Ecco la classifica dei sindaci italiani più amati (e odiati) del 2025

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La classifica dei sindaci 2025 ha analizzato 97 Comuni capoluogo di provincia e tutte le Regioni con sistema di elezione diretta, escludendo le amministrazioni recentemente rinnovate o commissariate.
Come ogni anno, il Governance Poll firmato Noto Sondaggi per Il Sole 24 Ore fotografa il gradimento dei cittadini nei confronti di sindaci e presidenti di Regione.
L’indagine, condotta tra aprile e giugno attraverso metodologie miste, ha coinvolto un campione rappresentativo: 1.000 persone per ogni Regione e 600 per ciascun Comune, selezionate in base a genere, età e residenza.
Secondo Antonio Noto, direttore dell’istituto di ricerca, i risultati mostrano una tendenza generale al calo del consenso rispetto all’esito elettorale, anche tra i primi in classifica. “I cittadini si rivolgono ai sindaci e ai presidenti come punti di riferimento immediati”, spiega Noto. “Quando qualcosa non funziona a livello locale, la responsabilità viene imputata direttamente a loro”.
Il Governance Poll si conferma uno strumento utile per leggere il clima politico locale e regionale, misurando non solo la popolarità degli amministratori ma anche la fiducia nei confronti delle istituzioni più vicine ai cittadini. In un contesto nazionale sempre più assorbito da temi internazionali, restano sindaci e governatori a incarnare l’interfaccia concreta tra politica e territorio.
Sindaci più apprezzati: il centrodestra guida con Fioravanti, ma il centrosinistra domina il podio
Il vertice della classifica 2025 dei sindaci più apprezzati d’Italia incorona per la prima volta un esponente di Fratelli d’Italia. Marco Fioravanti, primo cittadino di Ascoli Piceno, conquista la vetta con un consenso del 70%. Al secondo mandato, riconfermato nel 2024 con un risultato plebiscitario, Fioravanti raccoglie i frutti di una gestione amministrativa che, secondo i cittadini, ha saputo conciliare visione strategica e attenzione ai bisogni quotidiani della comunità.
Subito dopo di lui, il centrosinistra si impone nelle posizioni più alte con quattro sindaci in rapida successione: Michele Guerra, giovane e dinamico sindaco di Parma, ottiene il 65%, seguito da Vito Leccese a Bari (61%), e da un ex ministro dell’Università come Gaetano Manfredi, oggi alla guida di Napoli, e Mattia Palazzi, riconfermato a Mantova, entrambi al 60%.
A completare il gruppo dei migliori troviamo un interessante mix politico. Alla quinta posizione, a pari merito, ci sono Paolo Calcinaro, sindaco civico di Fermo apprezzato per il suo pragmatismo, Mario Conte (Treviso), esponente della Lega con una solida base territoriale, e Pierluigi Biondi (L’Aquila), anche lui di area centrodestra. Tre profili diversi per percorso e orientamento politico, ma accomunati da una gestione percepita come vicina alla cittadinanza e attenta all’efficienza.
La nona posizione è invece un “condominio” condiviso da ben sette sindaci che ottengono ciascuno il 59% delle preferenze. Si tratta di figure molto eterogenee per storia politica e contesto amministrativo: da Beppe Sala, volto noto e simbolo di Milano metropolitana, a Massimo Mezzetti, da poco alla guida di Modena; da Alan Fabbri, sindaco leghista di Ferrara, a Clemente Mastella, veterano della politica e sindaco di Benevento. A completare il gruppo troviamo Valeria Cittadini (Rovigo), Jamil Sadegholvaad (Rimini) e Chiara Frontini (Viterbo), tutti accomunati da un consenso che sfiora il 60%.
Molti amministratori superano la soglia di gradimento
Il dato complessivo è significativo: ben 83 amministratori su 97 superano la soglia simbolica del 50% di gradimento, un risultato che rappresenta l’85,5% del totale. Un balzo in avanti rispetto al 2024, quando erano il 77,5% a ottenere lo stesso riconoscimento. Un segnale chiaro di fiducia generalizzata nei confronti delle amministrazioni locali, percepite sempre più come presidi concreti e affidabili, capaci di incidere sulla qualità della vita quotidiana più di quanto non faccia la politica nazionale.
Le difficoltà delle grandi città del Sud: fiducia ai minimi
Se nelle prime posizioni si registra una sostanziale tenuta del consenso, la parte bassa della classifica continua a essere occupata in prevalenza da sindaci di grandi città del Mezzogiorno. Un segnale che riflette problemi strutturali non nuovi: carenze croniche di bilancio, servizi pubblici in affanno, emergenze urbanistiche e sociali che spesso minano la fiducia dei cittadini verso chi governa a livello municipale.
Roberto Gualtieri, sindaco di Roma, si piazza all’89° posto, rimanendo tra gli ultimi dieci. Tuttavia, rispetto al 2024 registra un timido recupero di due punti percentuali. Il consenso resta basso, segno che il lavoro di rilancio della Capitale incontra ancora resistenze o ritardi nella percezione pubblica.
A occupare l’ultimo gradino della classifica è Roberto Lagalla, sindaco di Palermo. Dopo essere stato penultimo lo scorso anno, nel 2025 scivola all’ultima posizione, superato persino dal collega di Trapani, Giacomo Tranchida, con il quale si è scambiato di posto. Un dato che fotografa le profonde difficoltà di governo nelle aree urbane meridionali, spesso alle prese con emergenze croniche e una sfiducia diffusa nei confronti delle istituzioni locali.
In questi contesti, il malcontento si trasforma facilmente in bocciatura politica, a testimonianza di quanto la percezione della qualità amministrativa sia fortemente legata alla capacità concreta di migliorare la vita dei cittadini, anche nelle condizioni più complesse.
Presidenti di Regione: Fedriga e Zaia restano al vertice
Sul versante regionale, il primato resta saldamente nelle mani del Nord-Est. Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia, Lega) guida la classifica per il secondo anno consecutivo, seguito da Luca Zaia (Veneto), anche lui esponente del Carroccio. Terzo posto per Alberto Cirio (Piemonte, centrodestra), che con il 59% consolida la propria posizione.
A sorprendere è la crescita di Eugenio Giani (Toscana), che tocca il 58,5%, con un incremento di oltre 6 punti rispetto al 2024 e di quasi 14 rispetto al 2023. Bene anche Francesco Acquaroli (Marche), che guadagna terreno lasciandosi alle spalle le retrovie e raggiunge la dodicesima posizione grazie a un consenso del 50,5%.
In termini generali, il 72% dei presidenti monitorati raccoglie almeno metà dei consensi tra i propri elettori, un dato che conferma una buona tenuta delle leadership regionali.
Crolli e delusioni: le Regioni con il gradimento in caduta
Le posizioni più basse vedono protagonisti due governatori alle prese con cali significativi. Francesco Roberti (Molise), coinvolto in un’indagine per corruzione, registra un crollo di oltre 13 punti, fermandosi al 44%. Non va meglio a Francesco Rocca (Lazio), che prosegue la sua discesa con un -3,5% rispetto al 2024 e un -10% se si guarda a due anni fa.
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