L’antisemitismo giustificato come opinione, e il corto circuito giuridico che legittima l’odio

Dicembre 17, 2025 - 06:00
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L’antisemitismo giustificato come opinione, e il corto circuito giuridico che legittima l’odio

A proposito della strage di ebrei di Sidney e di prevenzione e di contrasto dell’antisemitismo, si prenda atto che la sentenza della Corte d’appello di Torino sull’espulsione dell’imam di San Salvario certifica che «non integra gli estremi reato e che è espressione di pensiero» affermare: «Io personalmente sono d’accordo con quello che è successo il 7 ottobre. Noi non siamo qui per la violenza, ma quello che è successo il 7 ottobre non è una violazione, non è una violenza». Il tutto, si badi bene, in un discorso pubblico da parte di un imam che sostiene queste tesi nelle sue prediche in moschea.

Dunque è agli atti che, per gli illustrissimi magistrati torinesi, non solo non è reato predicare che trucidare mille duecento civili ebrei, donne e bambini inclusi, non «è violenza», quindi di conseguenza è lecito, si può fare, ma anche che queste prediche non possono bastare «per formulare un giudizio di pericolosità».

Ma non basta: Mohamed Shahin è andato oltre e ha anche sostenuto che questa sua idea della non violenza, tanto apprezzata dai magistrati torinesi, è strettamente collegata al fatto che Israele è uno Stato illegittimo che «occupa» illegalmente la Palestina da ottanta anni, dal millenovecentoquarantacinque, quindi: «Non posso parlare solamente del 7 ottobre, che è il risultato di un’occupazione di ottanta anni, di undici guerre che sono successe prima di quella data».  Ne consegue che è lecito non solo massacrare ebrei, ma anche che questo deve essere fatto per eliminare dalla faccia della terra Israele, obiettivo peraltro esplicito di Hamas con il pogrom del 7 ottobre.

Non stiamo forzando le interpretazioni: le parole sono chiare e nette e lo ribadiamo: l’imam sostiene che non è violenza trucidare mille duecento ebrei, ne consegue che è lecito. A seguire, la Corte d’appello di Torino sentenzia che questo ferreo sillogismo non solo non costituisce reato, ma non è neanche sintomo di pericolosità sociale. Valutazioni aberranti.

Questo è dunque lo stato sconcertante del contrasto all’antisemitismo a Torino, dal quale può trarre una lezione e incentivo chiunque auspichi di trucidare ebrei e cancellare lo Stato di Israele. Gli basta seguire lo schema tipico dei Fratelli Musulmani, a cui Mohamed Shahin aderisce, basato sulla Taqiyya, l’arte islamica della dissimulazione, e può impunemente predicare che trucidare ebrei non è un reato. Per farlo, per ingannare persino un vescovo e un Fratoianni, evidentemente ben disposti a farsi ingannare quando a rimetterci sono gli ebrei, basta fare in moschea dei corsi sulla Costituzione, una preghiera comune qua e là, esaltare il dialogo interreligioso e parlare tanto, tanto di pace.

A Sidney è esattamente quello che è successo nei mesi scorsi. La fine è nota.

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Redazione Redazione Eventi e News