Intervista con Paola Turci e Gino Castaldo, a Badia Polesine con “La rivoluzione delle donne”: “Oggi è rivoluzionario avere il coraggio di essere se stessi”
“L’anno scorso abbiamo raccontato i cantautori, quest’anno portiamo sul palco le interpreti che hanno fatto la rivoluzione attraverso il loro modo di essere, di imporsi e di imporre il proprio costume e le proprie idee”. Dopo il successo del tour “Il tempo dei Giganti”, Paola Turci, cantautrice intensa ed elegante, di grande spessore artistico e umano, e Gino Castaldo, critico musicale tra i più noti ed apprezzati in Italia, saranno in scena con “La rivoluzione delle donne” il 10 luglio alle ore 21,30 al Giardino dell’Abate di Badia Polesine (Ro), nell’ambito della prestigiosa rassegna “Tra ville e giardini 2025, itinerario di musica, teatro e circo nelle ville e piazze del Polesine”.
Al centro del nuovo progetto ci sono le straordinarie vite delle voci femminili, da Mina a Ornella Vanoni, da Milva a Patty Pravo, da Caterina Caselli fino a Mia Martini, Loredana Bertè, Alice e tante altre, che hanno segnato la storia della musica italiana, anticipando il desiderio di emancipazione delle donne con atteggiamenti e scelte musicali coraggiose, ribelli e anticonformiste.
La Rivoluzione delle Donne è un evento prodotto da Elastica insieme a L’Eredità delle donne, in collaborazione con Agidi.
Il 10 luglio porterete a Badia Polesine, nell’ambito della rassegna Tra Ville e Giardini 2025, “La Rivoluzione delle donne”, che arriva dopo il successo de Il Tempo dei Giganti. Com’è nata l’idea?
Paola Turci: “Questo nuovo racconto cantato, composto da musica e parole, da aneddoti e ricordi, nasce durante i viaggi che io e Gino abbiamo fatto lo scorso anno per Il Tempo dei Giganti. In quell’occasione ci siamo resi conto della mancanza di donne in quel panorama musicale che raccontavamo, da lì è nato il desiderio di omaggiare anche le voci femminili. Poi un giorno ho sentito una canzone di Mina, Mi sei scoppiato dentro il cuore, che non avevo mai ascoltato con attenzione, in quanto non mi sembrava armonicamente interessante, e invece mi ha colpito molto. Ho preso la chitarra e l’ho cantata mentre ero in auto con Gino, che ne è rimasto entusiasta e così ci è sembrato doveroso mettere in scena “La Rivoluzione delle donne”. Avevamo già la scaletta pronta, perché parlare delle grandi artiste italiane non è assolutamente difficile. Dispiace ovviamente che quel periodo, che comunque è stato illuminante, meraviglioso, molto produttivo per le donne, non lo sia stato anche dal punto di vista cantautorale. L’anno scorso abbiamo raccontato i cantautori, quest’anno portiamo sul palco le interpreti che hanno fatto la rivoluzione attraverso il loro modo di essere, di imporsi e di imporre il loro costume e le loro idee”.
Tra le tante eccellenti voci femminili italiane come sono state scelte le artiste e le storie raccontate in “La Rivoluzione delle donne”?
Paola Turci: “Partiamo dagli inizi degli anni Sessanta, quando nelle canzoni, come “Balocchi e profumi”, c’era soltanto un rimprovero nei confronti delle donne (“per la tua piccolina non compri mai i balocchi, mamma, tu compri soltanto i profumi per te!”), fino all’arrivo “prepotente” di Mina, che dichiara di aver fatto un figlio con un uomo sposato e viene allontanata dalla Rai per due anni. Una cosa che oggi sarebbe assurda. La scelta delle cantanti è stata effettuata anche in base alla loro storia, alla loro autodeterminazione, all’autonomia e relativamente a quanto alcune siano state amate e altre odiate dagli uomini. Franco Battiato, ad esempio, ha “amato” donne come Milva, Alice, Giuni Russo e io le canto quasi tutte. E poi parliamo di Mia Martini, che è stata violentata psicologicamente dagli uomini che l’hanno costretta a un ritiro vergognoso, osceno. Per fortuna poi è ritornata sulla scena musicale, è rinata anche se per poco, ha vissuto qualche anno ancora e poi purtroppo se n’è andata, probabilmente anche a causa di quello che le è successo. Parliamo di grandi donne, come Caterina Caselli, l’unica che è diventata una discografica, una produttrice, una scopritrice di talenti, come Gabriella Ferri, citiamo anche Loredana Berté, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, fino ad arrivare alle cantautrici, a Carmen Consoli e a me”.
Tenendo conto di quanto la musica negli ultimi decenni sia cambiata, così come la sua fruizione con l’avvento della tecnologia, come può essere mantenuta nel tempo l’eredità artistica di queste grandi donne?
Paola Turci e Gino Castaldo: “C’è una memoria artistica che va assolutamente conservata e vissuta ed è quello che stiamo cercando di fare con “La Rivoluzione delle donne”. Una minima parte di pubblico scopre queste canzoni per la prima volta, quindi è importante portare in giro per l’Italia questo racconto cantato affinché le persone possano essere consapevoli della bellezza artistica musicale che l’Italia ha prodotto in tutti questi anni”.
Le artiste che raccontate in “La rivoluzione delle donne” rappresentano un esempio di libertà, di coraggio, di anticonformismo, non solo nelle scelte musicali. Pensando ad oggi, la libertà di espressione nella musica secondo voi esiste davvero?
Paola Turci: “Personalmente non vedo tutta questa libertà artistica, ma io sono parte in causa, quindi non me la sento di esprimere un giudizio. Sicuramente nel 2025 non si può più parlare di privazioni, però indubbiamente c’è un condizionamento che proviene dal mercato. Io so cosa mi piace e penso che anche nella produzione del mio nuovo disco non mi lascerò condizionare da quello che si suona oggi”.
Gino Castaldo: “Da un punto di vista teorico e formale esiste, nel senso che ovviamente non ci sono organismi di censura, però sappiamo che la libertà di espressione non si misura solamente con le leggi, gli impedimenti, ma anche nella possibilità concreta di potersi esprimere. Diciamo che la cultura musicale in questo momento è molto appiattita su un certo genere di consumo che minimizza la libertà di espressione, se non altro perché ci sono meno voci, meno possibilità. Se un artista oggi ha una canzone forte, intensa, probabilmente avrà più difficoltà a farla sentire, e questo forse diventa un limite”.
credit foto Fabio Benato
Che cos’è oggi rivoluzionario?
Paola Turci: “Rivoluzionario oggi è rimanere fedeli a se stessi, avere il coraggio di essere se stessi, senza però cristallizzarsi nelle proprie idee”.
Queste grandi artiste che omaggiate ne “La Rivoluzione delle donne” non erano autrici delle loro canzoni, che erano scritte da uomini, ma la loro potenza vocale ed espressiva, il loro carisma ha permesso di far arrivare comunque dei messaggi importanti, preziosi. Del resto la musica e le arti in generale hanno da sempre il potere di forgiare anche il pensiero critico delle persone …
Gino Castaldo: “Oggi il pensiero critico purtroppo non esiste più, questo sistema musicale sta annacquando la forza che la musica ha nel trasmettere dei messaggi. Le donne di cui parliamo non hanno neanche avuto bisogno di scrivere le canzoni, in quanto con il loro modo di essere erano un esempio di approccio alla vita, in tempi in cui era molto difficile essere anticonformiste. Pensiamo ad esempio a Quello che le donne non dicono, l’autore è Enrico Ruggeri ma quando Fiorella Mannoia canta questo brano lo percepisci come se l’avesse scritto lei. Patty Pravo, una delle artiste che noi omaggiamo, ha inciso recentemente un pezzo in cui ironicamente dice che nella sua vita ha fatto tutto, è firmato da Francesco Bianconi, ma è come se fosse lei l’autrice. Negli anni ’80 e ’90 le donne sono poi diventate anche autrici di se stesse, con Gianna Nannini, Carmen Consoli, Paola Turci… Un aspetto interessante che raccontiamo è il modo in cui le artiste sono riuscite a comunicare questa libertà anche da interpreti, a trasmettere una grande energia, a partire da Mina negli anni Sessanta”.
Foto Paola Turci credit Elastica – Foto Gino Castaldo credit Giacomo Maestri
Fate parte della Fondazione Una Nessuna Centomila, che si occupa della prevenzione e del contrasto della violenza sulle donne. Pensate di riproporre anche per questo nuovo spettacolo l’iniziativa di sensibilizzazione su questi importanti temi invitando sul palco alcune donne a dare la loro testimonianza come avvenuto per “Il tempo dei giganti”?
Paola Turci: “Ho incontrato pochi giorni fa la presidente della fondazione Una Nessuna Centomila, Giulia Minoli, e sicuramente riproporremo questa iniziativa ne “La Rivoluzione delle donne” essendoci anche un collegamento con il racconto”.
Gino Castaldo: “Io ho l’onore di essere membro della Fondazione Una Nessuna Centomila e da uomo dico che il problema sono gli uomini. E’ da lì che bisogna partire per prevenire e contrastare la violenza sulle donne. Nel nostro spettacolo c’è anche un momento divertente, in cui proviamo a ironizzare sugli stereotipi maschili”.
di Francesca Monti
credit foto copertina Fabio Benato
Si ringraziano per la collaborazione Beatrice Tessarin e Francesca Ceccarelli
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