Modelli di business sostenibili: ecco come e dove agire


Questo articolo segue la riflessione precedente su come agire affinché gli Sbm abbiano successo. E vi parrà strano, ma in questo caso la Sostenibilità deve passare in secondo piano. Ecco come e perché…
Andiamo direttamente al sodo: i 3 fattori chiave di un modello di business sostenibile (Sbm) sono la praticabilità, la desiderabilità e la fattibilità.
Tutti e tre gli elementi sono importanti e profondamente interconnessi, sebbene la desiderabilità emerga costantemente come l’ostacolo più significativo al successo.
Molti Sbm si basano su prodotti, servizi o esperienze che i clienti non trovano ancora sufficientemente desiderabili da adottare, che si tratti di imballaggi ricaricabili, moda sostenibile o alternative vegetali.
Questo perché le aziende, anche quando progettano Sbm, devono comunque creare e offrire valore ai propri clienti. Ed è qui che la situazione si complica: troppe aziende danno per scontato che avere una soluzione migliore dal punto di vista sociale o ecologico sia sufficiente.
Ma se i clienti non sono davvero interessati a ciò che viene offerto non funzionerà. La dura verità è che molte persone ancora non danno priorità alla Sostenibilità come fattore decisionale primario.
Creare valore sostenibile non è necessariamente sinonimo di progettare qualcosa che le persone desiderano realmente. Sia chiaro: mettere la Sostenibilità in secondo piano non significa darle meno priorità.
Significa piuttosto aiutarla a concretizzarsi, andando incontro alle persone e progettando per clienti reali con esigenze reali, non per clienti immaginari con priorità illusorie.
Ora, come si allinea ciò con la richiesta di un pensiero incentrato sulla Sostenibilità? Non è una contraddizione: è una questione di contesto. La Sostenibilità dovrebbe guidare visione, cultura e strategia di un’azienda.
Ma a livello di prodotto o servizio, le attività da svolgere e le priorità dei clienti devono plasmare il processo di progettazione. Se le persone non desiderano ciò che offrite, la Sostenibilità non si materializzerà, certamente non su larga scala.
E senza scala, non può generare impatto. Il vero obiettivo è radicare profondamente la Sostenibilità nel Dna dell’azienda, in modo che definisca il contesto dove il valore viene progettato e distribuito, anche quando passa in secondo piano.
Riconoscere e ignorare la realtà allo stesso tempo
A volte, la realtà ti dà il vento in poppa, come un paio di anni fa, quando quasi tutte le aziende sostenevano pubblicamente l’importanza di affrontare la crisi climatica e di prendere più seriamente la Sostenibilità.
Altre volte ci si trova di fronte a venti contrari, con molte aziende che si rimangiano i propri impegni, rivedono i propri obiettivi o diventano silenziose su qualsiasi argomento legato a clima o Sostenibilità.
Prendiamo, per esempio, come le aziende hanno reagito all’amministrazione Trump. Le loro reazioni sono servite a ricordare con forza che la Sostenibilità aziendale è plasmata non solo dall’ambizione interna, ma soprattutto da forze esterne: regolamentazione, politiche, dinamiche di mercato e norme sociali, anche definite elementi di materia oscura.
Queste forze erano in gioco molto prima di quell’amministrazione e persisteranno anche dopo, ma il contesto ha reso la loro influenza particolarmente evidente.
È fondamentale creare un ponte tra teoria e realtà, mostrando come si influenzino a vicenda. Si tratta di aiutare a dare un senso a entrambe senza permettere al rumore costante degli eventi attuali di deviare la rotta.
Sviluppare un punto di vista critico e ottimista al tempo stesso
Quando si tratta di promuovere la Sostenibilità in ambito aziendale, è facile cadere in una mentalità del tutto o niente. Le aziende stanno semplicemente spostando le sedie a sdraio sul Titanic, senza riuscire a lasciare il segno mentre ci precipitiamo verso un mondo con una temperatura di 3°C?
Oppure stanno facendo progressi concreti, creando un percorso legittimo per superare la crisi climatica? Ci sono argomentazioni valide da entrambe le parti. La risposta non è bianca o nera, ma si presenta in molte sfumature di grigio.
Occorre offrire non solo una buona comprensione dei modelli di business, di Sostenibilità e di come collegarli efficacemente, ma anche gli strumenti e la mentalità per agire. Serve sviluppare autonomia e design creativo, pensiero sistemico e storytelling per immaginare e disegnare nuove soluzioni che possano fare la differenza.
Ma il punto di partenza è la criticità. Non possiamo sperare di fare progressi concreti senza riconoscere la necessità di nuove pratiche e strategie. Senza questo cambiamento, perdiamo.
Tuttavia, riconoscere ciò che non funziona è solo l’inizio. I professionisti devono capire non solo come orientarsi nel mondo della Sostenibilità, ma anche come trasformarlo in un mondo più desiderabile.
Ciò significa dare voce alla propria capacità di agire ed esplorare il proprio potere come creativi, designer, comunicatori, pensatori sistemici e imprenditori per cambiare le cose.
Ecco perché la Sostenibilità è sia un percorso professionale che personale. Occorre sviluppare un punto di vista che non solo comprenda le sfide che affrontiamo e le tratti con la serietà e l’urgenza che meritano ma che riconosca anche la capacità di agire che ognuno di noi, in diverse capacità, ha per far sì che il cambiamento avvenga a ogni livello.
E questo vale per ognuno di noi.
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