I panettoni sono sempre più cari

Dicembre 9, 2025 - 07:30
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I panettoni sono sempre più cari

Crescono lentamente, ma crescono sempre. I prezzi dei panettoni a Milano continuano la loro ascesa, e l’ultimo report dell’Osservatorio Panettone di Maiora Solutions lo fotografa con chiarezza: l’inflazione del gusto non riguarda solo ingredienti e materie prime, ma si traduce in un reale cambiamento del valore percepito, e pagato, del dolce più iconico delle feste. Un fenomeno che, letto attraverso le lenti della cultura gastronomica, racconta un mercato in trasformazione costante, dove tradizione e industria si misurano ogni anno con scelte produttive, posizionamenti e qualità diverse.

Giunto alla sesta edizione, l’Osservatorio confronta 30 marchi tra grande distribuzione e pasticcerie storiche milanesi. E se il 2025 registra incrementi tutto sommato controllati – +9% per i panettoni industriali, +3% per quelli artigianali – è lo sguardo lungo a delineare la traiettoria più significativa. Dal 2021 a oggi i prezzi sono cambiati radicalmente: gli industriali salgono del 55%, passando da 5,53 a 8,58 euro al chilo; gli artigianali crescono del 21,4%, arrivando a una media di 44,74 euro al chilo.

Una cifra che sintetizza un mondo di differenze, ma anche una sorprendente omogeneità: l’universo delle pasticcerie appare sempre più compatto, con poche oscillazioni e una fascia alta che – per la prima volta – sfonda il tetto dei 50 euro. Succede con Marchesi e Gattullo, quest’ultimo protagonista del rialzo più evidente (+11% rispetto al 2024). All’opposto, Pasticceria San Gregorio resta l’unica a mantenere un prezzo sotto i 40 euro al chilo, soglia psicologica ormai rara nel panorama cittadino.

Molto più ampia, invece, la forbice dei panettoni industriali, dove convivono posizionamenti distanti e strategie diverse. Si parte dai 5,20 euro di Bistefani e Carrefour Extra, che si confermano i più accessibili, e si arriva ai 15,90 di Galup, passando per il mondo premium di Tre Marie (14,10 euro), Cova e Terre d’Italia intorno ai 13 euro, fino ai 12,40 di Motta. Una variabilità che rivela dinamiche di mercato più aggressive e meno lineari rispetto all’artigianale, dove brand identitari e storie consolidate guidano quasi naturalmente la percezione del valore.

«I prezzi sono in aumento su tutta la linea, ed è un trend ormai strutturale», commentano i fondatori di Maiora, Andrea Torassa ed Emilio Zunino. «In cinque anni un panettone di pasticceria costa mediamente quasi 9 euro in più al chilo, mentre l’industriale ha superato gli 8 euro partendo da poco più di 5. La differenza tra marchi resta ampia, e nel caso degli industriali può arrivare a triplicare il prezzo al chilo». Per far fronte a questo aumento del prezzo al chilo, sempre più pasticcieri scelgono la strada della shrinkflation (un termine inglese che unisce “shrink” (restringere) e “inflation” (inflazione), ndr): troveremo sugli scaffali sempre più panettoni da 750 o da 800 g, che sembrano da un chilo ma non lo sono e costeranno come i loro omologhi “interi” dell’anno scorso.

E mentre il mercato si muove, resta la domanda fondamentale: quanto siamo disposti a pagare il rito più dolce del Natale? Una risposta che non può prescindere dal valore culturale del cibo e dalle scelte che si fanno nel momento in cui si decide come produrlo. Dietro ogni panettone, industriale o artigianale, c’è una storia di scelte, ingredienti, energia, fatica, spazio, tempo, lavoro. E il prezzo, oggi più che mai, è parte integrante del racconto. 

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Redazione Redazione Eventi e News