Gli anni Sessanta e la gloriosa gastronomia popolare italiana

Lisa Biondi è, senza dubbio, il “mistero glorioso” della gastronomia popolare italiana. Una sorta di apparizione mariana tra i fornelli, l’icona invisibile che ha guidato milioni di cucine con la grazia di una suocera onnisciente, ma senza il fastidio della suocera vera. Chi è cresciuto negli anni Sessanta, in quell’Italia in bianco e nero che sognava in technicolor grazie al boom economico, non può non averla incontrata almeno una volta. Non di persona, ovviamente: Lisa è come Babbo Natale, la senti ovunque ma non l’hai mai vista davvero. Parlava alla radio, scriveva su ogni rivista femminile che valesse la pena di leggere stirando, appariva – sempre per interposta copertina – nei celebri ricettari omaggio infilati nei pacchi di margarina Gradina, nei dadi Knorr, nell’olio Bertolli, nella maionese Calvé e, col tempo, in ogni ben di Dio surgelato targato Findus: dai Sofficini ai 4 Salti in Padella, passando per il Friol e i piccoli elettrodomestici Braun, che promettevano di tritare la cipolla senza pianti. Una benedizione.
Lisa era ovunque. E da nessuna parte. Era l’amica fidata dell’industria alimentare, la madrina spirituale del passaggio dalla cucina della nonna a quella del marketing. Grazie a lei, migliaia di donne italiane si sono lasciate sedurre dall’idea che fosse meglio un cucchiaio di dado che una giornata passata a bollire carne.
Il bello è che nessuno sapeva davvero che faccia avesse. Lisa non appariva mai in carne e ossa: solo disegnini stilizzati, dove sorrideva raggiante con un’acconciatura cotonata da far invidia a Grace Kelly (se Grace avesse fatto le lasagne). Un viso rassicurante, familiare, che sembrava dire: “Tranquilla, cara, puoi fidarti. Questo spezzatino è sponsorizzato dall’amore… e dalla Gradina”. E fidarsi, ci si fidava eccome. Se Lisa diceva che la maionese Calvé era meglio di quella fatta in casa, si chiudeva un occhio. Se giurava che il dado Knorr era più genuino del brodo di carne della mamma, si chiudevano tutti e due. Perché Lisa era un’autorità. Anzi, un dogma.
Peccato che non fosse vera.
Ebbene sì, Lisa Biondi non è mai esistita. Nessuna foto, nessuna intervista, nessuna apparizione a “Lascia o raddoppia?”. Lisa è un nome collettivo, una maschera, un’idea. È una, nessuna e centomila. Un Giano bifronte della gastronomia, con le mani in pasta e i piedi nel marketing. Dietro il nome di Lisa si celavano vari esperti, giornalisti, cuoche, food stylist ante litteram, che negli anni hanno scritto, suggerito, cucinato e, soprattutto, venduto. La sua creazione si deve – pare – al genio visionario di Van Den Bergh, re della margarina Gradina, che comprese con acume che per vendere grassi vegetali alle italiane occorreva più affetto che acidità. Mica poteva metterci la sua faccia. Meglio una cuoca finta, ma calda e accogliente, come una nonna moderna con il frigo pieno di surgelati.
I titoli dei suoi libretti sono già un programma: “Autunno: tempo di arrosti con Gradina, Prendeteli per la gola… dolcemente con Gradina, Gradina vi invita ai peccati di gola” e via saltando, mescolando e soffriggendo. E così Lisa è entrata di diritto nelle cucine di tutta Italia, diventando più familiare del prezzemolo.
Se pensate che sia una trovata geniale e un po’ folle, aspettate di conoscere la sua cugina d’oltreoceano: Betty Crocker. Ah, gli americani. Quando fanno una cosa, non si limitano, la fanno spettacolare. Betty è nata nel 1921, creata dal manager Sam Gale per rispondere alle centinaia di lettere che le donne americane inviavano alla WashburnCrosby Company (poi General Mills) chiedendo consigli culinari. Gale ebbe l’intuizione: “Non possiamo rispondere come azienda. Serve una donna, vera, calorosa, rassicurante. Serve… Betty”.
Crocker fu il cognome preso in prestito da un dirigente. Betty, invece, il nome più diffuso, l’equivalente americano della nostra “Maria” o “Giuseppina”. A darle la firma ci pensò un’impiegata con bella calligrafia. E così, senza mai esistere davvero, Betty Crocker divenne un’istituzione: condusse un programma radiofonico per venticinque anni, scrisse oltre duecento libri di cucina (tutti bestseller), e fu addirittura eletta seconda donna più famosa d’America. Dopo Eleanor Roosevelt. Roba che neanche Martha Stewart, con tre processi alle spalle, può permettersi.
Nel corso dei decenni, Betty ha cambiato volto nove volte. Dalla bianca e severa signorina anni Venti alla moderna signora multietnica del terzo millennio, con pelle olivastra, occhi a mandorla e sorriso democratico. Tutto studiato al millimetro. Ma con una regola non negoziabile: niente scandali, niente mariti, niente sensualità. Betty è una santa. Madre Teresa del plumcake.
Lisa, invece, non ha neanche una biografia ufficiale. Un vero enigma da barattolo. Tuttavia, qualche nome è spuntato qua e là. Sembra che la prima a vestire i panni invisibili della Biondi sia stata Stella Donati, giornalista milanese e accademica della cucina, già predestinata al ruolo: a otto anni fu investita da un’auto e curata da Amalia Moretti Foggia, in arte Petronilla. Coincidenze? Io non credo.
L’ultima reincarnazione nota risponde al nome di Paola Rancati: firma di “Confidenze”, “Cosmopolitan”, “Tutto Cucina”, consulente per il marketing alimentare, autrice delle ricette sulle confezioni del Riso Gallo. In pratica, la massaia perfetta: multitasking, instancabile, letale. La Terminator della besciamella.
Eppure, nonostante tutto, Lisa Biondi è ancora lì. Invisibile, eterna, silenziosa testimone del nostro passaggio dal cucinare allo “scaldare in microonde”. Sempre pronta, sempre sorridente. Una leggenda, una voce narrante, una padrona di casa che non si vede ma si sente. E chissà, forse un giorno scopriremo che anche lei, come tutte le divinità, esiste solo perché ci abbiamo creduto abbastanza.
Copyright © 2025 Mondadori Libri S.p.A., Milano

Tratto da “ L’invenzione del Cuoco ”, di Alberto Grandi, Mondadori editore, 192 pagine, 19 euro.
L'articolo Gli anni Sessanta e la gloriosa gastronomia popolare italiana proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




