Caregiver familiari, si va verso una completa riforma?

Novembre 28, 2025 - 14:30
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Caregiver familiari, si va verso una completa riforma?

lentepubblica.it

Una riforma di una delle figure chiave più rilevante per gli assetti familiari di tantissimi, quella del caregiver, ha quasi concluso la fase preliminare ed è pronta all’avvio del percorso verso l’approvazione.


La norma arriva dopo anni di attesa e una lunga stagione di provvedimenti annunciati ma mai completati e dovrebbe contemplare il riconoscimento giuridico nazionale.

Il disegno di legge dedicato ai caregiver familiari sta finalmente entrando nella fase decisiva. Da comunicazioni ufficiose, ma da fonti ufficiali, sembrerebbe credibile che lo schema di base arrivi sul tavolo del Consiglio dei Ministri subito dopo l’approvazione della legge di bilancio. Per l’avvio dell’iter parlamentare si dovrebbe, a quel punto, attendere poche settimane, vale a dire l’inizio del prossimo anno.

Il DDL (disegno di legge) Locatelli rappresenterà una svolta attesa da milioni di famiglie.  Il provvedimento introduce infatti un riconoscimento giuridico nazionale e prevede per la prima volta un sostegno economico strutturale per la figura del caregiver, fino ad oggi rimasta spesso una ‘cosa di famiglia’, ai confini della tutela formale, ufficiale.

la nuova classificazione nazionale

La normativa italiana attuale difetta un quadro organico, per via della frammentazione e della carenza di una normativa onnicomprensiva ed organica dedicata. Il caregiver familiare è quella persona che presta assistenza continuativa, non occasionale dunque, e gratuita a un familiare affetto da disabilità grave o comunque in una condizione di non autosufficienza. Questa definizione formalmente ha fatto la sua prima comparsa nella Legge di Bilancio 2018. La norma in quell’occasione ne ha in qualche modo sancito la centralità ma non ha previsto formalizzazioni nè tutele strutturali.

Il caregiver quindi che spesso è un genitore, un figlio, un coniuge o un parente stretto – provvede ad assistere e sostenere la vita quotidiana della persona assistita in ogni aspetto. I suoi compiti ed il suo quotidiano vanno dall’igiene personale alla somministrazione di farmaci, dal sostegno alla mobilità, sia in termini di trasporto, ma anche di ‘passeggiate’ fino alla gestione domestica, la spesa, le pulizie. Questa figura chiave solitamente provvede anche a gestire il coordinamento con i medici di base e quelli specialistici, seguendo la programmazione di visite ed esami necessari, si interfaccia con i servizi sociali e con le eventuali strutture sanitarie. È una figura chiave del welfare informale italiano, che supplisce alle carenze dell’assistenza pubblica dedicando tempo, energie rinunciando ad una grossa fetta della propria vita personale e relazionale, alla propria carriera e alla propria autonomia economica.

Quattro i profili di caregiver

Il DDL Locatelli introdurra, come abbiamo visto, per la prima volta un riconoscimento giuridico uniforme, disegnando una definizione chiara e articolata del caregiver familiare e suddividendola in quattro fasce, basate su convivenza e numero di ore di assistenza settimanali:

  • Caregiver convivente prevalente

Assiste un familiare per almeno 91 ore a settimana.

  • Caregiver convivente

Dedica alla cura tra 30 e 90 ore settimanali di assistenza.

  • Caregiver non convivente

Almeno 30 ore settimanali, senza condividere l’abitazione.

  • Convivente o non convivente.

Caregiver che dedica da 10 a 29 ore settimanali

L’assegno arriva solo per la prima fascia

Lo stanziamento previsto dal nuovo assetto della materia è di circa 250 milioni di euro inseriti in legge di bilancio. Questo importo, secondo le previsioni dovrebbe permettere allo Stato di erogare un contributo trimestrale fino a 1.200 euro nel trimestre (pari a 400 euro al mese) ma solamente a beneficio dei caregiver conviventi prevalenti, cioè coloro che garantiscono almeno 91 ore settimanali di assistenza. Importante novità, questo tipo di sostegno economico non impatterà sull’ISEE né sulla possibilità di beneficiare di altre prestazioni sociali, evitando in questo modo di penalizzazioni sulle famiglie più fragili.

Un passo storico che rischia di essere già monco

Seppure da più parti si legge la riforma come un passo storico, che va a porre rimedio a quanto accaduto finora, quando queste figure erano del tutto prive perfino di un’identità normativa riconosciuta, desta qualche malumore lo sbarramento davvero importante alla base del sostegno economico. Per come è oggi redatta la norma, per rientrare tra i destinatari dell’assegno, non sarà sufficiente dimostrare di assistere un familiare per 91 ore settimanali. Saranno infatti necessari altri due vincoli piuttosto restrittivi e per questo già criticati:

I requisiti Isee

Si dovrà avere un ISEE massimo di 15.000 euro ed un reddito da lavoro annuo massimo di 3.000 euro. La copertura stimata è di circa 50.000 caregiver, a fronte di una platea reale di circa 7 milioni secondo Istat. In sostanza, per ottenere il contributo, bisognerà essere di fatto disoccupati oltre che impegnati quasi totalmente nell’assistenza. È pur vero che tali compiti di cura rendono, come già detto quasi impossibile il proseguire di una vita ‘normale’ al di fuori della propria routine di cura. Le altre categorie riceveranno un riconoscimento giuridico formale, ma nessun contributo economico. Una conquista simbolica importante, ma ancora lontana dalle aspettative e soprattutto di bisogni di migliaia di famiglie, molte delle quali non potranno che sperare in un ampliamento dei requisiti ed eventuali estensioni saranno valutate a partire dal 2027.

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