Benetton Group dimezza le perdite nel 2024. I ricavi scendono a 917 milioni

La cura ‘dimagrante’ del Gruppo Benetton avviata dal CEO Claudio Sforza inizia a dare i suoi frutti. A poco meno di un anno dal suo insediamento, il gruppo trevigiano chiude l’esercizio 2024 portando in dote un dimezzamento delle perdite, un lieve calo dei ricavi e, soprattutto, consolidando i processi di efficientamento nei diversi ambiti che hanno già portato a una sostanziale revisione della rete commerciale e che si svilupperanno anche in ambito produttivo con la progressiva totale esternalizzazione della catena manifatturiera dall’attuale quota pari al 60% realizzata da fornitori.
Dunque, i conti del 2024 rappresentano uno specchio di quella che è la visione del gruppo improntata su cinque pilastri: “rilancio del brand e potenziamento dei canali digitali; recupero di competitività attraverso la riduzione del costo del prodotto finito con alta attenzione alla qualità dello stesso; razionalizzazione della rete distributiva e commerciale; efficientamento di processo e organizzativo; riduzione dei costi generali”, spiega la nota che sottolinea come i risultati dell’ultimo anno siano frutto dell’esperienza e della professionalità di Sforza e del supporto del nuovo corso di Edizione.
Entrando nel dettaglio dei conti relativi al 2024, le perdite sono scese a poco meno di 100 milioni di euro, con un miglioramento del 57,5% anno su anno (nel 2023 erano pari a 235 milioni di euro). La posizione finanziaria netta è migliorata di circa 50 milioni, riducendosi dai 460 milioni di euro del 2023 ai 411 milioni di euro nel 2024. In sostanziale tenuta, poi, i ricavi: nonostante la razionalizzazione dei punti vendita meno performanti e la fase di rilancio dell’azienda, il gruppo ha chiuso l’anno con un fatturato pari a 916,9 milioni di euro, in lieve calo rispetto ai 1,098 miliardi euro dell’esercizio precedente.
La priorità del nuovo AD Sforza è stata quella di portare avanti una politica di austerità e soprattutto di efficientamento. Dunque si inserisce in questa scia la scelta di concentrare tutte le funzioni aziendali in un’unica sede, quella di Castrette di Villorba, lasciando gli spazi della settecentesca Villa Minelli a Ponzano Veneto, sede storica degli uffici dirigenziali e amministrativi.
Altro ambito del business plan di Sforza è quello di rivedere i punti di vendita e i canali distributivi: in pratica, meno partner commerciali, più negozi diretti e soprattutto molto più online. Secondo quanto spiega il gruppo nella nota, l’obiettivo è infatti valorizzare “i negozi diretti nel presidio del mercato (con risultati positivi nel 2024, con una crescita media delle vendite del +7% sull’anno precedente) e interrompendo al contempo le relazioni commerciali con i partner gravati da rilevanti insolvenze creditizie verso Benetton Group” e dall’altro investire “in maniera importante nei canali di vendita digitali, con l’avvio di un programma di rafforzamento dell’e-commerce di Benetton Group pensato per colmare nel minor tempo possibile il gap rispetto ai benchmark di settore, con l’obiettivo di incrementare in modo significativo l’incidenza dell’e-commerce sui ricavi complessivi del gruppo, partendo dall’attuale 13% per arrivare al 20-25% nei prossimi anni”. In quest’ottica è allo studio la creazione di una divisione ad hoc che riporterà direttamente con Sforza.
Contestualmente alla parte commerciale, l’altra leva fondamentale del gruppo è quello di “adeguare” gli standard produttivi agli standard di mercato e, quindi, a quelli già avviati da tempo dai competitor. Nel concreto questo si tradurrà in un abbattimento dei costi interni di produzione, esternalizzando questa voce. Come spiega il comunicato, il player considera “anche la possibilità di rivolgersi a fornitori specializzati, così da allineare la filiera produttiva di Benetton Group ai benchmark di settore, superando così il modello consolidato che negli ultimi anni aveva visto solo il 60% della produzione di merce affidata all’esterno, mentre il 40% ancora prodotto da stabilimenti di proprietà”. Una situazione tale da comportare, spiega il gruppo, “delle inefficienze produttive tanto a livello di costi, che di collezioni”. Queste ultime, tuttavia, hanno ridotto e anzi dimezzati i tempi di lavorazione, passati da 12 a 6 mesi. Questa accelerazione “ha generato un doppio impatto: da un lato, finanziario – con una riduzione del capitale circolante immobilizzato – e dall’altro, commerciale, permettendo una maggiore reattività ai trend di mercato e una proposta prodotto più in linea con le preferenze dei consumatori”, aggiunge il gruppo. L’obiettivo a tendere e in un orizzonte temporale non così ampio, è quello di esternalizzare il più possibile facendo leva su una rete di fornitori globali, cercando di arrivare alla totalità della produzione a terzisti, il che consentirebbe maggiore flessibilità, margini più elevati e un ulteriore abbattimento dei tempi per immettere sul mercato le collezioni. Benetton Group così, in futuro, potrebbe non avere più in dote la parte manifatturiera.
Da ricordare peraltro il recente due nuove collezioni che trovano le loro radici in Corea del Sud, tra i principali mercati per il gruppo, dove è presente con circa 300 store dei suoi due marchi, United Colors of Benetton e Sisley. Da un lato Sisley K, nuova linea premium e dall’altro BBOLD, che, spiega il gruppo, reinterpreta l’heritage di United Colors of Benetton con i codici estetici della K-Wave: knitwear, denim e colori decisi si fondono con volumi over e dettagli sporty.
La nota del gruppo ricorda inoltre come, “parallelamente, nell’ottica di razionalizzazione dell’organico – mantenendo sempre la tutela delle risorse umane come priorità – sono state adottate misure che hanno interessato una parte significativa dei lavoratori della casa madre. Il confronto con le Organizzazioni Sindacali è stato sin da subito improntato alla trasparenza e alla collaborazione, con l’obiettivo di minimizzare gli impatti sociali. Contestualmente, il Gruppo ha attratto figure di alto profilo con esperienze consolidate a livello nazionale e internazionale, inserite anche in funzioni aziendali chiave, in grado di contribuire attivamente a percorsi di discontinuità e trasformazione”.
Qual è la tua reazione?






