Firmata l’ipotesi di CCNL per l’Area Funzioni Centrali: ecco tutte le novità
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L’ipotesi di CCNL per l’Area Funzioni Centrali è stata firmata da tutte le organizzazioni sindacali rappresentative, compresa la UIL, con l’unica eccezione della CGIL: ecco cosa cambia.
Come riportato dall’Aran, si tratta di un’intesa attesa da tempo che introduce importanti novità sia in ambito organizzativo sia sotto il profilo economico, segnando un passo decisivo verso il rafforzamento del ruolo della dirigenza pubblica e dei professionisti operanti nella pubblica amministrazione.
Il nuovo contratto, frutto del confronto tra le amministrazioni e le sigle sindacali rappresentative, punta a ridefinire gli strumenti di dialogo tra le parti, a valorizzare le competenze dei lavoratori in tutte le fasi della loro carriera e a investire sulla formazione, con un occhio attento alle sfide della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica.
Una governance partecipata: più spazio al confronto
Uno degli elementi distintivi dell’accordo è la riorganizzazione degli ambiti di contrattazione integrativa e confronto tra le amministrazioni e le rappresentanze sindacali. L’obiettivo è rafforzare i meccanismi di partecipazione, superando approcci formali e gerarchici in favore di una collaborazione più attiva e concreta nella gestione delle risorse umane e nell’organizzazione del lavoro.
Questa revisione mira a rendere le relazioni sindacali più funzionali, garantendo una maggiore trasparenza e una più ampia condivisione nelle scelte che riguardano il personale. In questo senso, l’accordo si inserisce nel solco di una visione più moderna della pubblica amministrazione, fondata su responsabilità condivise e orientamento ai risultati.
Incarichi garantiti per tutti i dirigenti e professionisti
Un’altra novità significativa è il rafforzamento del diritto all’incarico, esteso a tutto il personale dirigente e ai professionisti. Si tratta di un principio fondamentale che riconosce il valore dell’autonomia gestionale e professionale, garantendo ai lavoratori non solo il riconoscimento formale della loro funzione, ma anche la possibilità di esercitarla pienamente attraverso un incarico specifico.
La previsione di incarichi per tutti rappresenta un importante strumento di valorizzazione delle competenze, oltre che una misura di equità che mira a superare eventuali situazioni di stallo o incertezza nella collocazione funzionale del personale.
Age management: un patto tra generazioni
Particolarmente innovativo è l’inserimento nel contratto di disposizioni dedicate alla gestione delle diverse fasce d’età presenti all’interno degli enti. Il cosiddetto “age management” rappresenta un approccio nuovo alle politiche del personale, che tiene conto della varietà di età, esperienze e competenze presenti nella pubblica amministrazione.
In questa prospettiva, viene promosso un modello di scambio intergenerazionale: da un lato, il personale più esperto è incentivato a trasmettere conoscenze e saperi ai colleghi più giovani attraverso percorsi di mentoring strutturati; dall’altro, i nuovi assunti possono contribuire al miglioramento delle competenze digitali dei colleghi con maggiore anzianità di servizio, attivando meccanismi di cosiddetto “reverse mentoring”.
Questa dinamica di reciproco arricchimento si propone di rafforzare il senso di appartenenza, facilitare il ricambio generazionale e migliorare la qualità complessiva dei servizi offerti alla cittadinanza.
Formazione al centro della strategia di crescita
Altro punto cardine dell’accordo è l’attenzione alla formazione continua, ritenuta indispensabile per affrontare le sfide imposte dall’evoluzione tecnologica e dai nuovi assetti organizzativi. In particolare, il contratto prevede un forte investimento nella crescita professionale, grazie anche alle risorse economiche messe a disposizione dal Governo.
Tra le priorità formative, spicca l’acquisizione di competenze digitali avanzate, con specifici percorsi dedicati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei Large Language Models (LLM), tecnologie sempre più centrali nei processi decisionali e operativi della pubblica amministrazione. La scelta di puntare su questi strumenti riflette la consapevolezza che la trasformazione digitale non può prescindere da un solido capitale umano capace di interpretare e governare il cambiamento.
L’offerta formativa, dunque, non si limita ad aggiornamenti tecnici, ma mira a costruire una cultura dell’innovazione diffusa, mettendo ogni lavoratore nella condizione di contribuire in modo attivo al miglioramento delle performance organizzative.
Riconoscimenti economici: aumenti e arretrati
L’intesa siglata il 29 luglio prevede anche importanti misure di carattere retributivo. In particolare, vengono riconosciuti incrementi salariali medi pari a 558 euro mensili per tredici mensilità. Per la dirigenza di prima fascia l’aumento si attesta intorno ai 980 euro, mentre per i dirigenti di seconda fascia si parla di 545 euro al mese.
A questi aumenti si aggiungono gli arretrati spettanti per il periodo compreso tra il 2022 e il 2025, che raggiungono una media complessiva di circa 9.400 euro. Si tratta di un riconoscimento concreto del lavoro svolto in questi anni complessi, caratterizzati da sfide straordinarie, dalla pandemia alla transizione digitale, che hanno richiesto un impegno straordinario da parte di tutto il personale.
Un contratto che guarda avanti
L’Ipotesi di Contratto per l’Area Funzioni Centrali si presenta, dunque, come un documento di grande rilevanza, non solo per gli aspetti contrattuali in senso stretto, ma anche per l’impianto culturale che lo sostiene. Valorizzazione delle competenze, centralità della formazione, promozione dell’equità intergenerazionale e potenziamento del dialogo tra le parti sociali rappresentano i pilastri su cui si fonda questa nuova visione della pubblica amministrazione.
È evidente la volontà di accompagnare il rinnovamento del settore pubblico con strumenti adeguati, in grado di favorire non solo l’efficienza delle strutture, ma anche la motivazione e il benessere delle persone che vi lavorano. Il contratto non si limita a distribuire risorse economiche, ma indica una direzione di marcia che punta a fare della PA un motore di innovazione, coesione e sviluppo.
Ora la parola passa alle organizzazioni sindacali, chiamate a esprimersi in modo definitivo sull’accordo, e al processo di applicazione concreta delle misure previste. Ma già da ora è chiaro che si tratta di un passo importante verso una pubblica amministrazione più moderna, inclusiva e competente.
Firmata l’ipotesi di CCNL per l’Area Funzioni Centrali: il testo dell’accordo
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