Il finale amaro della COP30
La COP delle foreste organizzata nel cuore dell'Amazzonia è finita senza misure concrete per fermare la deforestazione e senza un accordo su come abbandonare i combustibili fossili, principali responsabili delle emissioni dannose e del riscaldamento globale. Il principale strumento politico per arginare la crisi climatica ha portato a casa risultati modesti e un bagaglio di delusioni, che proviamo brevemente a riassumere qui sotto.. Combustibili fossili: nessuna roadmap. Nei primi giorni della COP30 erano filtrate caute speranze sulla possibilità che la conferenza si concludesse con una tabella di marcia concreta e ambiziosa, con tanto di date e scadenze, per un'uscita graduale e ordinata dai combustibili fossili entro un decennio. Era circolata la voce sulla possibilità che questa roadmap di abbandono delle fonti fossili potesse essere addirittura inclusa in una cover decision, una dichiarazione politica finale che riassume la posizione collettiva della COP e che orienta le azioni politiche per il clima successive. Così non è avvenuto.. Nel 2023, alla COP28 di Dubai, i leader mondiali si erano accordati sulla necessità di discostarsi gradualmente (transitioning away) dai combustibili fossili, allora per la prima volta menzionati come principale causa dei cambiamenti climatici. Ma un piano concreto su come e quando emanciparsi da queste fonti non è mai arrivato, e dalla COP30 ci si aspettava precisamente questo.. Le discussioni alla COP30 hanno visto fronteggiarsi, con toni molto duri, una coalizione di volenterosi con oltre 80 Paesi favorevoli a un impegno chiaro per la transizione dai combustibili fossili, tra cui Colombia, Regno Unito e Francia (l'Italia non ha aderito a questo appello: per approfondire) e un gruppo guidato dall'Arabia Saudita e altri petrostati, più la Russia. Questa lacerazione ha avuto come effetto che l'abbandono dei combustibili fossili sia stato relegato a un impegno volontario e non alla decisione giuridicamente vincolante a cui si puntava.
Oltretutto, il Global mutirao, il testo finale delle decisioni di COP30 che prende il nome dalla tradizione brasiliana di una mobilitazione comune per raggiungere un obiettivo, pur confermando di voler tener fede all'Accordo di Parigi, non contiene alcun riferimento ai combustibili fossili: non spiega insomma come si dovrebbe provare a contenere l'aumento delle temperature entro i +1,5 °C.. La COP delle foreste? Insomma.... Nessuna tabella di marcia nemmeno per fermare la deforestazione: è una delle più grosse delusioni per la COP30, tenutasi in una città vicino alla foce del Rio delle Amazzoni. Nella COP che ha ospitato il maggior numero di rappresentanti delle popolazioni indigene, i Paesi partecipanti avrebbero dovuto chiarire cosa intendessero fare per adempiere all'obiettivo di arrestare la perdita di foreste entro il 2030 fatta due anni fa alla COP di Dubai.
Si è arrivati soltanto a un accordo su base volontaria, e a qualche debole progresso collaterale, come i 6 miliardi di dollari promessi collettivamente a supporto delle comunità che lavorano per proteggere le foreste pluviali (nel Tropical Forest Forever Facility, il fondo per la conservazione e il ripristino delle foreste tropicali voluto dal Brasile).. Più fondi per l'adattamento. C'è stato un accordo per triplicare i finanziamenti destinati all'adattamento (le misure per prevenire o ridurre al minimo i danni climatici) per i Paesi in via di sviluppo, ma sempre nell'ambito di quei 300 miliardi di finanza climatica dollari stanziati alla scorsa COP. Circa 120 miliardi all'anno di quei 300 saranno ora dedicati a misure di adattamento nei Paesi più vulnerabili, ma non prima del 2035, anche se la data inizialmente auspicata era il 2030. Inoltre, in molti speravano che quella cifra si aggiungesse ai 300 miliardi già stanziati, così non è stato.. «Questa avrebbe dovuto essere la COP dell'adattamento», ha affermato il rappresentante della Colombia, il Paese che forse più di tutti ha sostenuto una linea ambiziosa alla COP30, ma il risultato «è ben lontano dal riflettere la portata delle sfide che le parti, soprattutto le più vulnerabili, stanno affrontando sul campo».. Giusta transizione. Un altro progresso è il riconoscimento del concetto di "giusta transizione" nel testo finale: significa aiutare i lavoratori che saranno colpiti nei processi di abbandono dei combustibili fossili e passaggio alle energie rinnovabili, che non dovranno essere lasciati indietro ma aiutati a trovare posti di lavoro in settori più puliti. Non si menzionano però finanziamenti specifici, né sono state adottate norme chiare in merito allo sfruttamento dei minerali rari indispensabili alla transizione energetica, a causa dell'opposizione di Cina e Russia.. Quanto agli impegni presi dai vari Paesi per ridurre le emissioni di gas serra (Contributi Determinati a Livello Nazionale, NDC), quelli partecipanti alla COP30 avrebbero dovuto presentare nuovi impegni prima della conferenza, ma pochissimi l'hanno fatto. La COP ha comunque concordato un programma per affrontare in modo accelerato il deficit in questi contributi, con aggiornamento alla COP31, che si terrà in Turchia, ma con i lavori gestite dall'Australia..
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