Inchiesta urbanistica Milano, pressing su Sala. Meloni: “No automatismo avviso garanzia-dimissioni”

Lug 18, 2025 - 06:30
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Inchiesta urbanistica Milano, pressing su Sala. Meloni: “No automatismo avviso garanzia-dimissioni”

Palazzo Marino nella bufera. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, figura tra i 74 indagati dell’inchiesta urbanistica, per cui sono stati chiesti i domiciliari anche per l’assessore alla Rigenerazione urbana, Giancarlo Tancredi. La premier Giorgia Meloni rimarca: “Penso che la magistratura debba fare il suo corso. Per quanto riguarda il sindaco, io non sono mai stata convinta che un avviso di garanzia porti l’automatismo delle dimissioni”. E poi aggiunge: “Credo siano scelte che il sindaco debba fare sulla base della sua capacità, in questo scenario, di governare al meglio. Non cambio posizione in base al colore politico degli indagati”.

La telefonata di Elly Schlein

Mentre il presidente del Senato, Ignazio La Russa, è più netto: “Io non chiedo mai le dimissioni quando inizia un procedimento che peraltro non so fino a che punto lo riguardi personalmente”, ma “sicuramente la giunta Sala ha dimostrato di non essere adeguata a Milano”. Certo è che Lega e Fratelli d’Italia invocano le dimissioni del sindaco, mentre Forza Italia auspica una svolta. Il Pd si stringe attorno a Sala. La segretaria dem, Elly Schlein, l’ha sentito al telefono per esprimergli “solidarietà e vicinanza”. Di diverso avviso il M5S che – dice il leader Giuseppe Conte – “non fa sconti a nessuno per quanto riguarda la legalità e l’etica pubblica”.

Ma a far rumore è anche l’affondo del ministro della Difesa, Guido Crosetto: “Continuo a pensare che la magistratura non debba e non possa sostituirsi al corpo elettorale. A Milano una parte della magistratura inquirente ha anche deciso di sostituirsi al legislatore, nel campo dell’urbanistica, del fisco, del lavoro, attraverso interpretazioni normative che a me sembrano, in molte parti, lontane dalle disposizioni di legge ed anzi molto pericolose”. Momenti di tensione in Consiglio comunale nella seduta di oggi. La bagarre scoppia al termine dell’intervento del capogruppo leghista, Alessandro Verri.

La protesta dell’opposizione: “Dimissioni”

Dai banchi dell’opposizione spuntano i cartelli con la scritta ‘Dimissioni. Sala e la sua giunta liberino Milano’. I consiglieri della Lega e di FdI abbandonano, quindi, i loro banchi e occupano simbolicamente il centro dell’aula, nonostante i ripetuti richiami all’ordine. La protesta si conclude quando la vicesegretaria della Lega e consigliera comunale, Silvia Sardone, poggia uno dei cartelli sullo scranno del sindaco, assente in aula, così come l’assessore Tancredi. Anche all’esterno di Palazzo Marino, i leghisti e i meloniani, guidati dal capogruppo Riccardo Truppo, in un sit-in hanno chiesto a gran voce le dimissioni di Sala. Che incassa la fiducia del Partito democratico. “Continuiamo a sostenere il lavoro che il sindaco e tutta l’amministrazione dovranno fare nei prossimi due anni”, mette a verbale Alessandro Capelli, segretario dem milanese.

Alessandro Sorte, coordinatore lombardo di Forza Italia, dal canto suo, predica prudenza: “Al centrodestra diciamo con chiarezza: evitiamo di seguire la linea giustizialista del Movimento 5 Stelle”. E Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, assicura: “Siamo garantisti sempre, anche quando le inchieste toccano il centrosinistra, allo stesso tempo, però, siamo molto preoccupati, riteniamo che paralizzando Milano si corre il rischio di fermare l’Italia intera”. Intanto, se per Azione “siamo di fronte a una situazione desolante”, Raffaella Paita, capogruppo di Iv al Senato, chiarisce: “Per me il garantismo è una fede. Sala ha cambiato in meglio Milano”.

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Redazione Redazione Eventi e News