Volontariato, dopo otto anni arriva la certificazione delle competenze

Previsto dalla riforma del Terzo settore del 2017, atteso per l’inizio del 2024, il decreto interministeriale per la certificazione delle competenze del volontariato è finalmente alle porte. Il 19 giugno il decreto interministeriale sulla certificazione delle competenze dei volontari ha ottenuto l’intesa in Conferenza Stato-Regioni ed è ora alla firma dei ministeri concertanti. «Il decreto stabilisce con chiarezza che le competenze maturate attraverso esperienze concrete di volontariato – se svolte per almeno 60 ore in un arco di 12 mesi – possono essere formalmente individuate, attestate dagli enti del Terzo Settore e spese in diversi ambiti: nei percorsi scolastici e universitari sotto forma di crediti formativi, nei contesti lavorativi e nei concorsi pubblici. Un aspetto innovativo e centrale è proprio il ruolo degli Ets in qualità di soggetti titolati a erogare i servizi di individuazione delle competenze. Ci tengo a sottolineare che ogni volontario sarà supportato e accompagnato da un tutor in tutto il suo percorso. Al termine dell’esperienza, l’Ets rilascerà un “documento di trasparenza” e, completando almeno il 75% dell’attività, il volontario otterrà l’attestazione delle competenze acquisite», spiega la viceministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maria Teresa Bellucci.
Otto anni di attesa
Già ad aprile, a margine dell’evento di presentazione della ricerca Noi+, promossa dal Forum Terzo settore e da Caritas Italiana, la viceministra aveva ribadito che quel decreto era sì «previsto dal 2017, ma mai attuato dai precedenti esecutivi», mentre il Governo Meloni ha «lavorato intensamente per dargli piena attuazione». Il fine? «Promuovere il volontariato, soprattutto tra i giovani, come esperienza che contribuisce alla formazione e alla crescita umana, civile e culturale della persona e della nazione tutta». Ora quindi, «con l’approvazione del decreto sulla certificazione delle competenze dei volontari, il Governo Meloni ha dato piena attuazione a un tassello fondamentale della Riforma del Terzo settore, atteso da otto anni. Un risultato storico, che riconosce il valore educativo, civico e professionale dell’impegno volontario teso al bene comune, soprattutto per i più giovani. Una svolta importantissima, soprattutto in una nazione come la nostra, dove il volontariato è l’anima del Terzo settore e un pilastro per tante persone fragili».
Concretamente, cosa succederà?
Il decreto dà attuazione all’art. 19, comma 2 del D. Lgs. 117/2017 e in coerenza con il DM 115/2024. Gli Enti del Terzo settore dovranno garantire l’equo accesso al servizio e predisporre progetti personalizzati, sottoscritti dall’ente e dal volontario, con l’indicazione degli obiettivi da raggiungere. Completando almeno il 75% dell’attività, il volontario otterrà l’attestazione delle competenze acquisite, che potranno rientrare nel ‘Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze’. Significa che le competenze esercitate nel volontariato saranno valide per ottenere crediti formativi scolastici e universitari (ex art. 19, comma 3 del D. Lgs. 117/2017) e nei concorsi pubblici ove previsto dalla normativa di settore.
Valorizzare il ruolo del volontariato nell’educazione non formale
«Con questo testo andiamo a rafforzare il ruolo del volontariato nell’educazione non formale e nella crescita della persona. Si tratta di uno strumento concreto per valorizzare le competenze che nascono dal voler contribuire alla costruzione di un’Italia più solidale, equa e giusta, da una cittadinanza attiva e partecipativa che si mette a servizio degli altri», conclude la viceministra Bellucci.
In foto, una giovane volontaria della Lega del Filo d’Oro
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