Il viaggio del CineCamper: quando il cinema arriva su ruote nei borghi

“Nel 2024 abbiamo acquistato il camper con l’idea di farne qualcosa di bello – raccontano – e pochi mesi dopo ci siamo ritrovate nel progetto Uppennino. È stato come se gli astri si fossero allineati: una cultura nomade, gentile, che ascolta e si lascia attraversare“. Nato all’interno dell’iniziativa UPPENNINO feat. ARCIPELAGO, il CineCamper è una vera e propria sala cinematografica mobile allestita in un Safariways del 1991, restaurato con passione da Francesca Manfredi e Giuliana Giacomino, due ragazze lucane con il sogno di viaggiare e condividere storie.
Portare il cinema dove non arriva più. Questo è l’obiettivo – e il cuore – di UPPENNINO CineCamper, il primo festival cinematografico itinerante che sta attraversando i piccoli comuni dell’Appennino con proiezioni sotto le stelle e laboratori partecipativi. Un progetto che parla di comunità, lentezza, ascolto. Ma anche di sogni, coraggio e strade secondarie.
Cinema sotto le stelle, sulle strade dell’Appennino
Ogni sera, dopo i laboratori, arriva il momento delle proiezioni: un cinema en plein air che porta sugli schermi cortometraggi realizzati proprio nei territori attraversati dal camper, durante le precedenti edizioni del CinemAbruzzo Campus.
Una scelta pensata per rafforzare il legame tra arte e territorio, con titoli come Angelina, Ascesa, Il serparo, Terramara, Tra gli alberi, Un bel nulla, e Davide Where Are You? – prodotti indipendenti distribuiti da Red Couch Pictures, giovane realtà nata in Abruzzo. “Da un mese viviamo nel CineCamper e attraversiamo la Marsica – raccontano Francesca e Giuliana – portando il cinema nei piccoli paesi dell’Appennino. Lo facciamo con passione, e anche con fatica, ma ogni sera, ogni proiezione, ogni chiacchierata ci restituisce qualcosa di più grande: la partecipazione calorosa del pubblico, l’emozione dei racconti condivisi, il bisogno palpabile di comunità“.

Parlano le ideatrici
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Francesca e Giuliana che ci hanno raccontato cosa significa viaggiare con un cinema itinerante, perché oggi fare cultura nei piccoli centri è importante. Quando le immagini incontrano davvero le persone.
Come avete scoperto il progetto UPPENNINO e cosa ha spinto due ragazze lucane a trasformare un Safariways del ’91 in un CineCamper?
Abbiamo scoperto il progetto Uppennino per caso, ma al momento giusto. Era giugno 2024, avevamo appena preso un vecchio camper Safariways del ’91 — il nostro primo — senza sapere esattamente dove ci avrebbe portato. Poi l’incontro con CinemAbruzzo e con l’idea del cinecamper: è stato come se tutto si allineasse. Era la direzione che già stavamo cercando, solo che ancora non aveva un nome. Da lì, abbiamo deciso di partire davvero.
Com’è vivere quotidianamente nel CineCamper? Quali sono le sfide e le bellezze di questo stile di vita nomade e culturale?
È bello e difficile, insieme. Gli spazi sono stretti, i ritmi lenti, le giornate piene. Le sfide sono pratiche – acqua, elettricità, infrastrutture per il carico e lo scarico delle acque, connessione – ma anche relazionali e organizzative. La bellezza sta negli incontri quotidiani, nel senso di libertà, nella lentezza e nella possibilità di costruire qualcosa di significativo insieme alle comunità.
Vi conoscete da tanto? Questo progetto prevede tanto tempo trascorso insieme, fila sempre tutto liscio o vi scontrate a volte su qualcosa?
Ci conosciamo da 16 anni, ci siamo incontrate il primo anno di scuola superiore, poi ci siamo perse per un po’ di anni e alla fine ci siamo ritrovate da circa quattro anni. Il tempo insieme è tanto e denso, quindi sì, ci sono scontri, soprattutto quando siamo stanche. Ma abbiamo imparato a canalizzare le differenze, a non evitarle. È anche da questa unione di mondi
diversi che nasce la forza del progetto.
Dopo l’Abruzzo prevedete di espandere i vostri orizzonti e portare il CineCamper altrove?
Assolutamente sì. L’Abruzzo è il punto di partenza. Il nostro sogno è attraversare tutta la dorsale appenninica, e chissà forse un giorno scendere ancora più a sud o arrivare fino in Val d’Aosta. L’Italia è piena di borghi che meritano di essere visti, vissuti e ascoltati.
Qual è stata la reazione più significativa che avete ricevuto da parte degli abitanti dei posti finora attraversati?
Le reazioni più significative non sono state parole, ma piccoli gesti di fiducia e gentilezza. Una signora che ci aiuta a ricucire il telo su cui proiettiamo che si era improvvisamente strappato, un gruppo di donne che inizia spontaneamente ad allestire la “sala” insieme a noi, associazioni che ci hanno offerto una presa di corrente dopo una giornata uggiosa in cui il pannello solare non aveva potuto caricare la batteria del camper. Ogni volta, qualcuno si mette a disposizione, senza esitare, come se il progetto fosse anche un po’ suo.
…e la reazione più strana?
Un signore ci ha chiesto se proiettavamo anche il telegiornale, perché era curioso di “vedere il mondo sul grande schermo”. Alla fine è rimasto fino ai titoli di coda del film che abbiamo scelto — e ha detto che gli era piaciuto più del TG.
Come scegliete i titoli da proiettare nelle varie tappe?
I film sono scelti da CinemAbruzzo, si tratta di cortometraggi e documentari davvero molto intensi che raccontano storie di resistenza, marginalità, di sogni, radici e comunità. Queste opere sono nate durante le precedenti edizioni di CinemAbruzzo Campus, una residenza artistica dedicata a giovani registi emergenti, e vengono proiettati grazie alla collaborazione con Red Couch Pictures, una distribuzione cinematografica nata in Abruzzo per valorizzare film indipendenti.
Come mai avete scelto Luglio come periodo dell’iniziativa?
Abbiamo scelto Luglio perché è il periodo in cui le comunità dei piccoli borghi sono più presenti e disponibili a partecipare. Le giornate più lunghe e il clima favorevole permettono di organizzare proiezioni all’aperto, creando un’occasione accessibile a tutti per vivere il cinema come momento di incontro e socialità.

Parlando di cinema: c’è un film on the road che vi ha ispirato e vi è rimasto nel cuore?
Sicuramente Into the Wild, per il desiderio di scoperta e verità, ma anche Nomadland, che racconta con delicatezza il vivere ai margini, in movimento. Entrambi i film parlano di indipendenza, ricerca di sé e di comunità, temi che sentiamo molto vicini.
Durante i laboratori di comunità, che tipo di riflessioni emergono dai cittadini sul proprio territorio? C’è un tema ricorrente?
Emergono storie di abbandono e di attaccamento, spesso nella stessa frase. La nostalgia è un tema forte, ma anche la voglia di tornare protagonisti. Molti parlano della perdita di spazi condivisi e della solitudine, ma anche del desiderio di rimettersi in rete, di essere ascoltati.
Qual è il ruolo delle istituzioni locali e quanto è importante il loro coinvolgimento durante le tappe del tour?
È fondamentale. Quando le istituzioni sono presenti in modo partecipe, il progetto si radica, diventa qualcosa che può lasciare un segno. In altri casi ci sono state più difficoltà, ma anche quello è un dato da ascoltare.
Che tipo di impatto vi augurate abbia il progetto UPPENNINO CineCamper a lungo termine, sia sulle comunità che sulla visione della cultura nei piccoli centri?
Speriamo che il nostro passaggio non sia solo un evento, ma l’inizio di un processo. Vorremmo che le persone si riappropriassero del loro spazio culturale, e che il cinema tornasse a essere uno strumento vivo, non solo di intrattenimento ma di trasformazione.
Dopo questa esperienza, immaginate di continuare a vivere e lavorare “on the
road” o vedete altre evoluzioni per il CineCamper?
L’idea è proprio quella di vivere e lavorare viaggiando, la strada resta una componente essenziale: ci ha insegnato troppo per essere abbandonata. Per questo speriamo che Uppennino possa risuonare e intraprendere un cammino lungo e duraturo. Le evoluzioni arriveranno, ma saranno coerenti con ciò che siamo: due persone che credono nella cultura come strumento di relazione e nel viaggio come strumento per imparare e trasmettere.
Qualche professionista della settima arte ha notato la vostra iniziativa e vi ha detto qualcosa?
Diversi professionisti sono rimasti colpiti dall’idea e dal nostro approccio. In una delle tappe un attore molto famoso è venuto a partecipare e rimanendo molto colpito è rimasto con noi tutto il giorno, è stato un bel momento di scambio.
Il cinema e il viaggio spesso si incontrano: c’è un film che vi ha colpito soprattutto per dove è ambientato, per le location?
Non ce ne sono in particolare, ma è certo che i film che proiettiamo colpiscono molto anche per i paesaggi e le location, che non sono più sfondo ma diventano personaggi. I territori che attraversiamo ce lo ricordano continuamente: l’Abruzzo sa essere ruvido e poetico, silenzioso e potente.
Le tappe del CineCamper
Dopo le prime tappe nei comuni di Canistro, Sante Marie, Santa Jona e Fagnano Alto, UPPENNINO CineCamper continua a muoversi. Sempre con lentezza, sempre con cura, con la convinzione che ogni fermata possa essere un momento di incontro autentico, dove sentirsi un po’ meno soli e ricucire legami tra persone, territorio e cultura. Si può seguire il tour sui canali social di CinemAbruzzo .
Ecco le tappe del tour:
Pescasseroli (AQ) – 3 luglio 2025
Lecce nei Marsi (AQ) – 4 luglio 2025
Pescina (AQ) – 5 luglio 2025
Ovindoli (AQ) – 6 luglio 2025
Scanno (AQ) – 11 luglio 2025
Capestrano (AQ) – 13 luglio 2025
Qual è la tua reazione?






