They’re wigs: vita straordinaria delle parrucche. Nella storia e ora

Nella mano destra, un paio di forbici da cucina (o peggio ancora, quelle arrotondate per bambini). Nella sinistra, un pettine con i resti della scena del crimine. Il riflesso nello specchio ti costringe ad affrontare la dolorosa verità: non sei un parrucchiere. Il ricordo successivo è quello delle tue dita che corrono sulla tastiera del telefono. Nella barra di ricerca compare: “parrucca bionda consegna veloce”. Si aprono una miriade di siti, e ti senti fortunato a vivere in un’epoca in cui le parrucche sono un altro strumento di personalizzazione.

La parrucca nella storia: simboli e significati
Questa scelta estetica non è affatto nuova, ma vanta una lunga storia che risale fino all’epoca egizia. Nonostante la loro antichità, le parrucche hanno attraversato contesti diversi e assunto significati molteplici. Fino al XVIII secolo erano simboli di ricchezza e di prestigio sociale, ruolo che cambiò radicalmente dopo la Rivoluzione francese. Nel tentativo di cancellare tutto ciò che era legato all’ancien régime, le parrucche furono esiliate. Ed è proprio ai margini che vennero ritrovate e adottate da minoranze che lì coabitavano, diventando parte della loro cultura ed eredità.

Collina Strada SS 2026 – Spotlight/Launchmetrics
Le parrucche e la comunità queer
Per alcune comunità – come quella nera, che portava parrucche lisciate per adeguarsi agli standard bianchi – la parrucca fu inizialmente uno strumento di mimetizzazione. Ma, come è accaduto per altre tendenze estetiche contemporanee, l’uso quotidiano ha favorito lo sviluppo dell’arte della costruzione di parrucche. Un’arte sostenuta e alimentata anche dalla comunità queer, che l’ha trasformata in un prezioso lavoro artigianale, oggi molto apprezzato nel mondo visivo. Oltre a diventare uno strumento politico: basti pensare alle parrucche esagerate delle drag queen, che occupano lo spazio e reclamano l’attenzione negata a chi le indossa.
La moda e le parrucche: legame indissolubile
L’industria della moda ha avuto un ruolo determinante nel riportare questa opzione di styling dai margini al centro della scena. Basta guardare alle ultime sfilate, come la Collina Strada SS26, dove le fringe-caps pelose e i copricapi a forma di nido hanno catturato l’attenzione del pubblico. Creazioni dell’hair artist Mustafa Yanaz, sono diventate parte fondamentale della collezione presentata. Ma anche la cultura pop e la forza mediatica delle celebrità – spesso provenienti da contesti neri o queer – hanno riportato le parrucche nella conversazione mainstream. Iconica la scena al processo della cantante Cardi B, quando, quasi come in una sit-com, il giudice le chiese conto dei suoi continui cambi di colore di capelli. Lei rise e rispose: “They’re wigs”.
Chi crea le parrucche? Artisti dei capelli
Questa nuova visibilità ha elevato gli artigiani delle parrucche al rango di parrucchieri venerati, portando nomi come Tokyo Stlez o Jean Baptiste Santens nei credits dei contenuti visivi più vari: dallo styling da red carpet ai videoclip musicali, fino agli editoriali di moda.
L’arte della parrucca, nonostante la sua storia turbolenta, ha conquistato i regni dell’estetica. Diventata uno strumento quasi essenziale nel racconto visivo – fianco a fianco con il make-up – si è imposta come il futuro dell’architettura del capello. E pur mantenendo viva la gratitudine verso quelle comunità che vi hanno intravisto un mezzo di espressione artistica, oggi possiamo ringraziare la moda se, dopo un taglio di crisi davanti al lavandino, ci basta un click per ricevere una parrucca bionda a casa entro 24 ore.
Testo raccolto da Antonio Mancinelli e Lucia Gordo
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