Messico. La “guerra al fentanyl” con gli Usa, tra accuse, retorica e interessi strategici
di Giuseppe Gagliano –
La tensione tra Washington e Città del Messico torna a crescere. Al centro dello scontro le dichiarazioni del presidente Usa Donald Trump che accusa il governo di Claudia Sheinbaum di “non fare abbastanza” per fermare il traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti. La risposta della presidente messicana non si è fatta attendere: un rifiuto netto delle critiche e la rivendicazione dei progressi compiuti nella lotta ai cartelli della droga.
Sheinbaum ha annunciato un rapporto dettagliato da inviare alle autorità statunitensi per documentare gli sforzi messicani contro il narcotraffico e la crisi del fentanyl. Un gesto che ha un duplice significato: da un lato difendere la sovranità del Messico, dall’altro ricordare a Washington che la crisi degli oppioidi è un problema condiviso, non una colpa unilaterale.
La crisi del fentanyl è ormai un terreno di scontro geopolitico. Gli Stati Uniti accusano il Messico di essere il principale canale di passaggio delle droghe sintetiche, ma ignorano che i precursori chimici arrivano in gran parte dalla Cina e dall’Asia. Sheinbaum ha risposto sottolineando come il suo governo abbia introdotto controlli rigorosi sui precursori, aumentato le pene per il traffico di fentanyl e attivato operazioni congiunte tra Marina, forze federali e autorità sanitarie.
Secondo dati ICE citati da fonti messicane, il traffico di fentanyl lungo il confine si sarebbe ridotto del 50% negli ultimi mesi, mentre gli omicidi intenzionali sarebbero calati del 25%. Risultati importanti, ma insufficienti a placare le critiche di Trump, che vede nella lotta alla droga un tema strategico in vista delle elezioni.
Dietro la retorica del narcotraffico si nasconde anche una partita commerciale. Trump ha imposto nuovi dazi su prodotti agricoli messicani, tra cui pomodori e carne, colpendo un settore vitale per l’economia del Paese. Sheinbaum ha accusato Washington di usare il Messico come una “piñata” politica, a discapito dell’interdipendenza economica tra i due Paesi.
Questo scambio di accuse avviene in un momento delicato per l’America Latina. Il Messico, stretto tra la pressione americana e la propria vulnerabilità interna, tenta di riaffermare la propria autonomia politica. Ma il rischio è quello di una crisi economica e sociale che potrebbe indebolire ulteriormente lo Stato e favorire proprio quelle reti criminali che si intendono combattere.
La politica statunitense sul fentanyl, culminata con l’HALT Fentanyl Act, punta a colpire la produzione e il traffico con misure draconiane. Ma Sheinbaum ha ricordato che la lotta alla droga non può basarsi solo su un approccio repressivo: “La crisi non può essere affrontata solo dal lato dell’offerta, serve un cambiamento interno negli Stati Uniti”. Un messaggio scomodo per Trump, ma che evidenzia una verità spesso ignorata: il consumo di oppioidi è alimentato da falle nel sistema sanitario e sociale americano.
Il governo messicano rivendica di aver avviato una “bonifica” delle istituzioni infiltrate dalla criminalità organizzata. Ma la realtà sul campo è più complessa. Le operazioni militari contro i cartelli, pur ottenendo successi, hanno generato violenza diffusa e una frammentazione del potere criminale. In molte regioni, lo Stato fatica ancora a riaffermare il controllo, e i cartelli si sono evoluti in reti transnazionali che operano come attori economici e politici.
Il conflitto verbale tra Trump e Sheinbaum è un segnale di quanto la questione narcotraffico stia ridefinendo le relazioni tra Messico e Stati Uniti. Da un lato, Washington vede il Messico come una barriera da rafforzare per la sicurezza interna. Dall’altro, Città del Messico cerca di trasformarsi da anello debole a partner strategico, rivendicando il diritto a non essere trattato come un vassallo.
Il rischio è che la cooperazione tra i due Paesi, già fragile, venga ulteriormente erosa da una narrativa elettorale che trasforma problemi complessi in slogan. Se la crisi del fentanyl diventerà terreno di scontro ideologico, le conseguenze potrebbero essere devastanti: non solo per la sicurezza dei due Paesi, ma per l’equilibrio economico e politico dell’intera regione nordamericana.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




