Mosca accelera la spinta strategica e punta su Pokrovsk
di Giuseppe Gagliano –
Mentre l’attenzione diplomatica internazionale è distratta dalle fragili trattative su un possibile cessate-il-fuoco, sul campo la Russia cambia marcia. L’annuncio del comandante in capo ucraino, Oleksndr Syrskyi, non lascia spazio a interpretazioni: nonostante i proclami su una presunta tregua per le festività di maggio, le forze russe hanno incrementato l’intensità delle operazioni offensive, puntando con decisione sulla direttrice di Pokrovsk.
Quella in atto è molto più di una semplice accelerazione operativa. È una mossa strategica volta a consolidare il controllo russo su un corridoio logistico fondamentale, chiave per la completa annessione della regione di Donetsk e per l’eventuale lancio di nuove offensive nel cuore del Donbass. Pokrovsk, già bersaglio di pressioni crescenti negli ultimi mesi, rappresenta un hub ferroviario e stradale di primaria importanza: da qui transitano uomini, munizioni e rifornimenti verso il fronte orientale ucraino.
La caduta della città potrebbe comportare il crollo dell’intero fronte meridionale ucraino.
Il tentativo russo di accerchiare Pokrovsk rientra nel più ampio disegno di logoramento sistematico dell’apparato difensivo ucraino. Riducendo le possibilità di rifornimento e costringendo Kiev a un impiego continuo di riserve, Mosca punta a vincere per sfinimento, mentre le forniture occidentali all’Ucraina restano intermittenti e politicizzate. Syrskyi denuncia un’escalation, ma non è una sorpresa: l’esercito russo si muove con metodo, attaccando laddove la struttura difensiva è più sottile e il tempo gioca a favore del Cremlino.
Sul piano operativo l’offensiva su Pokrovsk rappresenta la prosecuzione logica dell’avanzata su Avdiivka e della successiva pressione su Chasiv Yar. La sequenza è coerente: Mosca cerca di tagliare le linee di comunicazione tra le retrovie ucraine e le unità in prima linea, isolandole una a una. Questo approccio, lento ma metodico, riflette una concezione “materica” del conflitto: consumo progressivo del nemico attraverso superiorità di fuoco, logistica e risorse umane, accettando anche elevati costi umani.
Il controllo di Pokrovsk darebbe a Mosca non solo un vantaggio operativo, ma anche un colpo simbolico pesante alla narrativa ucraina. Dopo il ritiro da Avdiivka, una caduta di Pokrovsk mostrerebbe l’incapacità di Kiev di difendere le retrovie strategiche, con gravi ripercussioni sulla fiducia degli alleati occidentali e sull’umore interno. La città, infatti, dista solo 60 chilometri da Kurakhove e da altri snodi infrastrutturali vitali. Il Cremlino punta a un effetto domino: occupare Pokrovsk per destabilizzare l’intero sistema difensivo a ovest del fronte di Donetsk.
In gioco infine c’è la proiezione geopolitica russa sul medio termine. Il consolidamento del controllo su tutta la regione di Donetsk permetterebbe al Cremlino di rafforzare la propria posizione negoziale nei futuri tavoli diplomatici, o in alternativa, di lanciare un’ulteriore offensiva verso il Dnepr.
Nonostante la lentezza apparente delle operazioni, il fronte del Donbass resta il vero termometro della guerra. Lì si decide non solo il destino territoriale dell’Ucraina orientale, ma anche la credibilità dell’Occidente, l’efficacia del sostegno militare internazionale e la resilienza interna del governo Zelensky. Ogni città contesa diventa un test geopolitico. E Pokrovsk, in questo momento, è il laboratorio della nuova fase del conflitto: non più fatta di blitz e controffensive, ma di assedi strategici, guerra logistica e pressione a lungo termine.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




