Tra licheni, piante secolari ed erbari digitali, nell’orto botanico di Pisa si studia come la biodiversità si adatta al nuovo clima

Lug 11, 2025 - 22:30
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Tra licheni, piante secolari ed erbari digitali, nell’orto botanico di Pisa si studia come la biodiversità si adatta al nuovo clima

Il nostro reportage sugli orti botanici universitari parte da Pisa. Qui si portano avanti ricerche sulle specie spontanee e si cerca di capire se le collezioni botaniche potranno sopravvivere al cambiamento climatico

Come abbiamo iniziato a raccontare su GreenPlanner, gli orti botanici universitari non sono solo collezioni di piante, ma anche luoghi in cui si fa scienza, conservazione e cultura.

Concorda anche Lorenzo Peruzzi, direttore scientifico dell’orto botanico di Pisa, fondato nel 1543. “Qui ci troviamo proprio nel cuore del centro urbano di Pisa – spiega Peruzzia brevissima distanza dalla famosa torre pendente. Nonostante la forte urbanizzazione, lo spazio verde ricrea condizioni favorevoli alla vita di numerosi organismi: funghi, muschi, licheni, insetti, uccelli, protisti. Una vera e propria oasi in un intorno urbano quasi completamente cementificato“.

Licheni rari e alberi da salvare

Da qualche anno, sono proprio queste specie ad aver attirato l’attenzione dei ricercatori, dando vita a un interessante e innovativo filone di ricerca. “Stiamo conducendo degli studi finalizzati alla conoscenza della biodiversità presente con dinamiche naturali nell’orto botanico – continua Peruzzirelativa cioè a organismi che vi crescono spontaneamente, oltre alle piante volutamente coltivate nelle nostre collezioni“.

Tramite la collaborazione con esperti dei diversi gruppi di esseri viventi, chi gestisce l’orto sta quindi cercando di tratteggiare un quadro completo delle forme di vita presenti.

I primi dati, come per esempio uno studio da poco pubblicato sui licheni, hanno mostrato risultati sorprendenti e di assoluto pregio naturalistico“.

Lo studio ha infatti evidenziato la presenza all’interno dell’orto botanico di licheni con stato di conservazione Vulnerabile e Quasi Minacciato, ma anche di specie che in Toscana sono di nuova segnalazione e hanno pochi precedenti nel nostro Paese: Arthopyrenia platypyrenia e Coenogonium tavaresianum (quest’ultima, curiosamente, già registrata in Italia all’interno dell’orto botanico di Roma).

In parallelo, si cerca di capire come le collezioni arboree che vivono da secoli nell’orto reagiranno al cambiamento climatico e quali potranno sopravvivere.

In uno studio pubblicato nel 2023, è stato valutato proprio l’impatto futuro dell’innalzamento delle temperature sull’attuale collezione di alberi: “Nello scenario più pessimista – scrivono gli autori della ricerca – entro il 2090 si prevede che oltre il sessanta per cento delle specie arboree coltivate qui usciranno dalla loro nicchia“.

Ciò significa che, a causa del rialzo delle temperature medie, la città di Pisa verrà a trovarsi in una nuova zona climatica, in cui normalmente non vivono più della metà degli alberi oggi presenti nell’orto botanico.

Tutte le specie che saranno al di fuori della loro area di comfort andranno con tutta probabilità in sofferenza: alcuni esemplari potrebbero riuscire a sopravvivere comunque con meno acqua, altri potrebbero ammalarsi. Conoscere questi dati può indirizzare le strategie messe messe a punto da chi gestisce parchi e giardini, spingendo ad esempio ad ottimizzare l’irrigazione.

Un erbario digitale

Un’altra novità riguarda l’imponente erbario conservato all’interno del museo collegato all’orto botanico. È costituito da circa 350.000 campioni e raccoglie una significativa documentazione scientifica riguardante la flora a livello mondiale.

Il nostro erbario è stato tra i primi in Italia ad allestire un laboratorio di digitalizzazione fornito di scanner planetario ad alta risoluzione – spiega Peruzziiniziando a partire dalla fine del 2017 un esteso programma di digitalizzazione“.

Oggi, la porzione già digitalizzata dell’erbario è accessibile online. Sono anche state installate due postazioni multimediali aperte al pubblico, proprio nei locali del Museo Botanico.

Recentemente è stato pubblicato uno studio scientifico che illustra i principali risultati ottenuti dalla completa digitalizzazione dell’Erbario Guadagno, che con i suoi 44.345 campioni è una delle collezioni di maggiore rilievo scientifico conservate nella nostra struttura“.

Questo museo, insieme all’orto, è peraltro appena entrato a far parte del Sistema Museale Italiano. L’annuncio ufficiale è arrivato proprio pochi giorni fa dalla Direzione nazionale dei Musei del Ministero della Cultura.

Insieme all’orto pisano sono stati accreditati al Sistema Museale Nazionale anche l’orto botanico e museo della Natura e dell’Uomo di Padova, il museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane e la Città della Scienza di Catania.

Aristolochia gigantea
Aristolochia gigantea, foto dell’Università di Pisa

La visita perfetta

Per chi, incuriosito da tanta ricchezza, volesse passare qualche ora in compagnia degli alberi e dei fiori dell’orto botanico di Pisa, ecco per finire qualche consiglio sulle attrazioni da non perdere.

Tra le specie che attirano di più l’attenzione dei visitatori – nota Peruzzitra le oltre 4000 piante presenti certamente spicca la Magnolia grandiflora, che si trova nel settore denominato Orto del Cedro. Proveniente da Londra, è l’albero più vecchio: vive qui dal 1787“.

È ritenuto il primo individuo di questa specie introdotto in Toscana. Nel corso della sua lunga vita, la magnolia ha attraversato molte peripezie. Una vasta carie ha compromesso la stabilità del tronco principale, lasciando l’albero sbilanciato, mentre nel lontano 1789 una forte ondata di freddo ne ha causato il disseccamento.

Ben presto però l’albero si è ripreso: già a partire dal 1798 ha iniziato a produrre i primi fiori e oggi, nonostante tutto, la pianta è molto vigorosa. Nel vivaio, l’orto botanico conserva anche tante piantine figlie della grande magnolia.

Un’altra area apprezzata è poi la serra delle succulente: “qui si possono ammirare più di 200 specie dalle forme molteplici. Sono piante provenienti dalle zone desertiche e predesertiche del Pianeta, dove riescono a far fronte alle periodiche condizioni siccitose grazie a particolari tessuti. Molte di queste piante, inoltre, presentano un gran numero di spine, potente arma di difesa nei confronti di assetati predatori” conclude Peruzzi.

L'articolo Tra licheni, piante secolari ed erbari digitali, nell’orto botanico di Pisa si studia come la biodiversità si adatta al nuovo clima è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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