Mancanza di pediatri in Italia, è emergenza: i dati della Fondazione GIMBE
lentepubblica.it
Nonostante il costante calo delle nascite in Italia, cresce la preoccupazione per la mancanza di pediatri di famiglia, con oltre 500 professionisti attualmente assenti dal sistema sanitario: i dati della Fondazione GIMBE.
Il problema si concentra in particolare in tre regioni settentrionali – Lombardia, Piemonte e Veneto – dove il numero di assistiti per ciascun pediatra supera spesso la soglia dei 1.000 bambini, generando gravi difficoltà di accesso alle cure.
Secondo la Fondazione GIMBE, entro il 2028 andranno in pensione quasi 2.600 pediatri di libera scelta (PLS), senza però alcuna garanzia su un ricambio generazionale adeguato. Il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, segnala come in tutta Italia si moltiplichino le segnalazioni di famiglie impossibilitate ad assegnare un pediatra ai propri figli, a causa di carichi di lavoro insostenibili e mancate risposte da parte delle aziende sanitarie locali. Una situazione definita “critica”, che rischia di compromettere la qualità dell’assistenza per l’infanzia, in particolare per i bambini più vulnerabili.
Le dinamiche del problema
Per comprendere le radici della carenza, GIMBE ha analizzato le modalità di inserimento dei PLS all’interno del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), evidenziando i principali fattori che ne influenzano la distribuzione. Innanzitutto, ogni bambino deve essere assegnato a un pediatra già alla nascita per accedere ai servizi sanitari di base. L’assistenza è obbligatoria fino ai sei anni, mentre dai sei ai tredici i genitori possono scegliere tra un PLS e un medico di base. Dopo i 14 anni, il paziente viene automaticamente trasferito al medico di medicina generale, salvo eccezioni per casi particolari.
A livello demografico, i dati ISTAT mostrano una forte contrazione nella fascia d’età 0-5 anni – che nel 2024 contava circa 2,5 milioni di bambini – rispetto a una platea più ampia di oltre 4 milioni di ragazzi tra i 6 e i 13 anni. Malgrado il calo delle nascite, la domanda di pediatri non accenna a diminuire, anche perché molti minori restano iscritti ai PLS oltre l’età minima. Nel solo 2023, quasi 380 mila nuovi nati hanno richiesto un pediatra, mentre oltre 328 mila adolescenti sono transitati verso i medici di famiglia, determinando un saldo positivo che ha aumentato ulteriormente il carico per i pediatri.
Limiti normativi e sovraccarico
L’ultimo Accordo Collettivo Nazionale (ACN), in vigore dal luglio 2024, ha fissato a 1.000 il numero massimo di assistiti per ogni pediatra, abolendo le precedenti deroghe. Una volta raggiunta questa soglia, è possibile accogliere nuovi pazienti solo sostituendo quelli più grandi. Tuttavia, vista anche la carenza di medici di base – oltre 5.500 secondo un recente studio GIMBE – molti bambini restano senza un referente sanitario stabile. Le eccezioni a questo limite possono essere concesse solo temporaneamente e in contesti particolari, ma risultano sempre più frequenti, a dimostrazione della fragilità del sistema.
La mappa delle carenze
La definizione delle aree territoriali scoperte spetta alle Regioni, che stabiliscono dove mancano i pediatri in base al rapporto ottimale di un medico ogni 850 bambini. A determinare i fabbisogni è il numero di residenti sotto i 14 anni, al netto di quelli già in carico ai medici di base. Il nuovo ACN ha incluso nel calcolo anche i bambini tra i 6 e i 13 anni seguiti dai PLS, migliorando la corrispondenza tra domanda e offerta, ma non risolvendo il problema alla radice: in molti territori, soprattutto al Nord, mancano proprio i professionisti.
Un futuro incerto
Secondo la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), quasi 2.600 pediatri lasceranno il servizio nei prossimi quattro anni, avendo raggiunto il limite di età. Il rischio è che molti di questi non vengano sostituiti. Sebbene il numero di borse di studio per la specializzazione in pediatria sia cresciuto significativamente – passando da meno di 500 nel 2017 a oltre 850 nel 2023 – resta incerto quanti giovani medici sceglieranno la carriera territoriale, anziché quella ospedaliera, spesso percepita come più stabile e gratificante.
Un quadro in deterioramento
I numeri ufficiali confermano il peggioramento del quadro. Tra il 2019 e il 2023, i pediatri attivi sono diminuiti di oltre 700 unità, con un calo del 9,5%. Parallelamente, è aumentata l’età media della categoria: oggi, più di tre quarti dei pediatri ha oltre 23 anni di anzianità, segnale di un ricambio generazionale rallentato e insufficiente. A inizio 2024 risultavano attivi poco meno di 6.500 PLS, con oltre 5,8 milioni di minori assistiti, di cui oltre la metà nella fascia 6-13 anni.
Un sistema da ripensare
Di fronte a questi numeri, appare evidente l’urgenza di un intervento strutturale. È necessario snellire le procedure burocratiche, migliorare la pianificazione regionale e rendere più attrattiva la professione del pediatra di famiglia. Senza una strategia concreta, il rischio è che sempre più famiglie si trovino senza un riferimento sanitario per i propri figli, con conseguenze gravi sulla prevenzione e sulla cura delle fasce più giovani della popolazione.
In un contesto già segnato da una sanità pubblica sotto pressione, il futuro dell’assistenza pediatrica dipende dalla capacità del sistema di rigenerarsi, attirare nuovi professionisti e garantire un servizio capillare, equo ed efficiente.
Emergenza pediatri di famiglia: carenze in crescita e futuro incerto
Qui il comunicato completo con tutti i dati.
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