Usa, il segretario al Tesoro Bessent: “Entro settembre concluderemo i principali accordi commerciali”

Gli Stati Uniti potrebbero finalizzare la maggior parte dei loro accordi commerciali più rilevanti entro la festa del Festa del lavoro, in programma il 2 settembre prossimo. Lo ha dichiarato oggi il segretario al Tesoro, Scott Bessent, in un’intervista a “Fox Business”. Secondo Bessent, si tratta di una scadenza più morbida rispetto a quella fissata per inizio luglio dal presidente Donald Trump, che ad aprile aveva annunciato una sospensione temporanea dei dazi globali. “Stiamo negoziando con circa 18 partner commerciali chiave e abbiamo già accordi con Regno Unito e Cina”, ha spiegato il segretario. “Il segretario Lutnick ha detto ieri che si aspetta almeno altri dieci accordi. Se riuscissimo a concludere tra i 10 e i 12 accordi con i partner principali, su un totale di 18, e poi ci concentrassimo su altri 20 rapporti rilevanti, credo che entro la Festa del lavoro potremmo aver completato il quadro”. Le parole di Bessent hanno già avuto un impatto positivo sui mercati: i future sull’indice S&P 500 sono saliti, facendo prevedere nuovi massimi storici nelle prime ore di contrattazione.

Il 2 aprile scorso Trump aveva imposto un dazio globale di base del 10 per cento, accompagnato da ulteriori tariffe reciproche contro decine di Paesi. Dopo una settimana di forti turbolenze sui mercati, il 9 aprile la Casa Bianca aveva annunciato una sospensione di tre mesi dei dazi, promettendo di negoziare 90 accordi in 90 giorni. Tuttavia, con meno di due settimane alla scadenza di tale sospensione, solo pochi accordi risultano prossimi alla firma. Negli ultimi giorni, alcuni esponenti dell’amministrazione hanno attenuato i toni rispetto alla scadenza di luglio, definendola “non definitiva” e sottolineando che potrebbe slittare per i Paesi che negoziano “in buona fede”. La Casa Bianca ha inoltre lasciato intendere che, in assenza di accordi, Trump potrebbe procedere unilateralmente con l’imposizione dei dazi. Sul piano legale, un tribunale federale ha stabilito a fine maggio che il presidente non aveva l’autorità per imporre le tariffe in questione, ordinandone la sospensione. Tuttavia, una corte d’appello ha rinviato l’esecuzione della sentenza, in attesa di un’udienza fissata per il 31 luglio.

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