Hollister traina il Q1 di Abercrombie & Fitch, che però abbassa le stime
Parte in positivo il 2025 di Abercrombie & Fitch, che archivia nel primo trimestre dell’anno – terminato il 3 maggio 2025 – un fatturato di 1,1 miliardi di dollari (circa 975 milioni di euro al cambio corrente) e una crescita del 4% a cambi correnti (+8% a cambi costanti). Una trimestrale solida, mantenuta grazie all’importante balzo di Hollister, che ha trascinato i conto grazie a incremento delle vendite del 23 per cento.
Soffre invece Abercrombie, il cui business cala del 10 per cento. Un risultato che è stato comunque accolto bene dal mercato, tanto che le azioni del gruppo sono schizzate del 32% mercoledì dopo la pubblicazione dei risultati, superiori alle previsioni (1,07 miliardi secondo i dati raccolti da Lseg). Le azioni del player americano, colpito dalle politiche tariffarie di Donald Trump, sono salite a 102 dollari dopo aver perso quasi metà del loro valore dall’inizio dell’anno. Il titolo era stato scambiato sopra i 100 dollari l’ultima volta a marzo.
In particolare, a livello di prodotto, l’ottimo risultato sarebbe stato guidato dalla vendita di t-shirt vintage e delle collezioni in denim, tra i clienti più giovani, del marchio Hollister. A livello geografico, tutte le aree risultano in crescita: l’Emea sale al +6%, le Americhe al +4% e l’Apac al +2 per cento.
Tuttavia, lo spettro dei dazi ha lievemente pesato sulle previsioni di utile annuale: Il gruppo prevede ora di raggiungere un utile netto per azione compreso tra 9,50 e 10,50 dollari, rispetto alla precedente previsione di 10,40 – 11,40 dollari per azione. Sale di un punto percentuale invece la previsione relativa al fatturato, che dovrebbe crescere tra il 3 e il 6% nei 12 mesi. Questo, spiega il gruppo nel report finanziario, comprende un dazio del 30% sulle importazioni dalla Cina e un dazio del 10% su tutte le altre importazioni globali, ma esclude altri dazi attualmente sospesi e qualsiasi possibile futura modifica delle politiche commerciali imposta dagli Stati Uniti o da altri Paesi. Al netto delle misure di mitigazione pianificate, le previsioni per l’intero anno considerano circa 50 milioni di dollari di costi legati ai dazi, pari a 100 punti base in percentuale sulle vendite nette.
L’azienda prevede inoltre di riacquistare azioni proprie per un valore di 400 milioni di dollari entro la fine dell’anno.
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