Il Bello che c’è! In memoria di Paola Marella

Maggio 11, 2025 - 16:30
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Il Bello che c’è! In memoria di Paola Marella

La Fondazione Paola Marella nasce per mantenere viva l’eredità di una donna, moglie e mamma, che anche nei momenti più difficili ha saputo guardare oltre il dolore, trovando sempre la via per generare bellezza, speranza e cambiamento. La Fondazione si pone l’obiettivo di migliorare l’approccio alla diagnosi e alla cura dell’adenocarcinoma al pancreas, favorendo una rete territoriale in grado di mettere efficacemente in comunicazione medici, pazienti e famiglie.

In collaborazione con strutture di eccellenza

La Fondazione intende promuovere corsi di formazione innovativi per oncologi under 35 e sostenere, quando possibile, progetti di cura che possano fare la differenza nella lotta contro questa malattia. Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele e la sua prestigiosa Pancreas Unit, un centro di eccellenza che rappresenta un faro di speranza nella cura di questa malattia.

Il progetto pilota

«La formazione è il nostro progetto pilota -inizia a raccontare Domenico Traversa- dovrebbe partire il prossimo settembre. Lo scopo è aiutare la formazione dei giovani oncologi nella cura del tumore al pancreas. In Italia ci sono pochissimi specialisti su questa malattia. Governo e regioni si stanno organizzando ma c’è tanto da fare, soprattutto sulla gestione della quotidianità del paziente. La Fondazione vuole facilitare la formazione così da creare una rete di comunicazione di esperti, e meno esperti, per gestire al meglio i pazienti. Questo ci permette di mettere in rete una serie di servizi: dalla nutrizione alla cura del dolore»

Un tumore silente

«Dalla diagnosi alla morte possono passare anche solo 20 giorni. Il nostro impegno è accompagnare al meglio il paziente, anche se ha poche chance. È un tumore silente che si manifesta in modo avanzato e i numeri ci dicono che la speranza di vita è del 5% in 5 anni. Con l’Associazione Codice Viola, impegnata a migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti affetti da adenocarcinoma del pancreas, stiamo collaborando per cercare di analizzare i numeri e le statistiche per la cura dei pazienti e la loro aspettativa di vita», spiega Domenico.

Un approccio altamente specializzato

È fondamentale per affrontare il tumore al pancreas. Ogni medico che si confronta con questa patologia deve essere preparato non solo ad applicare le terapie più innovative, ma anche a personalizzarle in base alle caratteristiche uniche di ciascun paziente. Per questo, i corsi non si limiteranno a trasmettere nozioni teoriche, ma offriranno ai professionisti esperienze pratiche nella gestione quotidiana del paziente, permettendo loro di applicare direttamente i protocolli terapeutici più avanzati e affrontare situazioni reali, migliorando così la personalizzazione e l’efficacia dei trattamenti.

L’intelligenza artificiale come alleata

I corsi, inoltre, offriranno anche gli strumenti essenziali per comprendere l’Intelligenza Artificiale quale alleata fondamentale in oncologia. Un’opportunità per migliorare concretamente la qualità della vita dei pazienti e ottimizzare i risultati terapeutici.

Pancreas Unit: la nuova strategia nazionale

Il 4 febbraio 2025, il Ministero della Salute ha dato il via a un piano strategico per l’istituzione delle “Pancreas Unit”, una rete di centri specializzati nella diagnosi e cura del tumore al pancreas. L’obiettivo è offrire ai pazienti cure più efficaci e omogenee, un passo fondamentale per migliorare i percorsi terapeutici e garantire un accesso equo alle cure su tutto il territorio nazionale.

Perché nascono

Le “Pancreas Unit” nascono come centri multidisciplinari regionali che, attraverso percorsi integrati, mettono il paziente al centro, migliorando cure e risultati clinici. Uno degli obiettivi chiave è la centralizzazione degli interventi chirurgici, al fine di ridurre la mortalità operatoria: oggi, negli ospedali con meno di 5 interventi annui è del 12,4%, mentre scende al 2,6% in quelli con oltre 90 interventi (fonte AGENAS). Il progetto prevede, inoltre, una formazione continua del personale con programmi di mentoring e collaborazione tra specialisti, rafforzando così le competenze al fine di garantire la qualità delle cure.

Un passo avanti nella lotta contro il tumore al pancreas

«Nelle scorse settimane ho avuto l’onore di essere invitato a un importante convegno in Senato, un evento che ha visto la partecipazione delle istituzioni, della comunità scientifica e di numerosi medici e specialisti impegnati nella lotta contro il tumore al pancreas, tra cui il Professor Reni che ha avuto in cura Paola -continua Domenico- Un momento che per noi ha avuto un grande significato, perché sono state confermate nuove cure sperimentali che potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali, in particolare contro il tumore al pancreas».

La terza causa di morte al mondo

«Questa notizia è un segnale di speranza. Un passo avanti che ci ricorda quanto la determinazione di tanti ricercatori continui a fare la differenza, insieme all’encomiabile impegno che è stato profuso per raccogliere i fondi necessari a sostenere questa ricerca, il suo sviluppo e la validazione clinica. Perché senza investimenti adeguati, la lotta contro il tumore al pancreas – ormai terza causa di morte per cancro nel mondo – rischia di non ottenere il supporto necessario per fare progressi concreti. Così come è fondamentale fare rete, creare connessioni e comunicare in modo chiaro e trasparente i progressi fatti. La consapevolezza e il coinvolgimento attivo della comunità sono essenziali: man mano che la ricerca avanza cresce la necessità di condividere le nuove scoperte, coinvolgendo tutti in un percorso di cambiamento».

Lo sguardo di Paola che continua

«Iniziare questo cammino, vuol dire mantenere vivo il ricordo di Paola, il suo sguardo positivo sulla vita, la sua disponibilità verso gli altri, verso i malati e le famiglie dei malati. Paola, intratteneva relazioni anche telefoniche, in modo instancabile dava sostegno e coraggio. Tutto questo deve essere mantenuto vivo, la Fondazione deve mantenere il suo spirito determinato, delicato ed efficace», prosegue

Qual è il bello che c’è di questo inizio?

«Il bello è aver trovato uno scopo per aiutare gli altri. Incontrare e fare insieme a persone che sono state toccate da queste situazioni. In realtà è facile trovare il bello, sapere di dare una mano e allungare la qualità di vita dei pazienti e dare un aiuto alla ricerca è importante. Noi vogliamo fare piccole cose concrete ed essere di aiuto alla comunità. Sono sicuro che oggi Paola mi direbbe: ma sei matto? Forse è vero perché l’impegno è grande e necessita concentrazione, ma sono un uomo determinato e concreto e ho i miei figli ad aiutarmi»

Riflessione

La voce di Domenico Traversa è calma, dolce e pacificata. Il dolore è silente come quel tumore che si è portato via la sua compagna di vita, la mamma di suo figlio, la professionista che tutti abbiamo stimato dagli schermi della tv. Una missione, la sua, che rimette al centro il malato ma anche chi è al suo fianco. L’impegno a non far vincere la solitudine e l’isolamento in chi vive la tragedia della malattia e della perdita di un proprio caro. La fiducia nella ricerca come insegnamento di vita. Sono certa che Paola è orgogliosa di Domenico e anche tutti noi sosteniamo il suo impegno e il suo lavoro.

Grazie!

 

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