Comincini: «Il lato oscuro dello sviluppo economico»

Dicembre 27, 2025 - 10:30
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Comincini: «Il lato oscuro dello sviluppo economico»
L'Arcivescovo durante il Discorso alla Città (foto Andrea Cherchi)

«Il capitalismo malato è a servizio dell’individualismo e ignora la funzione sociale e la responsabilità morale della finanza». A dirlo è stato l’Arcivescovo nel suo Discorso alla città 2025. Ma davvero la Milano degli affari di oggi è così malata? «Quello di monsignor Delpini è stato un pronunciamento coraggioso, che dipinge un quadro severo, ma che riflette problemi che sono reali», dice subito Eugenio Comincini, segretario generale della Fondazione Bcc Milano e membro della commissione centrale di beneficenza della Cariplo.

Quali sono questi problemi?
L’Arcivescovo ha denunciato una finanza slegata dall’economia reale e dal bene comune, dove i profitti diventano l’unico scopo. La speculazione immobiliare, gli ingenti flussi di denaro, i soldi a tutti i costi indicano una sorta di malattia etica: il profitto, elevato a idolo, a scapito della solidarietà e della giustizia sociale. Naturalmente Milano resta una città ricca di virtù e di aspetti positivi, ma l’arcivescovo Delpini giustamente ha voluto richiamare l’attenzione sul lato oscuro dello sviluppo economico. Tuttavia, non è una condanna senza appello, ma avverte che il successo economico, mettendo al centro solo il denaro, rischia di scardinare il tessuto sociale: prenderne coscienza è il primo passo per guarire.

Eugenio Comincini

Il filo rosso che lega i cinque ambiti critici che minacciano la tenuta della casa comune sembra essere il fare i soldi con i soldi. Questo è un dato unificante?
Direi di sì. In ciascuno dei cinque ambiti si vede all’opera la stessa mentalità, cioè mettere il guadagno al primo posto ignorando le persone. Per esempio, nella sanità, Delpini ha denunciato che il primato profit fa della salute un affare; nella finanza dominano l’astuzia e la speculazione; nella città delle mille luci, chi ha pochi mezzi (siano giovani, stranieri o persone povere) resta escluso. E questo vale anche per il welfare ridotto e per la carenza del sistema carcerario, dove si preferisce spendere in repressione invece di investire nel recupero dei detenuti. Soprattutto nel settore economico-finanziario il filo rosso diventa evidente. Tutte queste dinamiche minano la casa comune perché erodono la coesione sociale e l’equità: se guadagnare diventa l’unico metro, chi è fragile viene schiacciato. L’Arcivescovo ci chiede di invertire questa rotta riscoprendo un’etica della responsabilità.

Monsignor Delpini, prendendo la parola in un Consiglio comunale, in cui dialogava con i presidenti delle maggiori fondazioni bancarie italiane, disse che ci dovrebbe preoccupare più l’ingresso di denaro sporco che l’arrivo dei migranti…
L’Arcivescovo in quell’occasione ha voluto forse provocatoriamente spostare l’attenzione dal fenomeno migratorio, che spesso viene enfatizzato, a quello meno visibile, ma altrettanto se non più insidioso, del flusso dei capitali illeciti. Personalmente concordo con questa prospettiva: oggi l’opinione pubblica tende a parlare di migranti in forma spropositata facendo riferimento a presunte invasioni. Ma i dati ci dicono che, all’ottobre scorso, sono stati circa 58 mila coloro che sono arrivati nel nostro Paese con un numero in aumento rispetto al passato, ma lontano dai picchi del 2016 o del 2023. La stessa attenzione non viene dedicata al denaro sporco che circola nella nostra economia. Se pensiamo a Milano, negli ultimi anni sono state segnalate operazioni sospette per oltre un miliardo di euro, legate a riciclaggio mafioso, evasione fiscale, corruzione o addirittura finanziamento del terrorismo. Un’infiltrazione che può fare danni enormi, creando bolle speculative, alimentando clan, arricchendo i meccanismi di usura.

Qual è una misura urgente da mettere in campo, relativamente alle cosiddette “zone grigie”?
Anzitutto, occorre prendere coscienza di tutto questo. Da un lato servono sicuramente controlli più serrati, ma è necessaria anche la vigilanza etica di ciascuno. Servono sentinelle in ogni categoria professionale, in ogni impegno civile: persone che possano davvero controllare e far presente all’opinione pubblica, a volte anche alle istituzioni, quello che c’è di marcio perché possa essere riconosciuto e affrontato con coraggio.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia