3 proposte per iniziare a invertire la fuga dei cervelli

Novembre 28, 2025 - 14:30
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3 proposte per iniziare a invertire la fuga dei cervelli

lentepubblica.it

L’Italia perde i giovani e ha la natalità più bassa di sempre. Ecco 3 proposte per iniziare a invertire la fuga dei cervelli.


L’Italia perde pezzi. Più di un italiano su 10 risiede ufficialmente all’Estero. Lo Stato spende intorno ai 10mila euro all’anno per la formazione scolastica di ogni studente. Poi lo perde, appunto. E quell’investimento genererà ricchezza altrove – dati del rapporto OECD “Education at a Glance 2025.

A questo non c’è una soluzione semplice. Con l’asSociata, associazione di giovani professionisti e studenti impegnati per avanzare proposte sul lavoro per le nuove generazioni, abbiamo fatto un giro per l’Europa per cercare di capire quali fossero i problemi che portano così tanti connazionali a scegliere di partire. Parigi, Londra, Bruxelles: abbiamo organizzato incontri con centinaia di ragazze e ragazzi che preferiscono emigrare, nonostante amino il loro Paese.

Tra i problemi evidenziati, ce ne sono 3 che spiccano in ogni contesto e persona:
  • i salari in Italia sono troppo bassi, spesso non sufficienti per condurre una vita dignitosa in molte città;
  • l’ambiente di lavoro non favorisce una crescita professionale e i ritmi sono spesso irregolari;
  • non ci sono opportunità in diversi ambiti e settori, coperti invece in molti altri contesti europei.

Non è quindi possibile affrontare la duplice sfida del ridurre la fuga e aumentare l’attrattività dell’Italia per i giovani stranieri con un approccio lineare e semplice: occorre una misura di sistema, che aggredisca i diversi fattori che portano a questi risultati.

Le tre proposte per invertire la fuga dei cervelli

Con l’asSociata abbiamo prodotto una prima proposta, preliminare, che tiene conto della situazione attuale e della necessità di iniziare a tamponare una ferita che ci vorrà molto tempo a rimarginare. E che non sarà risolvibile con un semplice provvedimento.

Primo passo:

Irpef al 5% per i primi tre anni di impiego dei giovani, con redditi fino a 40.000 mila euro. Significa più soldi in busta paga al primo stipendio del neo-lavoratore, un po’ come avviene con il regime forfettario delle partite IVA. In questo modo si riducono i finti contratti a prestazione, e conviene sia al lavoratore che al datore di lavoro, con il risultato che il primo si ritrova più soldi in busta paga e un contratto stabile, e il secondo più fondi da investire.

Secondo passo:

aumentare la spesa in ricerca e sviluppo per finanziare nuovi progetti e per allineare gli stipendi dei ricercatori italiani agli standard europei. Senza ricerca non c’è innovazione e non c’è futuro, basta pensare a quanto l’Italia sia indietro sull’Intelligenza Artificiale. La spesa italiana in ricerca e sviluppo oggi è solo dell’1.37 % del PIL, contro la media europea del 2.26%.

Terzo passo:

per chi vuole tornare o scegliere il nostro Paese per studiare e lavorare tornerebbe molto utile l’istituzione di un’Agenzia nazionale, con sportello unico digitale, che assista in ogni passaggio per agevolare l’attrattività e la connessa burocrazia. In poche parole: un portale unico con un unico caricamento dei documenti e tempi più certi.

3 proposte per provare ad iniziare a cambiare la situazione. Negli emendamenti alla legge di bilancio ci sono varie bozze in tal senso. Speriamo che qualcosa venga recepita dalla maggioranza.

Leggi anche: “Lavoro e poi stacco”: a che punto è la proposta di legge per il diritto alla disconnessione

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