Angelo, il bambino dal cuore nuovo: 490 giorni in ospedale aspettando la vita

Lug 11, 2025 - 10:00
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Angelo, il bambino dal cuore nuovo: 490 giorni in ospedale aspettando la vita

Nella stanza luminosa di un reparto d’ospedale, un bambino ha imparato a vivere. Ha pronunciato le sue prime parole, mosso i primi passi, imparato a contare. Per 70 settimane, il piccolo Angelo, nome di fantasia,  un bambino siciliano di un anno e mezzo,  ha vissuto all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo con un cuore artificiale nel petto, in attesa di un cuore vero. È la storia di un bambino che ha conosciuto la vita dentro un ospedale e ne è uscito grazie ad un grande gesto di amore di una famiglia.

La malattia di Angelo

Angelo è nato con una grave miocardiopatia dilatativa. La diagnosi è arrivata subito, come una frustata, e la sua unica possibilità era un trapianto. A due mesi è stato trasferito a Bergamo dalla Sicilia, dove gli è stato impiantato un cuore artificiale: un delicatissimo sistema meccanico che gli ha permesso di sopravvivere giorno dopo giorno, fino all’arrivo di un cuore compatibile, trapiantato a marzo.

Una famiglia sospesa tra speranza e gratitudine

Durante quei lunghi mesi, la sua famiglia si è trasferita accanto a lui. La mamma e il papà non lo hanno mai lasciato solo. «In quest’anno e mezzo abbiamo capito che gli angeli sono anche sulla terra – raccontano –. Abbiamo visto nostro figlio crescere attaccato a tubi e macchinari, e poi finalmente muoversi da solo, libero. Quando ha visto il cielo per la prima volta fuori dalla finestra, è rimasto incantato». Il loro pensiero più commosso è per chi ha reso possibile il miracolo. «Il nostro bambino ora vive per due. Il cuore che batte nel suo petto è il dono di un altro piccolo, che non c’è più. Ringraziamo i suoi genitori: nel momento più tragico della loro vita, hanno compiuto un gesto di amore assoluto».

Un’eccellenza chiamata ASST Papa Giovanni XXIII

Quella di Angelo è solo una delle tre storie che, tra marzo e aprile, hanno illuminato i corridoi del Papa Giovanni XXIII, centro di riferimento nazionale per il trapianto di cuore pediatrico. In trenta giorni, l’equipe del dottor Amedeo Terzi ha eseguito tre trapianti su pazienti giovanissimi, tutti mantenuti in vita da sistemi di assistenza meccanica. C’è Assan, 3 anni, che ha lottato contro la stessa patologia di Angelo. Anche per lui un cuore artificiale ha rappresentato il ponte verso il trapianto. Oggi è tornato a casa, in un’altra provincia della Lombardia. Poi c’è Rosa Valentina, 15 anni, arrivata in Italia dal Centroamerica perché nel suo Paese non esisteva una cura. Dopo un primo intervento non risolutivo, a marzo ha ricevuto un cuore artificiale. A maggio, un cuore nuovo. È ancora in ospedale, ma in fase di recupero. «Avere tre cuori disponibili in un mese per bambini è un evento rarissimo – spiega il dottor Terzi –. Solo pochi ospedali al mondo possono gestire situazioni così complesse. Senza l’uso dei cuori artificiali, nessuno di questi bambini avrebbe avuto una possibilità».

Tecnologia, dedizione e umanità

Dietro questi risultati c’è un intero ospedale che lavora in sinergia: medici, chirurghi, anestesisti, infermieri, tecnici, volontari. «È la nostra missione – sottolinea il direttore generale Francesco Locati –. Ogni cuore trapiantato è il frutto del lavoro di centinaia di persone e dell’eredità morale del professor Lucio Parenzan, pioniere della cardiochirurgia pediatrica, di cui quest’anno celebriamo il centenario della nascita». L’assessore regionale al Welfare, Guido Bertolaso, ha conosciuto la storia di Angelo durante una visita all’ospedale: «Un bambino che ha vissuto sedici mesi chiuso tra le mura ospedaliere. Ma quelle mura, grazie all’impegno di un’équipe straordinaria, si sono trasformate in una casa, in un nido. In un luogo dove anche la malattia ha potuto lasciare spazio alla vita».

Un futuro che nasce dal dono

Il miracolo della vita che rinasce ha un’origine silenziosa, dolorosa ma potente: la donazione di organi. «Non esisterebbero queste storie – ribadiscono i medici – senza il coraggio di chi, nel momento più buio, sceglie la luce». Angelo oggi è a casa. Il suo cuore è nuovo e la sua storia è un inno alla vita. È la dimostrazione che, anche nei momenti più bui può accadere qualcosa di straordinario e che un cuore può continuare a battere per un’altra vita.

 

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