Lupi entrano in un cortile e sbranano il cagnolino che viveva lì: le parole dei proprietari spezzano il cuore
Lupi entrano in un cortile e sbranano il cagnolino che viveva lì: le parole dei proprietari spezzano il cuore.

Un episodio ha scosso la tranquillità della comunità di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, sollevando ancora una volta l’allarme sulla crescente presenza e audacia dei lupi in zone fortemente antropizzate. Un meticcio di piccola taglia, di nome Catullo, è stato sbranato e ucciso all’interno del cortile recintato della sua abitazione, in un’area residenziale e nient’affatto isolata del comune.
La disperazione dei pet mate per l’uccisione del cagnolino Catullo da parte dei lupi: la tragedia nel cortile di casa
Il drammatico racconto è affidato alla voce rotta dal dolore di Elsa Flacco e di suo marito Lucio, i proprietari del piccolo cane, la cui vita è stata spezzata da un attacco fulmineo che ha lasciato i suoi umani in uno stato di devastazione.

La storia di Catullo, se possibile, rende il dolore ancora più acuto. Non era un cane comprato, ma un trovatello salvato dall’abbandono nell’estate del 2020. «Catullo era un trovatello, un meticcio» racconta Elsa Flacco, ripercorrendo i momenti felici che hanno preceduto questa tragedia. «Lo abbiamo trovato nell’estate 2020, abbandonato in un bosco, che piangeva. Stavamo facendo una camminata con degli amici di Cremona che erano venuti a trovarci e abbiamo deciso di fare una tappa del Cammino della Pace».
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Per cinque anni e mezzo, il piccolo Catullo è stato il cuore pulsante della casa di Elsa e Lucio, un compagno fedele la cui presenza ha arricchito la loro vita. «Eravamo nella lecceta di Torino di Sangro e abbiamo sentito piangere in un cespuglio di rovi: quando ci siamo avvicinati abbiamo trovato un cucciolotto di circa due mesi che era stato abbandonato. Lo abbiamo portato con noi per salvarlo e abbiamo deciso di adottarlo.»

Ciò che aggiunge un ulteriore elemento di preoccupazione al dramma è il luogo dell’attacco. Non un casolare isolato in montagna, ma il cortile di un’abitazione situata in una zona abitata e densamente popolata di San Martino sulla Marrucina. La domanda che tormenta i proprietari e gli abitanti della zona è come i predatori siano riusciti a penetrare una barriera difensiva. «Non so neppure come abbiano fatto a entrare, perché il cortile era perimetrato da un muro» si chiede Elsa, evidenziando il livello di sicurezza che i proprietari ritenevano sufficiente a proteggere il loro animale domestico.
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L’episodio di San Martino sulla Marrucina non è un caso isolato, ma si inserisce in un dibattito sempre più acceso e drammatico riguardo alla convivenza tra fauna selvatica e centri abitati in Abruzzo. La predazione non si limita più agli allevamenti in zone montane o rurali, ma arriva a colpire gli animali d’affezione direttamente nei giardini di casa, anche in aree dove la presenza umana è costante. (di Elisabetta Guglielmi)
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