Per il Consiglio di Stato la Cannabis Light è legale: aziende possono lavorare

Dicembre 16, 2025 - 13:36
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Per il Consiglio di Stato la Cannabis Light è legale: aziende possono lavorare

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Il settore della cannabis light può tirare un sospiro di sollievo, almeno per il momento: il Consiglio di Stato è intervenuto sospendendo gli effetti della recente decisione del Tar del Lazio che aveva avallato il decreto del ministero della Salute sull’inclusione del cannabidiolo (Cbd) tra le sostanze stupefacenti.


Una scelta che, se fosse diventata immediatamente operativa, avrebbe rischiato di mettere in seria difficoltà centinaia di aziende e migliaia di lavoratori attivi in un comparto in forte espansione negli ultimi anni.

La controversia

La vicenda nasce dal decreto firmato il 27 giugno 2024 dal ministro della Salute Orazio Schillaci, con il quale le “composizioni orali a base di cannabidiolo” venivano inserite nella tabella dei medicinali contenenti sostanze stupefacenti. Il provvedimento si fondava sull’applicazione del cosiddetto principio di precauzione, richiamato dal ministero per giustificare una maggiore rigidità normativa in assenza, secondo l’amministrazione, di certezze scientifiche definitive sugli effetti del Cbd assunto per via orale.

Nel mese di luglio, il Tar del Lazio aveva ritenuto legittimo l’impianto del decreto, consentendone l’esecuzione immediata. Una decisione che aveva acceso un forte allarme tra gli operatori del settore, convinti che l’inquadramento del cannabidiolo come sostanza stupefacente avrebbe di fatto bloccato la commercializzazione di numerosi prodotti oggi presenti sul mercato, con conseguenze dirette su fatturati, investimenti e livelli occupazionali.

Per il Consiglio di Stato la Cannabis Light è legale

Il Consiglio di Stato, però, ha scelto una strada diversa. Accogliendo il ricorso presentato dalle imprese coinvolte, Palazzo Spada ha disposto la sospensione della sentenza del Tar, congelandone gli effetti fino alla decisione definitiva sul merito della controversia. Secondo i giudici amministrativi di secondo grado, l’immediata applicazione della pronuncia avrebbe potuto generare un impatto eccessivo e sproporzionato sull’economia del comparto, causando un danno potenzialmente irreversibile per le aziende e per i lavoratori impiegati nella filiera.

Nell’ordinanza adottata al termine della camera di consiglio, il Consiglio di Stato ha evidenziato il rischio concreto di un “grave pregiudizio economico e occupazionale”, sottolineando come la sospensione rappresenti una misura necessaria per evitare effetti distorsivi prima di un esame approfondito delle questioni giuridiche sollevate. I magistrati hanno inoltre messo in luce la complessità del quadro normativo, rilevando la presenza di profili che meritano ulteriori valutazioni, anche sotto il profilo costituzionale e della compatibilità con il diritto dell’Unione europea.

Le differenze tra Cbd e Thc

Si tratta di un passaggio cruciale, perché riconosce implicitamente che il dibattito sul Cbd non può essere liquidato con una lettura semplificata o esclusivamente prudenziale. Il cannabidiolo, infatti, rappresenta una sostanza diversa dal principio attivo psicotropo del cannabis, il Thc, e si utilizza in numerosi Paesi europei in contesti regolamentati senza essere assimilato automaticamente a una droga. Proprio questo aspetto rientra al centro delle contestazioni mosse dalle imprese ricorrenti, che ritengono l’applicazione del principio di precauzione, così come interpretata dal ministero, eccessiva e non adeguatamente supportata da evidenze scientifiche univoche.

Prossimo step nella primavera del 2026

Con la sospensione della sentenza del Tar, il contenzioso entra ora in una fase di stallo controllato. La discussione di merito è stata fissata per la primavera del 2026, una tempistica che riflette la complessità della materia e la necessità di valutare attentamente tutti gli interessi in gioco. Fino ad allora, le aziende che hanno presentato ricorso potranno continuare a svolgere regolarmente le proprie attività, mantenendo sul mercato i prodotti a base di Cbd e garantendo la continuità occupazionale.

I legali che assistono le imprese parlano di un segnale incoraggiante da parte della giustizia amministrativa. A loro avviso, l’ordinanza del Consiglio di Stato dimostra che i dubbi sollevati non risultano affatto marginali e che il quadro regolatorio attuale presenta zone d’ombra che meritano un chiarimento definitivo. In particolare, si mette in discussione l’automatica equiparazione delle preparazioni orali di cannabidiolo alle sostanze stupefacenti, senza una distinzione basata su concentrazioni, modalità d’uso e reali effetti sulla salute.

Le aziende possono continuare a lavorare

Resta sullo sfondo il “monito” del governo, che continua a richiamare l’esigenza di tutelare la salute pubblica. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha ritenuto che questa esigenza debba essere bilanciata con altri valori costituzionalmente rilevanti, come la libertà di iniziativa economica e la tutela del lavoro. Un equilibrio delicato, che sarà al centro del giudizio definitivo previsto nei prossimi anni.

Nel frattempo, la decisione di Palazzo Spada consente al settore della cannabis light di evitare un brusco arresto e di continuare a operare in un contesto di incertezza normativa, ma senza l’immediata spada di Damocle di un divieto generalizzato. La partita, però, è tutt’altro che chiusa: il verdetto finale chiarirà se l’impostazione scelta dal ministero della Salute potrà reggere al vaglio dei giudici o se sarà necessario ripensare l’intera disciplina del Cbd alla luce delle normative europee e delle evoluzioni scientifiche.

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