Bosnia-Erzegovina, l’odio che non passa

Giugno 29, 2025 - 03:30
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Bosnia-Erzegovina, l’odio che non passa
Neppure di fronte alla morte si arresta l’odio. In Bosnia-Erzegovina sconosciuti hanno profanato e distrutto negli ultimi giorni numerose tombe in un cimitero serbo-ortodosso nel villaggio di Kovacici, non lontano da Kladanj, cittadina a nord di Sarajevo. Nel darne notizia, il parroco della chiesa locale – citato dai media a Belgrado – ha detto che un simile attacco vandalico si era registrato nello stesso cimitero di recente, con i pochi serbi locali che vivono in una situazione di costante paura e insicurezza.  In vista dell’11 luglio, giorno in cui si ricorda il genocidio di Srebrenica del quale quest’anno ricorre il 30° anniversario, il leader nazionalista serbo-bosniaco Milorad Dodik è tornato a criticare quella che definisce la “falsa narrazione” su tale evento, ribadendo la sua posizione secondo cui per Srebrenica non si può parlare di genocidio ma di un “grave crimine di guerra”. Parlando oggi in una conferenza stampa a Banja Luka, il capoluogo della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina di cui lui è presidente, Dodik ha nuovamente criticato l’Occidente che, a suo dire, trascura e chiude gli occhi volutamente sulle migliaia di serbi massacrati durante la guerra di Bosnia nella regione della Podrinje, non lontano da Srebrenica, ricordando e commemorando solo le vittime musulmane del conflitto.
Odio
Il ponte sulla Drina a Višegrad, in Bosnia-Erzegovina. Foto di Vera Mandic su Unsplash

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“E’ innegabile che nella Podrinje (regione attraversata dal fiume Drina, al confine tra Serbia e Bosnia-Erzegovina, ndr) dal 1991 al 1995 furono uccisi 3.500 serbi, in prevalenza civili. Per i crimini contro i serbi nessuno ha pagato, mentre per i crimini contro i musulmani è stata chiamata a rispondere l’intera dirigenza politica e militare della Republika Srpska. Ciò non aiuta la soluzione dei problemi e non contribuisce alla riconciliazione. Tutto questo non favorisce la coesistenza”, ha affermato Dodik. A suo dire è falsa la narrazione secondo cui a organizzare le cerimonie commemorative per le vittime di Srebrenica sono le istituzioni della Bosnia-Erzegovina. Tali iniziative, ha detto, provengono esclusivamente dalla componente musulmana della Federazione croato-musulmana, una delle due entità che compongono il Paese, unitamente alla Republika Srpska. E le autorità e gli ospiti stranieri non vengono invitati a Srebrenica a nome della Bosnia-Erzegovina, ma solo a nome della componente musulmana del Paese. In ogni caso, ha aggiunto, la Republika Srpska (di cui fa parte Srebrenica) intende fare di tutto per garantire l’ordine e la sicurezza per le cerimonie commemorative dell’11 luglio. Per Dodik permangono al tempo stesso manipolazioni e falsità sul numero delle vittime dei massacri a Srebrenica, definiti genocidio dalla giustizia internazionale e valutati in oltre 8 mila civili musulmani. A suo dire si tratta di “manipolazioni politiche da parte dei bosniaci musulmani” che cercano di concentrare tutti morti di Srebrenica nel luglio 1995.
odioArea rurale bosniaca (@ abdurahman iseini su Unsplash)

30 anni fa

 “Se leggete i nomi vedrete che figurano nomi di vittime risalenti al 1991, e si è cercato di concentrare tutto in un tale breve periodo, luglio 1995, per influenzare l’opinione pubblica”, ha affermato il leader serbo-bosniaco. “Più di 400 persone erano vive ma figuravano nella lista dei morti”, ha aggiunto. “Il Tribunale dell’Aja si attiene alla falsa narrazione degli 8 mila morti”, ottenuti con vittime registratesi in altre regioni della Federazione croato-musulmana – ha detto Dodik annunciando il 5 luglio prossimo come giornata di lutto nella Republika Srpska in memoria delle migliaia di serbi massacrati nella Podrinje

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