Von der Leyen avrà la fiducia, ma nell’Ue i punti interrogativi non scompariranno

Bruxelles – Ursula von der Leyen e la sua seconda Commissione europea possono stare tranquilli: la mozione di censura presentata contro di loro non passerà. Popolari (Ppe), socialisti (S&D), liberali (Re) e Verdi annunciano pubblicamente che voteranno contro, garantendo così fiducia e sopravvivenza dell’esecutivo comunitario, oltre che prosieguo della legislatura.
Presidenti e portavoce dei gruppi non possono bluffare più di tanto: il voto sarà nominale, e dunque sarà chiaro chi voterà cosa. Se le dichiarazioni di voto sono di un certo tipo, alla fine non ci si discosterà da quanto annunciato. Certo, potrebbe venire fuori un quadro con le diverse sfumature del caso. Perchè, a ben vedere, solo il Ppe della stessa von der Leyen, anticipa un voto compatto e univoco contro la mozione. Gli altri gruppi annunciano un sostegno alla presidente della Commissione Ue, ma non specificano quanto ampio. Vuol dire che qualcuno certamente si sfilerà, per ingrossare il fronte degli astenuti, qualcun altro diserterà l’Aula, qualcun altro ancora potrebbe addirittura votare contro.
Il clima, del resto, se non è da resa dei conti è comunque da chiarimenti. In questo, la portavoce dei socialisti, Utta Tuttlies, è la più incisiva: “La situazione in cui ci troviamo è il frutto delle responsabilità del Ppe e il suo doppio gioco“, scandisce. Una critica nei confronti dei popolari e della sua leadership, nella persona di Manfred Weber, che ha votato con la destra, quella stessa destra che ora costringe von der Leyen al voto di fiducia: “Spetta al Ppe decidere con chi stabilire legami, se con noi o con chi ha presentato questa mozione di censura”.
Nel momento in cui l’Ue improvvisamente si ritrova a discutere del suo proprio corso politico, i socialisti, comunque non liberi da malumori, giocano la carta della responsabilità e della garanzia. “Mettere in discussione oggi le istituzioni sarebbe una follia“, sottolinea Annalisa Corrado (Pd). Del resto l’agenda della sessione plenaria include la guerra russo-ucraina, le tensioni e i conflitti in Medio-Oriente, le difficili relazioni con gli Stati Uniti, l’agenda di competitività sostenibile. Sfide non scontate che richiederebbero di tenere dritta una barra che dritta non è. “I governi nazionali di destra vogliono indebolire la Commissione, noi vogliamo rafforzarla“, precisa ancora l’esponente dem.
Dai socialisti, dunque, arriva il sostegno a credito. Avanti, ma attenti a non dare per scontato più nulla.
Anche i liberali in realtà sono animati da correnti interne diverse che vogliono un sostegno, ma con la postilla di non continuare guardando troppo a destra.
Mentre i Verdi, comunque sono tutt’altro che compatti. Se il gruppo annuncia il ‘no’ alla censura, la delegazione italiana, spiega Benedetta Scuderi (Avs), ancora non ha preso una decisione e si riserva di trovarla lunedì, prima del dibattito.
Al via il von der Leyen-bis, la Commissione europea con la maggioranza più fragile di sempre
Diviso il gruppo dei conservatori (Ecr). “Questa mozione è l’iniziativa di singoli, non del gruppo”, taglia corto il portavoce. Si sancisce una spaccatura di gruppo che però è anche spaccatura della destra. Mentre sovranisti (PfE) ed euroscettici (Esn) voteranno a favore della censura, e quindi contro von der Leyen, verosimilmente Ecr andrà diviso: sfiducia di polacchi e romeni, fiducia degli italiani. Per gli altri membri la prova è rimessa al voto. Considerando il sottobosco non certo pro-europeista dei non-iscritti, ci sono qualcosa come 198 voti contro von der Leyen, a cui potrebbero aggiungersi quelli de laSinistra, tentata di votare ancora contro questa Commissione. Più i franchi tiratori.
La Commissione von der Leyen bis rimarrà in piedi, ma potrebbe uscire dal voto indebolita. O, paradossalmente, rafforzata. Perché, a conti fatti, la seconda Commissione von der Leyen ha ottenuto l’investitura con la maggioranza più fragile di sempre (370 voti a favore, 282 contrari e 36 astenuti). La ragione della fiducia dei socialisti e dei verdi può essere questa: rafforzare von der Leyen in funzione anti-destra e mandare un messaggio politico chiaro di valori e di agenda. I liberali del resto sono chiari: il cordone sanitario per Renew resta un principio valido.
Qual è la tua reazione?






