Iran. Il rappresentante di Khamanei a Mosca. Putin, ‘serve equilibrio’

Lug 26, 2025 - 15:30
 0
Iran. Il rappresentante di Khamanei a Mosca. Putin, ‘serve equilibrio’

di Giuseppe Gagliano –

Ali Larijani, consigliere della Guida sprema iraniana Ali Khamenei, si è recato a Mosca dove ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin in un faccia a faccia che ha affrontato non solo il dossier bilaterale, ma anche le linee guida di una strategia condivisa in Medio Oriente e nell’Asia centrale.
L’incontro è avvenuto a pochi mesi dal conflitto Iran-Israele, in cui la Russia ha mantenuto un silenzio strategico che ha generato non pochi interrogativi a Teheran. Ora, con l’Occidente indebolito da divisioni interne e con la Cina sempre più silenziosa ma operativa, Mosca gioca la carta dell’Iran come alleato regionale, ma non senza condizioni.
Il primo messaggio di Putin a Larijani è stato chiaro: Mosca non vuole essere trascinata in una guerra aperta tra Teheran e Tel Aviv. Se da un lato la Russia considera l’Iran un alleato fondamentale nel contenimento dell’egemonia statunitense e nella stabilizzazione della Siria, dall’altro non intende compromettere i delicati rapporti con Israele, con cui condivide la gestione dello spazio aereo e militare siriano.
Il presidente russo ha suggerito che Teheran debba mantenere la deterrenza, ma senza oltrepassare la soglia della provocazione strategica, almeno finché non ci siano garanzie internazionali su una nuova architettura regionale. Per Mosca, la Siria è un perno di stabilità, non un nuovo campo di battaglia.
Putin ha espresso poi preoccupazione per l’innalzamento del livello di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran, sottolineando che una mossa del genere potrebbe fornire all’Occidente il pretesto per nuove sanzioni e per legittimare azioni ostili. Anche la Cina, ha ricordato il presidente russo, osserva con cautela gli sviluppi, temendo un’escalation in una regione dove ha investimenti strategici cruciali.
La posizione russa, come già emersa in altri contesti, non è contraria al diritto dell’Iran a sviluppare energia nucleare per scopi civili, ma considera l’equilibrio percepito come elemento essenziale. Per Mosca, l’Iran deve evitare di offrire agli avversari occidentali argomenti facili per giustificare una nuova stretta diplomatica e militare.
Putin ha invitato Teheran a non abbandonare del tutto il dialogo con i Paesi del Golfo, in particolare con Arabia Saudita e Qatar, che pur diffidenti, hanno riaperto canali di comunicazione negli ultimi mesi. Secondo il leader russo, solo una diplomazia “flessibile ma ferma” può permettere all’Iran di posizionarsi come potenza regionale riconosciuta, piuttosto che come minaccia da contenere.
In parallelo Mosca ha chiesto a Teheran di consolidare la propria influenza in Siria, ma in modo coordinato con la presenza russa. Le due potenze condividono l’interesse alla stabilizzazione del regime di Assad, ma non sempre agiscono in sintonia. Mosca vuole evitare frizioni tattiche che possano essere sfruttate da attori terzi, inclusi Turchia e Israele.
Dietro il linguaggio della cooperazione strategica, il vertice Larijani-Putin riflette il tentativo di costruire una alleanza eurasiatica alternativa all’asse atlantico, in cui Russia, Iran, Cina e altri attori come l’India o i Paesi dell’Asia Centrale possano agire in sinergia per difendere sovranità, sicurezza e interessi economici.
L’Iran, da poco entrato nei BRICS e membro dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, si propone come cerniera geostrategica tra Caucaso, Asia centrale, Medio Oriente e Golfo Persico. Ma per svolgere questo ruolo deve evitare errori strategici: escalation inutili, eccessivo isolamento o sovraesposizione militare. Ed è proprio questo il senso più profondo dei “consigli” di Putin: rafforzare il fronte anti-occidentale, senza offrire il fianco alle provocazioni.
Russia e Iran condividono oggi un’agenda convergente: contrastare la presenza militare americana in Medio Oriente, contenere Israele, stabilizzare la Siria, e sostenere economie alternative al dollaro. Ma le loro priorità non coincidono pienamente.
Mosca guarda con crescente attenzione ai mercati del Golfo e cerca di sfruttare le tensioni tra Riyad e Washington. L’Iran, invece, è ancora sospinto da un impulso ideologico e difensivo che rischia di compromettere il proprio spazio di manovra. Putin lo sa, e prova a guidare Teheran verso una postura più strategica, meno impulsiva, più utile agli interessi comuni.
La visita di Ali Larijani a Mosca e l’incontro con Vladimir Putin confermano che l’Iran è diventato per la Russia un partner indispensabile ma anche delicato. Teheran rappresenta una risorsa geopolitica e un canale di influenza sul Medio Oriente, ma va gestita con equilibrio.
I tre consigli di Putin, ovvero contenere l’escalation con Israele, gestire con cautela il nucleare, dialogare con il Golfo, sono la sintesi di una dottrina russa fondata su pragmatismo, flessibilità tattica e ricerca dell’equilibrio multipolare. Resta da vedere se Teheran saprà ascoltarli. Perché nel nuovo ordine che si va delineando, la sopravvivenza delle alleanze dipenderà meno dalla retorica e più dalla capacità di adattamento reciproco. E, in questo, Mosca ha molto da insegnare.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News