Travolti da un insolito destino nell’assurdo Trump d’agosto

Ieri è stata una giornata di ordinaria follia in quel regno trumpiano un tempo noto come gli Stati Uniti d’America. Le borse sono sprofondate a causa della recente ondata di dazi, con 100 dollari si compravano soli 87 euro, mentre i dati sugli occupati di luglio hanno fotografato una debolezza evidente del mercato del lavoro americano.
Trump ha deciso di prendersela con i messaggeri di queste notizie anziché con le sue scelte politiche scellerate.
Il primo bersaglio è stato come sempre il presidente della Fed Jerome Powell, il punchball preferito delle mattane trumpiane ogni qual volta la Casa Bianca deve cercare un capro espiatorio cui addossare le colpe dell’aumento dei prezzi e della mancanza di fiducia dei mercati nell’economia, ancor di più adesso che i dazi non sono più una minaccia ipotetica ma una tassa reale che dovranno pagare principalmente i consumatori americani.
Poi Trump ha licenziato la capa del Bureau of Labor Statistic, una specie di Istat di Washington, perché non gli sono piaciuti i dati preoccupanti sull’occupazione a luglio, secondo lui «rigged, truccati» per metterlo in difficoltà.
Nel frattempo, il suo Dipartimento della giustizia ha trasferito Ghislane Maxwell, l’amica e complice del predatore sessuale Jeffrey Epstein, da un carcere di massima sicurezza, dove stava scontando la condanna a 20 anni per aver procacciato giovani ragazze al suo ex fidanzato, a una struttura detentiva decisamente più soft, come segno distensivo dell’Amministrazione Trump dopo la prima parte della trattativa con gli avvocati di Maxwell per concederle la grazia in cambio sappiamo tutti di che cosa: della certezza che dagli archivi di Epstein non uscirà niente di compromettente su Trump, e semmai che saranno diffusi particolari piccanti su qualche big democratico.
Non contento di tutto ciò, Trump ha polemizzato con uno ancora più squilibrato di lui come l’ex presidente russo Medvedev, e ha minacciato la Russia di ritorsioni militari ordinando a due sottomarini nucleari americani di sistemarsi nelle posizioni giuste, vicine alla Russia, nel caso la tensione con Mosca dovesse ulteriormente precipitare.
E così, sotto i migliori auspici, è cominciato agosto.
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