Attenzione a dove compri le Lacoste in saldo: se hanno uno di questi segni, è falsa

Etichette, bottoni, posizione del logo e lingua delle indicazioni: i falsi si riconoscono se sai dove guardare. Evitare le trappole è possibile anche con modelli moderni, se conosci questi segnali.
Capita più spesso di quanto si pensi: vedi una Lacoste in saldo, la provi, ti convince anche il prezzo, ma appena la porti a casa cominci a farti delle domande. Siamo circondati da versioni contraffatte che a occhio inesperto sembrano perfette. Ma ci sono piccoli dettagli che fanno la differenza, e una volta che li conosci, è difficile non notarli. Indossare un capo falso, soprattutto quando si tratta di brand storici, può rovinare completamente l’intento di un look. È come voler sembrare disinvolti con una camicia stirata male. Funziona solo da lontano.
Il problema più grosso è che queste imitazioni sono sempre più curate, e a meno che non si sappia dove guardare, la trappola è dietro l’angolo. Alcuni mercatini e negozi online sembrano affidabili, ma poi basta un colletto storto o una cucitura fuori posto a tradire tutto. E se non si presta attenzione, si rischia di pagare una cifra piena per qualcosa che non vale nemmeno la metà. Ecco perché sapere dove controllare – e cosa – diventa fondamentale.
I dettagli che fanno la differenza tra una Lacoste originale e una falsa
Il primo segnale che deve far alzare le antenne è la posizione della toppa col coccodrillo. Sembra un dettaglio banale, ma è una delle cose che i falsi sbagliano più spesso. Sulla polo originale, il logo è sempre cucito tra il secondo bottone e la cucitura del petto. Mai troppo in alto, mai centrato. Basta guardare una volta quella vera per capirlo. I modelli contraffatti spesso lo piazzano troppo vicino al colletto o lo lasciano galleggiare a metà polo, come se fosse un’applicazione messa lì a caso.
Poi ci sono i bottoni. Chiunque abbia in casa una Lacoste vera può notare che sono in madreperla e hanno solo due buchi. Le copie tendono a usare plastica, e spesso i bottoni sono a quattro fori o più lucidi del dovuto. È un dettaglio piccolo ma evidente. Una madreperla vera ha riflessi naturali, non l’effetto vetrificato delle plastiche finte. E nei capi originali è sempre cucita con filo discreto, senza nodi o cuciture troppo larghe.
Anche l’etichetta di lavaggio è una cartina tornasole. Le Lacoste originali presentano una sequenza precisa di diciture, in cui la prima lingua è sempre il francese. Trovarsi davanti a una polo con scritte solo in inglese o con informazioni che iniziano in un’altra lingua è un segnale forte che qualcosa non quadra. Le diciture devono essere otto, ordinate, ben leggibili. Nulla di stampato in corsivo o impaginato male. Non è solo un vezzo da puristi: è così che si riconosce un capo curato.
Altro dettaglio interessante riguarda la taglia. Nelle Lacoste vere, le misure sono sempre espresse in numeri e con la dicitura francese. Quindi non “L”, “M” o “XL” come capita con la taglia americana. In alcune edizioni più moderne si possono trovare le doppie taglie, ma resta comunque la priorità della numerazione europea. Anche il cartellino in cartone spesso ha un font specifico e una texture leggermente ruvida al tatto, mentre molti falsi usano carta lucida o stampa sgranata.
E infine c’è il colletto. Può sembrare ovvio, ma il colletto è una delle prime cose a dare problemi nelle imitazioni. Le polo vere mantengono la forma anche dopo diversi lavaggi, perché la maglia del cotone è compatta e ben costruita. Quelle false tendono a cedere, a piegarsi male o ad arricciarsi lungo le cuciture. E quando indossi una polo che non sta al suo posto, te ne accorgi subito. Il colletto storto non si sistema nemmeno con il ferro da stiro.
Alla fine, il modo migliore per non cadere in trappola è allenare l’occhio. Una volta che impari a osservare questi particolari, diventa difficile farsi fregare. Le imitazioni possono essere anche ben fatte, ma restano imitazioni. E non si tratta di snobismo, ma di rispetto per ciò che indossi. Se vuoi una Lacoste, vuoi una Lacoste.
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