Crediti per la Natura: nuova moneta per un equilibrio ecologico ed economico

Lug 9, 2025 - 08:30
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Crediti per la Natura: nuova moneta per un equilibrio ecologico ed economico
tutela biodiversità

La Commissione europea ha presentato una roadmap per i crediti per la natura, uno strumento volontario pensato per attrarre capitali privati a supporto della tutela della biodiversità. L’iniziativa lega resilienza ambientale e competitività economica

In un contesto segnato dalla crisi climatica e dal degrado ecosistemico, la Commissione europea prosegue nel suo percorso politico e operativo promuovendo la Roadmap towards Nature Credits.

L’obiettivo dichiarato è duplice: incentivare investimenti privati nelle azioni a favore della natura e fornire riconoscimento economico a chi opera quotidianamente per la sua tutela, dai coltivatori agli amministratori di aree protette.

Una visione che riconosce esplicitamente il valore sistemico della biodiversità quale asset strategico per l’economia europea.

La natura come capitale produttivo

È ormai ampiamente accettato che più della metà del Pil mondiale – e due terzi del valore aggiunto europeo – dipende direttamente dai servizi ecosistemici: dalla fertilità dei suoli all’impollinazione, dalla regolazione idrica alla capacità di mitigazione degli eventi estremi.

Tuttavia, l’integrità di questi servizi è minacciata da pressioni antropiche crescenti. La risposta della Commissione è pragmatica: integrare i benefici della conservazione naturale nei meccanismi di mercato, traducendo l’impegno ambientale in valore economico tangibile attraverso strumenti innovativi e certificabili.

In questa visione, i crediti di natura rappresentano unità di valore attribuite ad azioni nature-positive, come il ripristino di zone umide o l’estensione di superfici forestali.

Tali azioni, valutate e certificate da organismi indipendenti, generano crediti che possono essere acquisiti da aziende, istituzioni finanziarie, enti pubblici o singoli cittadini. In cambio, gli investitori ottengono benefici in termini di reputazione, mitigazione del rischio, aderenza a criteri Esg e riduzione dei costi assicurativi.

È un modello che consente di remunerare chi custodisce la natura – agricoltori, silvicoltori, pescatori e comunità locali – attraverso un riconoscimento economico delle loro pratiche di gestione sostenibile.

Secondo la Commissione europea, questa forma di redditività ecologica potrebbe affiancare efficacemente i sussidi pubblici, contribuendo a colmare un fabbisogno stimato in circa 65 miliardi di euro annui per la tutela della biodiversità nell’Unione.

Differenze e sinergie con i crediti di carbonio

Sebbene mutuati nella logica generale dai più noti crediti di carbonio, i crediti di natura si differenziano per oggetto e finalità. Mentre i primi si basano sulla quantificazione delle emissioni di CO2 evitate o sequestrate, i secondi si fondano su metriche più complesse e site-specific relative al miglioramento della biodiversità.

Esistono tuttavia forti sinergie, soprattutto nei progetti di carbon farming che integrano benefici ecologici complessi. Affinché i crediti di natura siano percepiti come strumenti affidabili e non come operazioni di facciata (greenwashing), la Commissione intende dotarli di solidi standard di certificazione.

A tal fine, la roadmap prevede la costituzione di un gruppo di esperti – con rappresentanza di Stati membri, tecnici e stakeholder – incaricato di definire metodologie e principi di governance, con i primi risultati attesi entro la metà del 2026.

L’approccio dichiarato è bottom-up, con una forte attenzione alla dimensione locale dei progetti, per tenere conto dell’eterogeneità ecologica dell’Unione.

A oggi, sono già attivi progetti pilota in vari Stati membri: Francia, Finlandia e Irlanda con iniziative governative; Belgio, Germania, Italia e altri Paesi con esperimenti promossi da società civile, attori finanziari e gestori del territorio.

Anche a livello internazionale, l’Ue collabora con organismi come la Biodiversity Credit Alliance e il World Economic Forum, per armonizzare pratiche e garantire l’integrità dei mercati emergenti.

Secondo le stime preliminari, la domanda globale di crediti legati alla biodiversità potrebbe raggiungere i 180 miliardi di dollari. Anche solo una parziale partecipazione dell’Europa a questo mercato potrebbe contribuire a colmare il divario di finanziamento e posizionare il continente come leader nella finanza per la natura.

Un’opportunità per l’agricoltura multifunzionale

L’agricoltura europea, già sottoposta a pressioni dovute a cambiamenti climatici, perdita di fertilità e volatilità dei mercati, può trarre beneficio diretto da questi strumenti.

I crediti di natura permettono agli agricoltori di diversificare le fonti di reddito, remunerando pratiche ecologiche come la manutenzione delle siepi, la creazione di habitat per impollinatori o l’aumento della biodiversità del suolo.

Il tutto, senza compromettere la sicurezza alimentare: al contrario, il rafforzamento degli ecosistemi contribuisce alla resilienza e alla produttività a lungo termine dei sistemi agroalimentari.

Il percorso delineato dalla Commissione europea rappresenta un cambio di paradigma nella gestione della biodiversità: da vincolo a opportunità, da costo a valore.

Perché i crediti di natura possano davvero innescare un circolo virtuoso tra economia e ambiente, sarà essenziale un’architettura regolatoria solida, una governance trasparente e un coinvolgimento autentico delle comunità locali.

La posta in gioco non è soltanto ambientale, ma strutturale: si tratta di ridefinire le basi materiali su cui costruire la competitività e la resilienza dell’Europa nel XXI secolo.

Crediti immagine: Depositphotos

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