Divieto generazionale di fumo: il Regno Unito verso la svolta?
Nel Regno Unito è in atto un dibattito politico acceso su un tema che potrebbe segnare una svolta epocale per la salute pubblica: il cosiddetto generational smoking ban. Si tratta di un piano che vieterebbe per sempre la vendita di sigarette ai nati dopo il 2009. Dopo essere stato annunciato dal governo conservatore di Rishi Sunak, ora è il Labour di Keir Starmer a rilanciarlo come bandiera di responsabilità sanitaria e sociale. Con un endorsement a sorpresa dell’ex ministro Tory Robert Buckland, la misura divide Westminster, ma potrebbe riscrivere la storia delle politiche di prevenzione nel Regno Unito.
La proposta di divieto generazionale: cosa significa davvero
L’idea del generational smoking ban non è nata nel Regno Unito, ma in Nuova Zelanda. Il principio è semplice ma radicale: chi è nato dopo una certa data – nel caso neozelandese il 2009 – non potrà mai legalmente comprare sigarette. Non si tratta di alzare l’età minima gradualmente o di vietare il fumo tout court, ma di creare una generazione libera dal tabacco attraverso un divieto permanente di vendita.
Il governo britannico conservatore aveva annunciato la volontà di introdurre questa misura sul modello neozelandese. Rishi Sunak l’ha definita una “riforma di buon senso” per combattere una delle principali cause di morte evitabile nel Regno Unito. L’obiettivo dichiarato è prevenire milioni di morti future, ridurre la pressione sull’NHS e contrastare i costi sociali del fumo.
Secondo il Ministero della Salute, ogni anno in Inghilterra si contano circa 76.000 decessi attribuibili al fumo e oltre 500.000 ricoveri legati a patologie fumo-correlate. La proposta di legge prevede che i rivenditori non possano più vendere tabacco a chi è nato dopo il 2009, creando una generazione che non accederà mai legalmente alle sigarette. Il piano ha ricevuto grande attenzione internazionale: la Nuova Zelanda è stata pioniera, ma il Regno Unito sarebbe il primo Paese europeo a introdurre un divieto di questo tipo.
Per approfondire il modello neozelandese puoi leggere questa guida della BBC.
Il sostegno del Labour e la strategia di Keir Starmer
Se i Conservatori hanno avviato la proposta, è il Labour a cercare di farla propria come simbolo di responsabilità sociale. Keir Starmer ha annunciato che, qualora vinca le elezioni, il suo governo approverà la legge senza esitazioni.
Starmer ha definito il piano “una riforma storica” per la salute pubblica britannica, sottolineando che il Labour è pronto a dare stabilità a una misura che i Tories non sembrano in grado di portare a termine per via delle proprie divisioni interne. Infatti, il partito conservatore è spaccato sul tema. Alcuni esponenti vedono il divieto come un atto di paternalismo di Stato, una limitazione delle libertà individuali. Altri, invece, ne riconoscono la potenzialità in termini di salute pubblica e di risparmio sui costi sanitari.
Starmer cerca di sfruttare questa divisione per posizionare il Labour come il partito della responsabilità e del pragmatismo, capace di approvare riforme di lungo periodo. Il leader laburista ha detto che un governo Labour trasformerebbe la proposta in legge entro i primi mesi di mandato, segnando una priorità simbolica per la nuova leadership.
Il ruolo di Robert Buckland: un endorsement inaspettato
La novità politica più significativa degli ultimi giorni è il sostegno di Sir Robert Buckland alla proposta del Labour. Ex Lord Chancellor, deputato conservatore di lungo corso, Buckland ha deciso di rompere gli indugi e appoggiare pubblicamente il piano laburista. Lo ha definito “una questione di coscienza morale”, invitando i colleghi Tories a non opporsi per ragioni ideologiche. Ha insistito sul fatto che il divieto generazionale sia un modo concreto per ridurre i costi per il servizio sanitario e salvare vite umane.
Secondo Buckland, la politica non può limitarsi a garantire “libertà individuali astratte” se queste causano danni collettivi enormi e costi sociali insostenibili. Il suo intervento ha avuto un forte impatto mediatico perché dimostra che la proposta può raccogliere un consenso trasversale a Westminster. Buckland stesso ha detto che i parlamentari dovrebbero “guardare oltre le differenze di partito” per affrontare un problema di salute pubblica che colpisce soprattutto le fasce più povere della popolazione.
Per approfondire la figura di Robert Buckland puoi leggere il suo profilo sul sito del Parlamento.
I dati sul fumo nel Regno Unito e i costi sanitari
Per capire l’importanza del dibattito, bisogna ricordare i numeri.
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Circa 13% degli adulti britannici fuma regolarmente.
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Il fumo resta la principale causa di morte evitabile.
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Genera un costo per l’NHS stimato in oltre £2,4 miliardi l’anno.
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Causa perdite economiche per produttività persa pari a circa £14 miliardi annui.
L’Office for National Statistics (ONS) ha mostrato un lento calo dei fumatori negli ultimi 20 anni, grazie a campagne, divieti nei luoghi chiusi, pacchetti anonimi e tasse elevate. Ma il calo si è rallentato negli ultimi anni, soprattutto tra i giovani adulti in alcune aree svantaggiate. Il divieto generazionale vorrebbe bloccare del tutto la trasmissione culturale del fumo.
Un report del King’s College London mostra che investire nella prevenzione del fumo può far risparmiare al sistema sanitario più di qualsiasi altra misura singola.
Argomenti a favore e contro
Il dibattito parlamentare si è acceso proprio perché la misura tocca temi delicati: salute pubblica, libertà individuale, giustizia sociale.
A favore:
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Riduce l’accesso per le nuove generazioni, creando una “coorte senza fumo”.
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Taglia i costi sanitari a lungo termine.
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Riduce le disuguaglianze, dato che il fumo è più diffuso nelle fasce più povere.
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Emula modelli internazionali (Nuova Zelanda).
Contro:
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Critiche di paternalismo e limitazione della libertà di scelta.
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Problemi pratici di enforcement (come controllare l’età di chi compra?).
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Potenziale creazione di mercati neri di sigarette illegali.
Alcuni deputati conservatori hanno detto che il divieto generazionale è “una china scivolosa” verso un controllo eccessivo dello Stato sulle scelte individuali.
Il modello neozelandese
Per capire meglio la proposta britannica, vale la pena guardare la Nuova Zelanda. Nel 2022 la Nuova Zelanda ha approvato la legge che vieta per sempre la vendita di sigarette a chi è nato dopo il 2009.
Obiettivo dichiarato: diventare il primo Paese “smoke-free”.
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I rivenditori devono controllare l’anno di nascita.
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Sono previste sanzioni pesanti per chi viola la legge.
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Il governo ha combinato il divieto con forti investimenti in programmi per smettere di fumare.
Il Regno Unito spera di replicare quel successo, ma la sfida logistica non è banale.
Per approfondire: Guida ufficiale del governo neozelandese.
Strategia politica e impatto elettorale
Dal punto di vista politico, il Labour vuole usare il divieto generazionale come emblema di un governo serio e orientato al bene pubblico. Starmer ha detto che “questa misura salverà vite” e ha criticato i Conservatori per la loro divisione interna.
Per i Tories, la questione è più complessa. Sunak l’aveva sostenuta per mostrare attenzione alla salute pubblica e distogliere l’attenzione da altri problemi (economia, scandali). Ma la base del partito è divisa: molti deputati vedono nel divieto un’ingerenza dello Stato nella libertà personale. Il voto finale sul piano potrebbe diventare un simbolo della capacità di Starmer di raccogliere consenso bipartisan.
Il dibattito morale
Non è solo politica. Sir Robert Buckland ha detto che sostenere il divieto è “un dovere morale”. Le charity sanitarie, come ASH – Action on Smoking and Health, insistono sul fatto che il fumo colpisce sproporzionatamente i più poveri e vulnerabili. Secondo ASH, i bambini delle famiglie meno abbienti hanno più del doppio delle probabilità di crescere con genitori fumatori. Il divieto generazionale è visto come un modo per rompere il ciclo intergenerazionale del tabagismo.
Gli scenari futuri
Cosa succederà?
Il Labour è in netto vantaggio nei sondaggi e potrebbe avere i numeri per approvare la legge rapidamente. Il mondo guarderebbe al Regno Unito come pioniere in Europa. Ma non mancano sfide:
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Implementazione difficile.
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Critiche sul mercato nero.
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Resistenze ideologiche.
Il Regno Unito ha già fatto passi storici sul fumo (divieto nei pub nel 2007, pacchetti anonimi). Questo potrebbe essere il prossimo grande salto.
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