Metà degli annegamenti in piscina riguardano i bambini, le misure per evitarli
Più di metà degli annegamenti delle piscine riguarda i bambini fino a 12 anni, e in generale delle circa 330 persone che muoiono in media ogni anno per questo motivo il 12 per cento ha meno di 18 anni. Lo sottolinea il secondo rapporto in via di pubblicazione dell’Osservatorio per lo sviluppo di una strategia nazionale di prevenzione degli annegamenti e incidenti in acque di balneazione. In occasione della sua prossima pubblicazione, e in previsione delle vacanze estive, periodo durante il quale si registra il picco di incidenti, l’Istituto lancia insieme a 9 Regioni un video con i consigli per i genitori, che in molti casi commettono errori nella sorveglianza basandosi su false convinzioni. “Instaurare un corretto rapporto con l’acqua è fondamentale per la crescita dei nostri bambini, e con alcune attenzioni si possono ridurre i rischi che inevitabilmente sono connessi a questo elemento – afferma Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto Superiore di Sanità –. Uno speciale ringraziamento va alle Regioni perché insieme a loro possiamo aumentare la diffusione di questa campagna e promuovere una prevenzione più efficace”.
Il rapporto raccoglie dati di diversa provenienza, tra cui i database dell’Istat e un’indagine condotta dall’Iss attraverso l’analisi degli articoli sugli incidenti da annegamento sui diversi media nazionali. Ecco i dati principali. In Italia muoiono ogni anno per annegamento in media circa 328 persone, di tutte le età. Nei 5 anni dal 2017 al 2021 (dati Istat), sono morte per annegamento 1642 persone. Di queste, il 12,5 per cento (ovvero 206) aveva un’età dagli 0 ai 19 anni. Si tratta di circa 41 decessi ogni anno che riguardano bambini o ragazzi adolescenti, con i maschi che rappresentano un cospicuo 81per cento di tutte le mortalità per annegamento in età pediatrica. Il tasso di mortalità è di 0,4/100.000 abitanti. I casi aumentano con l’aumentare dell’età, anche se non in maniera lineare (la fascia di età 1-4 anni presenta più casi di quella 5-9 anni), fino ad arrivare agli adolescenti, che da soli coprono il 53,4 per cento di tutti gli annegamenti da 0 a 19 anni. Nella quasi totalità dei casi, il bambino – che non sa nuotare – annega perché sfuggito all’attenzione dei genitori, cade in acqua o finisce, giocando in acqua, nell’acqua fonda. Anche le piscine domestiche hanno contribuito a elevare il numero di incidenti e di annegamenti, e il 53 per cento degli annegati nelle piscine sono bambini fino a 9 anni. “L’acqua, anche quando è una pozza d’acqua o “uno stagno”, esercita un’attrazione fatale su qualsiasi bambino – spiega Fulvio Ferrara, che ha curato il rapporto -. Nelle piscinette gonfiabili il rischio che un bambino piccolo, che ha da poco cominciato a camminare, si rovesci dentro è molto elevato. Dobbiamo ricordare qui che un bambino caduto in acqua, scomparirà dalla vista entro 20 secondi”.
Negli articoli è frequente la locuzione “il bambino/a è “sfuggito/a” al genitore, che lo ha perso di vista per pochi istanti. Una delle cause più comuni di annegamento infantile è proprio la mancata o inadeguata supervisione da parte degli adulti. In uno studio riportato nel rapporto questi ammettevano, mentre sorvegliavano il loro bambino vicino all’acqua, di aver parlato con altri (38 per cento), di dover sorvegliare un altro bambino, di essere occupati a leggere (18 per cento), di mangiare (17 per cento) e/o di parlare al telefono (11 per cento). Tra i genitori di bambini tra 0 e 12 anni quasi la metà (48 per cento) credeva erroneamente che avrebbero sentito rumori e schizzi o piangere il loro bambino, se si fosse trovato in difficoltà in acqua. Inoltre il 56 per cento credeva che un bagnino, se presente, fosse la persona principale responsabile della supervisione del proprio bambino, e il 32 per cento ha riferito di lasciare il proprio bambino completamente incustodito in una piscina per 2 minuti o più.
Durante la stagione estiva, è perciò fondamentale, per chi va al mare, al lago o in piscina seguire alcuni consigli per prevenire gli annegamenti. I principali sono stati raccolti in un video, realizzato in collaborazione con Friuli Venezia Giulia, Liguria, Molise, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia in cui un pesciolino chiamato Salvo spiega ai genitori cosa fare per prevenire gli incidenti. Il video sarà diffuso sui canali social dell’Istituto e delle Regioni che hanno aderito, ed è a disposizione di chiunque voglia diffonderlo ulteriormente. Ecco i consigli principali: Immergersi preferibilmente in acque sorvegliate dove è presente personale qualificato in grado di intervenire in caso di emergenza. Evitare di immergersi in caso di mare mosso o in prossimità di specchi d’acqua dove sono presenti correnti di ritorno. È essenziale essere consapevoli delle condizioni del mare prima di immergersi. Osservare attentamente la segnaletica e seguire le indicazioni dei sorveglianti. Questo può aiutare a identificare zone pericolose e comportamenti da evitare. Sorvegliare sempre in maniera continuata i bambini in acqua o in prossimità di un qualsiasi specchio d’acqua soprattutto nelle piscine domestiche o private. Educare i bambini all’acquaticità fin da piccoli. Insegnare loro a nuotare e a comportarsi in acqua in modo sicuro può ridurre in maniera significativa il rischio di incidenti. Evitare di tuffarsi in acqua repentinamente dopo aver mangiato o dopo un’esposizione prolungata al sole. Evitare tuffi da scogliere o in zone non protette e prestare attenzione a immergersi solo in acque di profondità adeguata.
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