lo sport possa essere un ponte tra mondi diversi – ha affermato Giovanna Giusti del Giardino, Group Chief Sustainability Officer di Mediobanca A Nisida abbiamo trovato entusiasmo, voglia di mettersi in gioco e un’energia contagiosa. È un privilegio per noi poter contribuire nella costruzione di nuove prospettive per questi ragazzi“. Il tempo è scaduto, le interviste sono finite. Le porte dell’istituto sono state aperte per farmi uscire, per poi richiudersi alle mie spalle. Lo sguardo è andato verso un piccolo scorcio tra gli alberi: l’avevo dimenticato, ad aspettarmi, c’era “o mar for“.

Intervista a Diego Dominguez: il video

Intervista ad Ignazio Gasperini, vice direttore dell’istituto detentivo minorile di Nisida

La funzionaria per la professione pedagogica dell’istituto detentivo minorile di Nisida: la video intervista a Francesca Siano

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